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Sidisi è una sciamana naga di Tarkir.

Descrizione[]

Tiranna della Nidiata[]

Il suo potere deriva dalla ricchezza ereditata e dalla magia insegnatale dai rakshasa. È altezzosa, crudele e astuta, ed è nota per aver semplicemente massacrato coloro che si opponevano a lei. Ai suoi occhi, la morte è solo un modo per aumentare il potere delle sue forze non morte. Desidera riunire i clan di Tarkir in un nuovo impero sotto un'unica bandiera: la sua.

Sidisi governa dal Tempio di Kheru, nel profondo di una giungla insidiosa. Il suo impero è gestito da un vasto numero di agenti, sia vivi che morti. Tiene corte al Palazzo di Qarsi, dove i Sultai ormeggiano le loro lussuose chiatte. Su queste chiatte, Sidisi abbaglia e ipnotizza gli ospiti che desiderano sperimentare i lussi leggendari dei Sultai, sperando di ottenere con l'inganno quel poco che non può ottenere con la forza.

khan della Nidiata Sultai nella Prima Linea Temporale, lich al servizio del Clan Silumgar nella Seconda Linea Temporale. Dopo che la rinascita dei clan e la sconfitta dei signori dei draghi iniziò a tramare con il supporto dei Rakshasa per diventare la nuova leader dei Sultai.

Storia[]

La presa del potere[]

Come ogni altro Khan prima di lei, Sidisi aveva ottenuto il trono grazie all'astuzia e alla spietatezza che si confaceva al sovrano della Nidiata, ottenendo i favori di potenti rakshasa e la "fedeltà" di ministri e mercanti. Quando infine spodestò il precedente khan, lo gettò nelle fosse dei coccodrilli mandando un messaggio a tutti i potenziali rivali circa la fine che li attendeva in caso di cospirazione o tradimento. Molti non la presero sul serio, ma tutti quanti fecero la medesima fine fino a quando non rimase alcun pretendente e l'intera Nidiata si inchinò a Sidisi.

Sidisi aveva come obiettivo quello di creare il più grande e potente esercito la Nidiata avesse mai avuto dai tempi di Tasigur, per schiacciare gli altri clan che premevano suoi loro confini. Per questo, ordinò che ogni città o villaggio all'interno del territorio Sultai cedesse un quinto della loro popolazione di individui sani e in forze perché, una volta morti, ne creasse degli ottimi combattenti sibsig. Inizialmente alcuni cercarono di fregarla mandando invece reietti e malati, ma un suo ordine punitivo fu sufficiente a mettere in chiaro i suoi obiettivi.

I Khan di Tarkir[]

Pietà[]

Il furto e il mercante[]

In un momento antecedente il ritorno di Sarkhan su Tarkir, Sidisi fu derubata della sua corona da un goblin Mardu. L'umiliazione la fece infuriare, rendendola per un certo periodo ancora più crudele e paranoica di quanto non lo fosse di solito, gettando nelle fosse decine di persone, soprattutto consiglieri che speravano di dissuaderli dal cercare vendetta contro i Mardu. In quel periodo, un mercante di nome Jhinu venne da lei con le teste di tre goblin, affermando che fossero loro i colpevoli del furto, ma Sidisi ne rianimò i cadaveri per scoprire dove si trovasse la corona, smascherando tuttavia l'inganno del mercante che in verità le aveva consegnato solo tre goblin annegati nel Fiume Niraj estranei all'episodio. Sidisi non era estranea ai raggiri, ma una volta scoperti andavano puniti e così prese Jhinu con sé come schiavo personale come penitenza.

Alcuni mesi dopo il furto, Sidisi chiamò Jhinu e gli disse che era passato del tempo da quando un suo parente era giunto per mercanteggiare la sua libertà, transazioni che si era tutte concluse con la loro morte e trasformazione in sibsig. Jhinu le rispose che forse non avevano più nulla da sperare di offrirle, visto che oro e gioielli sembravano non colpire il suo interesse, e allora Sidisi lo minacciò dicendogli che forse era il caso di eliminare anche lui, ma Jhinu le disse che avrebbe richiesto ad altri parenti di venire e le chiese di avere pietà. Sidisi acconsentì e si preparò ad esaminare le nuove reclute giunte quel giorno.

Pietà mascherata[]

Le reclute di quel giorno provenivano dalla provincia Niraj, la stessa di Jhinu e inizialmente Sidisi ne fu soddisfatta finché non vide che vi fosse anche un bambino tra loro. Credendo di essere stata presa in giro inveì contro Jhinu, dando al bambino il tempo di estrarre un coltello e saltarle addosso, ma Sidisi non si fece cogliere alla sprovvista e con un colpo di coda scagliò il servo contro il giovane. I due ruzzolarono a terra, ma il giovane si rialzò in fretta in cerca del pugnale che aveva ferito Jhinu, mentre Sidisi scattò e lo afferrò per la gola con la coda. Osservò il corpo di Jhinu e, notando i segni sul suo corpo, capì che il pugnale doveva essere intriso con un veleno noto come Soffio di Silumgar, letale anche per i naga.

Soddisfatta, Sidisi spezzò il collo al giovane, forse un Jeskai, che avrebbe reso un ottimo servigio come sibsig nel suo esercito e si avvicinò a Jhinu che la maledì. Sidisi lo ringraziò dicendogli che aveva capito di essere stata troppo clemente con lui, che avrebbe dovuto ucciderlo mesi fa e lo colpì al cuore con il pugnale, ponendo fine alle sue sofferenze. Non avrebbe mai più mostrato quella forma di pietà per nessuno, soprattutto non per lo sfrontato che aveva rubato la sua corona.

Draghi di Tarkir[]

Visir Non Morta[]

Sebbene Sidisi non sia khan in questa linea temporale, il suo potere non è da meno. In vita aveva ottenuto ricchezze e influenza con il ruolo di traduttrice di Silumgar, occupandosi spesso di trasmettere i suoi ordini nel modo più vantaggioso per sé. Non ha mai agito contro Silumgar ma, quando il paranoico signore dei draghi ha scoperto le sue manipolazioni, ha ordinato la sua esecuzione.

La morte non è però l'ultimo passo di nessuno nel clan Silumgar. Il signore dei draghi ha riconosciuto l'implacabilità di Sidisi come un'arma potente e ha richiesto che venisse rianimata sotto forma di servitrice non morta dotata di intelligenza, in uno stato tale da poterla controllare da vicino. Nella sua vita dopo la morte, Sidisi è riuscita a radunare i naga e ottenere l'alleanza di un gran numero di zombie sibsig. La sua capacità di minacciare, manipolare e disfarsi degli altri personaggi politici garantisce a Sidisi un posto al fianco di Silumgar, a cui può sussurrare direttamente nella mente, a volte per calmare e a volte per turbare.

Al momento possiede la posizione di potere che si era conquistata, rimanendo, per ora, fedele a Silumgar.

Il cuore avvelenato[]

Tempo dopo essere divenuta una lich, Sidisi accolse un contingente di combattenti del clan provenienti dalla regione del Marang, di ritorno da una spedizione. Erano attesi poiché non avevano consegnato la quota di tributi stabilita e attesa visti i successi negli scontri con il clan Dromoka e quindi Sidisi, immaginando la furia del drago, consigliò al portavoce di far andare avanti i suoi servitori, ma questi gli parlò di essere lì per conto di un certo Jhinu, un mercante con cui Sidisi aveva già contrattato in passato e gli allungò una borsa di gemme. Ricordando la qualità dell'ultima bustarella Sidisi allora acconsentì l'incontro e lo accompagnò da Silumgar.

Dopo il rituale di consegna dei tributi, il drago ordinò tramite Sidisi che rimanessero solo loro tre nella sala e chiese il motivo per cui il tesoro fosse minore rispetto alle previsioni, parlando sempre e solo in draconico. Il messaggero rispose che certamente la loro campagna avesse avuto successo, ma avevano avuto perdite considerevoli e dovevano ripagare le famiglie dei caduti. Sidisi allora gli si avvicinò e gli disse che doveva parlare con lei per comunicare con Silumgar e continuò dicendogli che avevano tentato di corromperla ma non aveva interesse nel supportare quella farsa. Lei era fedele a Silumgar e gli chiese se lui riponesse maggiore lealtà nel signore dei draghi o in Jhinu e allora l'uomo le disse che poteva liberarla dal tormento in cui si trovava. Aveva con sé tre boccette contenenti un veleno estratto dalle ochidee jrung in grado di abbattere i draghi Dromoka e quindi potevano essere tutti liberi.

A quel punto Silumgar emise un suono simile a una risata e Sidisi rivelò all'emissario che comprendeva molto bene la loro lingua, semplicemente si rifiutava di parlarla e avvolse la sua coda attorno al suo collo per bloccarlo. L'uomo tuttavia fu abbastanza veloce nel prendere una delle boccetta e scagliarla contro il drago, ma non ebbe alcun effetto dato che i draghi Silumgar soffiavano naturalmente veleno, quello estratto da una pianta era inutile. Infine il drago esalò il suo soffio e investì l'uomo mentre Sidisi lo bloccava, ordinandole poi di gettarlo in una fosse poco distante. Sidisi e trascinandolo gli disse che visto il suo affronto la sua famiglia sarebbe stata sterminata.

Mentre lo trascinava, l'uomo implorò alla naga di aiutarlo ma lei rispose che non vi era motivo per farlo, visto che era inutile e l'uomo disse che aveva fallito: nessun eleno poteva uccidere quel mostro. Sidisi disse che forse non da solo, ma che prima o poi con la giusta mistura potevano riuscirci e lo gettò nella fossa dei sibsig. Prima di tornare al suo posto, sollevò la placca dorata sul petto esponendo il buco dove un tempo vi era il suo cuore, dove adesso conservava veleni provenienti da tutte le loro terre e li mescolava, alla ricerca della mistura giusta per eliminare il drago. Ma quel piano avrebbe dovuto attendere, aggiungendo semplicemente le fiale di veleno rubate all'uomo alla collezione.

Tarkir: La Dracotempesta[]

Tradimento[]

Con la sconfitta dei signori dei draghi per mano dei rinati clan, Sidisi tornò a far parte dei Sultai. Tuttavia, la sua sete di potere la spinse ad allearsi con i Rakshasa per ottenere il suo scopo: diventare la nuova Khan al posto di Kotis.

Referenze[]

Rappresentato in:
  • Sidisi, Tiranna della Nidiata
  • Sidisi, Visir Non Morta
Mostrato in:
  • Tessicadaveri
Carte associate:
  • Bestia da Compagnia di Sidisi
  • Fedele di Sidisi
  • Taigam, Mano di Sidisi
Testi di colore:
  • Famiglio del Palazzo
  • Ferita Debilitante
  • Mandare alla Deriva
  • Prezzo Definitivo
  • Strozzare

Galleria[]

Galleria
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Nativi NarsetSarkhan Vol
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