Magic: the Gathering Wiki
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Blood ArtistART1

Non c'è vera arte senza una vera sofferenza.

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The Lost Confession è un articolo della rubrica Magic Story, scritto da Jenna Helland e pubblicato sul sito della Wizards of the Coast l'11 settembre 2013. Racconta dell'arrivo di Elspeth Tirel su Theros.

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Storia[]

Ajani,

ti scrivo questa lettera sapendo che non la leggerai mai. Quando avrò finito di scrivere, arrotolerò questa pergamena, la infilerò in una fiala di ceramica e la lascerò affondare nella palude. In questo luogo le preghiere vengono inviate così, o almeno quelle dirette a Farika, che sembrerebbe essere la dea delle pozioni. Ma è anche la dea dei veleni, quindi può darsi che queste parole facciano peggiorare la mia situazione. Non comprendo ancora del tutto questo piano: sono stata troppo occupata a cercare di rimanere in vita. Ma sto recuperando.

Una volta ti raccontai del luogo in cui ottenni la mia spada: viene da un piano di nome Theros, ed ora mi trovo proprio qui. Anni fa, ebbi dei vaghi ricordi della mia prima visita: un’antica foresta con enormi ulivi nodosi ed un precipizio vertiginoso che sovrastava una distesa rocciosa. Questa volta sono arrivata in una squallida palude vicino all’entrata di una caverna. E’ stato un colpo di fortuna, visto che la caverna è un tempio e questi sacerdoti amanti dei serpenti si sono presi cura di me, in modo freddo ma efficiente. Fortunatamente, ai sacerdoti non interessa la mia provenienza e non vogliono nessun tipo di compenso per il loro aiuto. Oggi mi hanno infilato questo carboncino tra le mani. Capisco che vogliano che io scriva delle preghiere... ma come posso farlo se non conosco la natura del divino?

                  ART (Pharika's Mender di Theros)

Koth mi disse di averti visto una seconda volta dopo Urborg, ma non mi raccontò mai i dettagli. Spero che tu non abbia provato a rintracciarmi su Mirrodin, ma almeno ora sai in parte ciò che è accaduto. Sai che Phyrexia si è risvegliata ed ha inghiottito il piano metallico. Sai che una giovane Mirran di nome Melira ci ha fornito un’immunità naturale al contagio di Phyrexia. Hai girovagato tra i piani più di me, quindi probabilmente comprenderai il contagio più di quanto non riesca io.

Koth è... era... un uomo notevole. Non so nemmeno se è sopravvissuto. Per quello che so, potrebbe essere stato ucciso in modo atroce e brutale. Dato che anche Koth è immune al contagio, dovranno tagliuzzarlo per bene se vogliono che si sottometta. I Phyrexian sono specializzati nello smembramento, e ci giurammo a vicenda di ucciderci prima che potessero staccarci arto dopo arto mentre eravamo ancora vivi. Ma non ero lì con lui alla fine, quindi non ne sono sicura. Se davvero non c’è più, prego che sia morto rapidamente.

C’è stato un breve periodo, dopo la partenza di Karn, durante il quale mi convinsi che la resistenza avrebbe potuto avere una possibilità. I pretori stavano litigando tra loro per la supremazia. Ma iniziarono tutti a sdegnare l’intruso, Tezzeret. Nonostante la resistenza avesse accesso limitato alle informazioni, credevamo che Elesh Norn avesse dominato i territori di Urabrask e Sheoldred. Quindi concentrammo le nostre energie nel distruggere lei. Ma per ogni vita che salvavamo, loro ne massacravano altre otto, dieci, cento. E presto ce ne furono veramente poche da salvare. Usando le parole di Elesh Norn: “Noi siamo una sola entità. I dissidenti devono essere cuciti nell’ortodossia.”

Elesh Norn, Grand CenobiteART1

La vita su Mirrodin era una malattia oltre ogni concetto e comprensione. Eppure vivevamo così. Giorno dopo giorno dopo giorno... finché non riuscimmo più ad andare oltre. La resistenza era perduta. Arrivammo all’atto finale: la notte della nostra ultima battaglia.

Venimmo separati da Melira e dai suoi custodi. Non so se vennero catturati, ma non vedo altre alternative. Io e Koth riuscimmo ad infiltrarci nella loro cattedrale-fortezza e a farci strada in quelle barricate di morte e follia. Dovevamo attraversare la Sala del Macellaio per raggiungere la stanza segreta, che era stata usata per delle esecuzioni “speciali” ai tempi di Karn. Ora era vuota, tranne che per i plateali schizzi di sangue rappreso che ricoprivano il soffitto, quasi come stelle in un cielo notturno.

La cosa più importante di quella stanza era la sua posizione al di sotto della nuova sala del trono, e la bombarcana che Koth trasportava. I Mirran usavano le bombarcane da sempre, ma nessuno ne aveva mai costruita una così potente. L’avevamo modificata seguendo gli schemi di Venser. L’idea era scarabocchiata in quel suo quaderno, insieme a dei progetti per delle navi ispirate a Phyrexia che potessero viaggiare tra i piani. Non odiarmi, ma sono grata che sia morto prima che potesse portare a termine quella nave.

Ajani, io prego affinché tu non riesca mai a vedere Phyrexia. Ma immagina un foglio bianco con un angolo immerso in un secchio di sangue. Per natura, esso si propagherà finché non rimarrà nulla, eccetto una macchia fradicia. Questa è Phyrexia. Da quell’ultima notte, tutto è stato sfigurato da loro. Hanno consumato e necrotizzato ogni cosa finché io e Koth non rimanemmo le uniche forme di vita naturali su quel piano innaturale. O almeno è ciò che noi sentivamo.

                   ART (Remember the Fallen di New Phyrexia)

Scoprimmo che i pretori si stavano riunendo nella sala del trono per selezionare un nuovo Padre, o Madre, delle Macchine. Sarebbe dovuto esserci anche Tezzeret. Ma se così fosse stato, probabilmente il suo unico scopo sarebbe consistito nel venire decapitato o farsi rubare parti del corpo per costruire un qualche tipo di nuovo costrutto. Non sapevamo se i pretori sarebbero mai stati così vicini in futuro. Questa era la nostra ultima possibilità per infliggere un colpo che potessero effettivamente percepire.

Eppure, non potevo fare a meno di pensare: Cos’è rimasto da salvare in questo mondo? Vedevo i pretori come gli dei di Nuova Phyrexia. Immagino che si sentano proprio così: “Ammirate la perfezione”. Anche se avessimo avuto successo e avessimo ucciso tutti gli dei di Nuova Phyrexia, non ne avrebbe terminato l’esistenza. A loro non serve una mente per guidare quel genocidio: è implicito nel contagio stesso. Elesh Norn, Sheoldred, Jin-Gitaxias... tolta una testa, ne cresce un’altra dalla gloriosa perfezione. E Phyrexia si espanderà di certo, lo sai bene quanto me.

Sai cosa dice Koth: “Se non posso vincere, allora combatterò per sempre.” Ma quella notte, raggiunsi il limite del “per sempre”. Scrivere questo mi stanca molto, Ajani. Sento come dei frammenti di vetro infilati in gola. Mi accecherei, se solo potessi dimenticare tutto ciò che ho visto. Ero pronta a morire in quel luogo, insieme a Koth, e sacrificarmi per il bene superiore? Lui lo era. Non era mai stata una scelta nella sua mente. Ovunque sia, qualsiasi cosa sia diventato, ha senza dubbio un’anima migliore della mia.

Koth1

I Phyrexian ci avevano accerchiati nonostante avessimo sbarrato la porta. Era solo questione di tempo prima che sfondassero le difese che aveva preparato Koth. Il clangore delle armi contro il muro era regolare, come a contare i secondi mancanti alla loro irruzione. Non sentivo nessuna gloria, nessun desiderio di grandezza. Ti dirò la verità: volevo solo che finisse. Volevo che terminasse. Ero ferita, affamata ed appesantita dai nomi dei morti di questo mondo e di altri. Koth preparò la bombarcana.

“Devi andartene” disse.

Hai mai notato quanto è buffo il tempo? Non l’hai mai percepito tanto lento da tramutare ogni secondo in un coltello sulla tua pelle? E’ la verità dell’angelo, ma non capivo cosa mi stava dicendo. Mi piacerebbe dire che protestai: “No, no, devo rimanere e combattere!” o qualcosa del genere. Ma mi limitai a fissarlo, ascoltando la porta che si deformava dalla netta determinazione degli intrusi di togliere la pelle dai nostri corpi ancora vivi.

“Devi andartene” disse di nuovo. “E non esiste più nulla per cui tornare. Sigilla questo mondo, e getta via la chiave.”

Andare dove? “Non ho più una casa, Koth. Non dopo questo.” Non dopo tutto ciò che mi è accaduto.

“Puoi trovare riposo, oppure un altro campo di battaglia” disse. “Ma non qui.”

Ti ho mai raccontato di ciò che fece Koth a Venser? A Urborg, quando vide che Venser stava costruendo la nave Phyrexian? Intrappolò la sua testa nella roccia e lo costrinse a viaggiare nei piani fino a Mirrodin.

Ora toccava a me, ma si limitò a farmi affondare nella pietra fino alla ginocchia e lasciarmi lì. Come se fossi una raffigurazione dell’imminente sconfitta del mondo. E poi alzò un muro tra di noi per evitare che la bomba mi facesse esplodere in mille pezzi. Koth è fatto così. Ti presenta una semplice scelta, come se la rendesse più facile. Vattene o muori.

So che mi diresti di perdonarlo. Stava cercando di salvarmi la vita, che io stessa non ho interesse nel salvaguardare. Ma lo odio per avermi intrappolata in una gabbia con una porta controllata da mani che non fossero mie. Una porta con ogni genere di incubo sbavante dall’altro lato.

Non sono mai stata veloce a compiere un viaggio tra i piani. Una volta tu mi dissi che sarebbe diventato sempre più facile e meno doloroso. Ma mi sento ancora come se dovessi usare un coltello metafisico per lacerarmi la pelle prima di prepararmi per la Cieca Eternità. Mi preparai, con le gambe immobilizzate. Ma per andarmene, ero costretta a creare un legame con quella fetida e violenta falsa civiltà. Prima che potessi trovare la forza, la porta esplose dai suoi cardini. Mi mancava solo qualche secondo prima di andarmene definitivamente.

Phyrexian ObliteratorART1

Un Annientatore si fiondò nella stanza. E’ una creazione del contagio: un abominio progettato col solo scopo di uccidere. E secondo quella visione contorta, queste creature sono perfette per ciò che fanno. Venne verso di me con file di denti strappati dalle bocche di altri esseri viventi. Svariate braccia simili a lame sferzavano l’aria mentre dei fumi tossici fuoriuscivano dalle sue cavità toraciche. Indossava la pelle dei morti e trasportava un’eredità di vite schiacciate e distrutte.

Con un solo passo, era già su di me. Non riuscii nemmeno ad alzare la spada prima che due delle sue lame mi infilzassero all’addome. Indietreggiai e caddi sul pavimento con i polpacci ancora intrappolati nella pietra. Il terreno tremò sotto la mia schiena mentre la bombarcana di Koth esplodeva dall’altro lato del suo muro improvvisato, ma non conosco le conseguenze della sua distruzione. Sopra di me, sul soffitto, vidi le strane costellazioni, il disegno creato dalla violenza e dal degrado. L’Annientatore indugiava sopra di me, con la sua lama che puntava alla mia testa, impedendomi di vedere il soffitto. Quindi chiusi gli occhi e, nell’oscurità della mia mente, le costellazioni si trasformarono nel cielo notturno di Theros.

Mi ricordai di Eliod, il dio del sole. Lo vidi il giorno in cui ottenni la mia spada. La sua figura dominava l’orizzonte. Sembrava un uomo, ma con l’essenza delle stelle. Volevo essere disperatamente su Theros, tra le braccia dell’unico piano in cui avessi visto il volto di un dio.

Heliod, God of the SunART1

Il mio sangue sgorgò dalle ferite quando lasciai quel mondo da incubo. In quella strana sfocatura caotica della Cieca Eternità, mi misi a pensare a ciò che è divino. Forse gli dei hanno qualcosa che renderà Theros indistruttibile. Forse la presenza divina significa che non può essere distrutto, o infettato. Forse, se esistono gli dei, nulla potrà andare in rovina.

Devo scoprire cosa sono questi dei e che cosa vogliono. Richiedono sacrifici? Lealtà? Onore? Finché non guarisco, sono costretta a questo limbo in questa caverna sacra dove vita e morte sembrano coesistere con una strana armonia. Da dove sono stesa, riesco a vedere il cielo azzurro del mio nuovo mondo attraverso una stretta fenditura della roccia. Nulla mi impedisce di uscire. Appena ne sarò capace, potrò camminare fuori e rinascere. Sono decisa a rimanere qui finché non avrò compreso la natura del mondo e dei suoi guardiani divini.

Se fossi qui, Ajani, cosa mi diresti di fare? Dovrei urlare al cielo il nome di Eliod? Mi sarà perfino permesso di pronunciare il suo nome? Dovrei compiere un sacrificio? La mia spada è l’unica cosa di valore che possiedo che potrebbe interessare a un dio.

E che ne dici di questa preghiera? Ti prego, fa' che esista qualcosa più grande di me. Più grande del male spietato che sembra divorare ogni luogo in cui metto piede. Ti prego, porta via il dolore, la solitudine e i ricordi che non voglio più.

Ecco cosa direi a Eliod, se mai vedessi il suo volto: Donami la tranquillità. Donami la pace. Donami almeno il riposo.

Ecco qui, Ajani. Se mai ascolterai la mia storia, mi giudicherai? Mi darai della codarda per essermene andata, ancora una volta? Forse altri lo farebbero, ma non tu. Quando mi guardi, vedi tutto ciò che potrei essere. Quando mi guardo allo specchio, vedo soltanto ciò che sarei dovuta essere.

Tua per Sempre,

Elspeth

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