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Shu Yun era un monaco di Tarkir, Khan dei Jeskai nel periodo dello scontro tra Ugin e Nicol Bolas. Nel corso del suo apprendimento si scontrò con Ojutai.

La tempesta silenziosa[]

Shu Yun è il comandante dei Jeskai. Il suo aspetto relativamente giovane nasconde il fatto che lui sia uno dei più anziani dell'intero piano di Tarkir, è un guerriero  estremamente dotato, un profondo conoscitore di tutte le forme di combattimento note ai Jeskai e porta il marchio del drago di un guerriero del fuoco spettrale. Egli si è assunto l'impegno di migliorare le abilità in combattimento di ogni membro del clan.

All'interno delle catacombe di Ojutai, Shu Yun e i suoi discepoli ricercano una conoscenza segreta e cercano di preservare questa conoscenza per il futuro di Tarkir, qualsiasi sia il destino che lo attende.

I Khan di Tarkir[]

Il lancio della pietra[]

Il venerato e anziano monaco Shu Yun lanciò una pietra in un migliaio di specchi d'acqua: laghi, fiumi e mari. La leggenda narra che attese sulla riva che le onde si spegnessero e l'acqua gli donò la sagezza. La sua storia viene narrata ai giovani Jeskai come uno dei tanti esempi per il cammino verso l'illuminazione.

La caduta dei Khan[]

Dopo che Daghatar il Khan degli Abzan abdicò a favore di Dromoka, Shu Yun decise di indire un incontro senza precedenti tra i cinque Khan nella Fortezza di Dirgur e quando un'adepta lo avvisò che tutti i delegati erano giunti, il Khan disse di informarli che si sarebbero incontrati tra un ora e di presentarsi all'incontro con una scorta ridotta. Dopo che l'adepta uscì, Shu Yun si voltò verso il suo fidato scrivano Quan e gli disse che prima della fine della giornata avrebbero avuto altro materiale per gli Annali dell'Occhio Saggio e chiese come stava la sua mano. Quan rispose come sempre che era pronto e Shu Yun disse che quell'incontro sarebbe potuto essere teso o diventare violento e che lui doveva prendere nota di qualsiasi cosa fosse successa e che i loro discendenti gli sarebbero stati grati per quello. In silenzio tra sé il Khan aggiunse se avessero avuto discendenti e pensò alle tempeste draconiche che nel corso degli anni si erano intensificate su tutto Tarkir aumentando il numero dei draghi che venivano generati, nessuno conosceva la causa di quel fenomeno e ormai non aveva più importanza, ciò che contava era l'incontro dei Khan, il tentativo disperato di Shu Yun di aumentare le loro possibilità di sopravvivere. Il Khan si avvicinò alla finestra e osservò le imbarcazioni pronte a disperdersi nel caso in cui le sentinelle avessero suonato le campane per avvertire dell'avvicinamento dei draghi, la Fortezza di Dirgur non era né la più raggiungibile né la più sicura tra le quattro grandi fortezze Jeskai, ma era la più vicina alla Via del Sale e ai territori degli altri clan. Da lì osservò in silenzio aspettando in meditazione che gli altri Khan lo destassero.

La prima a giungere fu il Khan dei Mardu, Alesha, accompagnata da solo due guardie: un gigantesco orco e una donna dallo sguardo acuto. Alesha era giovane e fiera e Shu Yun si chiese se sarebbe stata in grado di comprendere il suo punto di vista, le diede il benvenuto e lei rispose allegramente che i membri del suo clan le avevano detto che quelle erano solo frasi di circostanza, ma che ormai era lì e se era disposto a parlare lei lo avrebbe ascoltato, sperando che i Mardu non scegliessero un altro Khan durante la sua assenza. Poco dopo giunse Reyhan, il nuovo Khan degli Abzan dopo Daghatar. Reyhan si inchinò ai due Khan come da protocollo e la sua guardia d'onore formata da quattro soldati Abzan prese posizione lungo il muro. Shu Yun le diede il benvenuto e disse che la loro partecipazione gli rendeva onore e che erano quelli che avevano meno da rischiare tra tutti loro, Reyhan rispose che erano anche quelli che avrebbero subito le più grandi perdite in caso di fallimento. L'arrivo successivo fu Yasova, il Khan dei Temur, Shu Yun l'aveva incontrata una volta, molti anni prima della sua nomina a Khan, appariva esausta rispetto alla sua età e diversamente dagli altri era venuta da sola. Shu Yun l'accolse con un inchino che lei restituì prontamente, lui disse che era lieto di rivederla e Yasova rispose che non era sicura di poter dire altrettanto, che non voleva offendere, ma che avrebbe preferito che nessuno di loro si trovasse lì. Shu Yun replicò che non c'era nessuna offesa e che era sicuro che tutti loro avrebbero preferito qualcosa di diverso ma che la situazione era precipitata. Per ultimo arrivò Tasigur, l'arrogante e infido Khan dei Sultai, con una scorta di truppe che Shu Yun notò erano tutti umani. Tasigur era il più giovane tra loro, ma gli ultimi anni non erano stati semplici per lui e la preoccupazione era visibile sul suo volto. Shu Yun diede nuovamente il benvenuto a tutti mentre nell'angolo Quan iniziò a scrivere su una nuova pergamena e Il Khan dei Jeskai disse che quell'incontro era senza precedenti e che era spiacente della mancanza di un chiaro protocollo da seguire, si aspettava però che ognuno di loro avrebbe interagito con gli altri col dovuto rispetto dovuto al ruolo che ricoprivano.

Nonostante le sue parole Alesha e Tasigur si punzecchiarono a vicenda ma prima che la situazione precipitasse Shu Yun disse loro di smetterla con le discussioni, che si trovavano lì perché loro e tutti i clan si trovavano in una situazione di grave pericolo e che non potevano più permettersi di lottare tra di loro e nemmeno di combattere i draghi separatamente e che dovevano essere alleati o i loro stili di vita sarebbero stati destinati all'estinzione. Alesha sostenne lo sguardo di Tasigur per un po', poi scosse la testa e disse che il Khan dei Jeskai aveva ragione e che se le circostanze fossero state migliori, nessuno avrebbe viaggiato fino a lì e con sguardo severo Tasigur rispose che nessuno di loro lo avrebbe fatto. Shu Yun continuò che i draghi stavano invadendo le loro città ovunque, erano troppi e nessuno sembrava conoscere la causa dell'intensità maggiore delle tempeste draconiche. Yasova parlò sommessamente e disse che lei conosceva la ragione e gli altri Khan si voltarono verso di lei che appariva provata e sconfitta e per Shu Yun vederla in quello stato fu molto più scoraggiante dei litigi dei Khan più giovani. Yasova raccontò che si trattava di un fatto avvenuto molti anni fa, che aveva avuto una visione in cui aveva previsto che le tempeste sarebbero terminate se lei avesse aiutato il maligno spirito drago a uccidere il grande Ugin. Ci fu un mormorio nella sala, tutti conoscevano il nome di Ugin anche se nessuno era in grado di comprendere cosa fosse esattamente, ma i Jeskai lo conoscevano come fonte di saggezza e origine della magia che aveva permesso loro di nascondersi dai draghi, inorridito Shu Yun chiese se lei avesse cercato di uccidere lo Spirito Drago e Yasova rispose che aveva dovuto, che i loro popoli morivano come il suo a causa dei draghi e poi chiese se loro avessero creduto di avere la minima possibilità di porre fine alle tempeste e di ottenere il controllo sui draghi se non avessero agito come lei. Alesha disse che porre fine alle tempeste avrebbe avuto conseguenze maggiori che prendere il controllo sui draghi, avrebbe portato alla loro estinzione e Tasigur con gli occhi che brillavano di avidità chiese se uccidendo Ugin potevano liberarsi dei draghi una volta per tutte. Reyhan chiese cosa fosse successo e l'altra disse che aveva guidato lo spirito fino a Ugin e che i due draghi si erano scontrati e tutto il loro mondo aveva tremato. Shu Yun disse che ricordava i sismi che c'erano stati proprio prima dell'intensificazione delle tempeste e Yasova continuò che tutto si stava avverando come nella sua visione: l'altro spirito aveva abbattuto Ugin e poi svanì ma subito dopo arrivò un'altro spirito che lei aveva incontrato prima come un vagabondo e poi come un drago di una specie che non aveva mai visto e che costui si definiva sar-Khan e le aveva narrato di un futuro senza draghi, ma non quello che lei aveva visto nella sua visione; ma un futuro in cui i Khan erano consumati da lotte intestine e Tarkir era un luogo di rovina e morte. Disse che quando il corpo di Ugin aveva colpito il terreno aveva compreso il suo errore, che quel sar-Khan diceva il vero, Ugin stava morendo e una forza vitale del loro mondo stava morendo con lui, le tempeste stavano cessando di esistere e per un attimo ogni cosa si paralizzò, lei trovò e guarì il sar-Khan che era rimasto ferito per fargli delle domande perché non era più sicura di aver vinto una giusta battaglia, ma lui usò un tipo di magia che non aveva mai visto e racchiuse Ugin in un gigantesco bozzolo di pietra incisa con delle rune draconiche. La sensazione di paralisi terminò, le tempeste ripresero con maggior vigore e il sar-Khan svanì. Yasova disse che non sapeva cosa fare e tutto era diventato peggiore: aveva provato a mettersi in contatto con l'altro spirito drago per informarlo che Ugin era ancora in vita e implorarlo di finire ciò che aveva iniziato, di aprire un varco nella pietra con tutta la forza a sua disposizione, di guarire Ugin attraverso la pietra per implorarlo di calmare le tempeste o almeno riportarle a com'erano prima. Terminò che non aveva ottenuto alcun risultato e che il bozzolo era ancora là senza nessun graffio, con Ugin al suo interno e che le tempeste si erano scatenate da quel giorno.

Per un attimo nessuno parlò, poi Reyhan disse con rabbia che era stata lei a permettere che ciò accadesse, che aveva ucciso migliaia di persone del suo popolo e obbligato altrettanti a inginocchiarsi davanti a un drago, chiese se avesse qualcosa da dire in sua difesa e se esisteva un solo motivo per cui lei non avrebbe dovuto portarla nell'unica fortezza rimasta sotto il controllo degli Abzan e appenderla alle sue mura. Shu Yun si mise tra le due donne, l'incontro era stato una sua idea, protetto dalla sua tregua e non avrebbe permesso che terminasse in modo violento. Yasova rispose a Reyhan di no e che era venuta da sola lasciando il suo clan nelle sue terre e che se voleva poteva ucciderla per ciò che aveva fatto e che lei voleva solo che qualcuno conoscesse la verità. Alesha disse che aveva agito come pensava fosse giusto e che nessuno poteva accusarla di quello, Reyhan aggrottò la fronte ma annuì e Shu Yun disse che non aveva interesse a trovare un colpevole né a dare assoluzioni, il suo obiettivo era una maggiore conoscenza, qualcosa che avrebbe potuto salvarli. Reyhan disse che era ovvio quello che dovevano fare: unire le forze e abbattere quel bozzolo; Tasigur aggiunse che dovevano abbattere Ugin e mettere fine alle tempeste. Shu Yun disse che i Jeskai non avrebbero supportato alcun tentativo di uccidere lo Spirito Drago e che Ugin era sempre stato alla ricerca dell'equilibrio, era stato proprio lui a donare la magia dell'occultamento l'ultima volta che i draghi stavano per sconfiggerli e che per lo Spirito Drago sia i clan che i draghi avevano il diritto di vivere e che se lui fosse stato presente non avrebbe permesso quella situazione. Reyhan disse che dovevano aprire il bozzolo e guarire Ugin e che se avessero fallito avrebbero sempre avuto il piano di Tasigur come riserva. Alesha disse che Ugin poteva sia aiutarli che punirli e ciò di cui dovevano preoccuparsi adesso erano i draghi dominanti che in sua assenza stavano prosperando. Shu Yun disse che la distruzione dei draghi non era una soluzione migliore della distruzione dei clan, dovevano ottenere equilibrio e quindi avevano bisogno di Ugin. Tasigur dissse che il tempo dell'equilibrio era passato, Alesha lo interruppe e chiese se avessero sentito anche loro, tacquero e tutti poterono sentire suonare le campane a est. Shu Yun disse che erano i draghi, andò velocemente verso una finestra e vide decine di quelle possenti creature guidate da Silumgar, il grande drago delle paludi non aveva mai osato recarsi sulle montagne, i draghi erano molto territoriali e il Khan dei Jeskai capì che erano sicuramente guidati da Ojutai e la sua stirpe. Tutti i Khan tranne Yasova iniziarono a impartire ordini, inviando messaggi alle loro truppe, per prepararsi all'attacco, poi si udì il suono di altre campane a nord. Shu Yun vide Ojutai scivolare sulla superficie del lago, con onde di ghiaccio che vorticavano dietro il drago dominante, insieme a lui c'erano almeno venti draghi della sua stirpe. Il Khan dei Jeskai aveva combattuto una volta contro Ojutai ed era stato fortunato a sopravvivere e non gradiva il pensiero di fronteggiarlo di nuovo. Reyhan chiese se le due stirpi di draghi si sarebbero scontrate e in risposta alla sua domanda i due imponenti gruppi di draghi si unirono in un'unica nube di morte in veloce avvicinamento alla Fortezza di Dirgur. Shu Yun disse che si stavano dirigendo tutti verso di loro e Yasova disse che non era mai successo che i draghi collaborassero tra loro; Shu Yun replicò che potevano farlo se pensavano di poter uccidere i Khan e Reyhan aggiunse che i tempi erano cambiati. Alesha chiese come facevano a sapere che si trovavano lì dal momento che non avevano utilizzato nessun vessillo e non credeva che avrebbero unito le forze solo per attaccare una fortezza e Reyhan rispose che qualcuno doveva averli avvertiti del loro incontro. Alesha mise la sua mano sulla spada guardò Shu Yun e disse che qualcuno doveva averlo fatto, il Khan dei Jeskai rispose che non aveva fatto nulla del genere e passò una mano sopra il suo tatuaggio che scintillò di una luce magica e continuò dicendo che nessun drago avrebbe sopportato di vederlo vivere e quindi era impossibile per lui allearsi con loro. Alesha replicò che avrebbe sacrificato la sua vita e anche le loro se avesse pensato che in quel modo avrebbe salvato il suo clan. Shu Yun disse che diceva il vero ma non l'aveva fatto e aggiunse che non pensava che sarebbe servito a qualcosa. Yasova li interruppe e chiese dove fosse Tasigur e tutti si voltarono verso le guardie Sultai, solo metà di loro era rimasta, l'altra metà era andata a comunicare gli ordini del Khan dei Sultai che però non era rimasto nella sala. Il comandante della guardia disse che pensava che non l'avrebbero più chiesto e Alesha e le sue guardie del corpo attaccarono, il caos si scatenò nella stanza, Shu Yun scivolò di lato verso Quan e gli disse di dargli gli Annali, che non dovevano andare perduti e che sotto la fortezza si trovava una stanza segreta in cui sarebbero stati al sicuro.

Lo scrivano disse che li avrebbe portati laggiù ma Shu Yun disse che lui era più veloce e alla riluttanza di Quan chiese con un sorriso se fosse più preoccupato per la sua sicurezza o per le pergamene e senza esitare lo scrivano rispose per le pergamene e che nessun individuo era fondamentale per il clan, mentre la conoscenza era la loro linfa vitale. Shu Yun si inchinò profondamente e disse che era un uomo saggio, poi gli ordinò di consegnargli le pergamene e gli promise che avrebbe fatto in modo che fossero al sicuro qualunque cosa fosse successa. Quan le raccolse le mise nella loro custodia e le consegnò al suo Khan; non si trattava di tutta la storia degli Annali ma degli ultimi capitoli e il resoconto di quel tragico giorno, mentre il resto delle pergamene era al sicuro nella Fortezza dell'Occhio Saggio. Lo scontro nella sala era terminato e le guardie Sultai erano tutte morte, Alesha sorrise e disse che i Khan erano uniti contro i draghi, non esattamente quello che avevano sperato, ma se lo sarebbero fatto bastare, Shu Yun si inchinò e disse che aveva un altro ruolo in quella storia, che augurava loro buona fortuna e buona caccia, di non sottovalutare Ojutai e che se avessero trovato Tasigur di ricordargli che si era recato lì in un momento di tregua. Subito dopo il Khan dei Jeskai si concentrò, trovò il momento giusto e saltò dalla finestra, il vento soffiava intorno a lui mentre i suoi piedi atterrarono su uno dei draghi di Silumgar, il suo tatuaggio brillò di energia magica mentre il suo palmo colpiva il cranio della creatura che sussultò e inizio a cadere a terra. Shu Yun si aggrappò al corpo inerme e in planata che precipitava verso il suolo, all'ultimo momento saltò dal dorso del drago e corse verso i cancelli della fortezza, giunto all'interno seguì un percorso verso la profondità della fortezza, grato che durante la sua giovinezza avesse scoperto i suoi luoghi segreti, spalancò la porta della stanza polverosa e inutilizzata da molto tempo, appoggiò la custodia delle pergamene in un angolo, si voltò e se ne andò. Chiuse la porta con la chiave e poi la ingoiò con un sussulto. Shu Yun tornò indietro verso la corte e quando arrivò alla luce del sole vide i cadaveri di moltissimi umanoidi e di pochi draghi, un'ombra passo sopra di lui e poi planò a terra di fronte al Khan dei Jeskai: Ojutai in persona, incombente sopra di lui, con la testa reclinata da un lato. Shu Yun lo chiamò, allargò le braccia con i palmi rivolti verso l'alto e disse che lui sapeva chi era e cosa aveva fatto, che aveva sognato di affrontarlo di nuovo un giorno per mettere alla prova le sue abilità, ma quel giorno era lì con uno scopo diverso. Cadde in ginocchio guardando Ojutai verso l'alto e chiese che se voleva poteva uccidere lui e tutti coloro che portavano il marchio degli ammazzadraghi, gli offriva la sua vita, ma in cambio lo implorava da maestro a maestro di risparmiare il suo clan. Ojutai emise un flusso di ruvide sillabe draconiche, un aviano atterrò di fianco al drago dominante e tradusse che il signore dei draghi accettava i suoi termini. Le fauci di Ojutai si aprirono e il freddo che ne uscì congelò Shu Yun mettendo fine alla sua vita.

Referenze[]

Rappresentato in[]

  • Shu Yun, la Tempesta Silenziosa

Testi di colore[]

  • Colpo Astuto
  • Consapevolezza Superiore
  • Ojutai, Anima dell'Inverno
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