Sarkhan Vol è uno sciamano e druido umano specializzato nel mana rosso, ma che sa utilizzare anche quello verde, nero e blu, originario di Tarkir. In passato era anche un potente planeswalker.
Descrizione[]
Sciamano Draconico[]
È un dracomago, uno sciamano specializzato in incantesimi in grado di evocare draghi e manifestare la furia e la potenza della stirpe draconica, arrivando a potersi trasformare in uno di loro. Abile lavamante, Sarkhan Vol é anche un potente e ben addestrato guerriero, in grado di combinare la magia e l'abilità marziale in maniera eccellente. Ossessionato dalla furia e maestosità dei draghi, si ritrovò a giurare fedeltà a Nicol Bolas, ma quando comprese che il suo padrone era così diverso dai suoi ideali draconici, perse la ragione e scivolò nella follia. Tormentato dalla voce di Ugin, tornò su Tarkir dove riuscì a tornare indietro nel tempo fino al momento dell’uccisione di Ugin per mano di Nicol Bolas, e a impedire la sua morte. Trasportato immediatamente al presente, scoprì di aver riscritto completamente la storia del suo mondo. Sarkhan stesso divenne unico, libero come pochi altri: un uomo che non è mai nato, un planeswalker senza un mondo natale, un umano che può assumere forma draconica. Ma soprattutto, la sua mente è di nuovo soltanto sua, libera dall’influenza sia di Bolas che di Ugin. Successivamente aiutò Ugin a sconfiggere Nicol Bolas durante la Guerra della Scintilla, per poi tornare su Tarkir durante l'Invasione di Nuova Phyrexia dove contribuì a sconfiggere i phyrexiani, ma perse la sua scintilla durante la Grande Mietitura.
Due anni dopo la fine dell'invasione, l'indebolimento di Sarkhan lo portò ad avere difficoltà nella sua trasformazione draconica. Disposto a tutto per riottenere ciò che aveva perso, lo sciamano eseguì un rituale corrotto che lo trasformò in un drago gigantesco. Intenzionato a punire il Multiverso per le sue sofferenze prese in controllo dei draghi selvaggi per scatenare la loro furia su altri mondi, ma venne fermato e sconfitto da Ugin.
Storia[]
Adolescenza[]
Il Mardu che non giova della guerra[]
Nato semplicemente come Vol all'interno dell'Orda Mardu, mostrò fin dalla giovane età un incredibile talento per la guerra grazie alle sue capacità magiche, facendo rapidamente carriera all'interno degli eserciti Mardu. Nonostante tutti gli elogi con cui lo ricoprivano, Vol non apprezzava quello stile di vita. Il suo animo non si infiammava al suono del corno da guerra, non rideva della disfatta del nemico e soprattutto non capiva perché gioire solo per aver privato gli altri dei loro pochi possedimenti. Inoltre Vol udiva spesso una voce, un sussurro che non lo lasciava in pace e lo chiamava a sé.
Stanco di quella vita un giorno se ne andò, sebbene suo nonno avesse tentato dal farlo desistere dall'abbandonare il clan dal momento che ci sarebbero state delle conseguenze, ma lui le ignorò e partì. Seguendo la misteriosa voce che lo tormentava, giunse sino a Qal Sisma, dove trovò un circolo di sussurratori Temur, trani quali vi era Chianul, che lo accolsero nel loro rifugio e iniziarono a parlargli delle loro tradizioni e soprattutto dei draghi che un tempo solcavano cieli di Tarkir, avendo visioni tramite i rituali e le trance. Vol era sempre stato affascinato da quelle bestie, credendo incornassero la gloria e la potenza della natura in un modo che i clan non potevano neanche sognare. Ma tra i Mardu era proibito parlarne e così fu più che felice di quel tempo passato tra i Temur, immersi come erano nelle storie antiche. Se ne andò dopo aver compreso che i sussurri, per quanto potenti, non avevano presa sul mondo materiale e così disse alla voce di tacere.
Fiamme e scintille[]
Tornato tra i Mardu, fu accolto con disprezzo da tutti i suoi vecchi compagni, soprattutto dal suo condottiero dell'Orda Zurgo. Un giorno, in vista di una battaglia contro i Sultai, Zurgo lo mise al comando di un contingente di guerrieri indisciplinati e diedero inizio a uno scontro insensato. Vedendo che la battaglia si era impantanata, con nessuno dei due schieramenti che sembrava riuscire a sovrastare l'altro, Vol perse la pazienza e andò dritto verso il comandante nemico e lo eliminò sperando di porre fine a quella perdita di tempo. Al contrario di quello che aveva pensato la battaglia proseguì e Vol trasalì di rabbia e fu in quel momento che udì la voce, più chiara che mai e che gli parlava non nella sua lingua ma in draconico: "La senti ora, Sarkhan?".

Udendo la voce di Ugin, Vol scatena il fuoco draconico.
A quelle parole, qualcosa si sbloccò in Vol e la sua magia esplose di rabbia e consapevolezza. Quella guerra senza fine esisteva solo perché i draghi, gli unici degni dei suoi servigi, si erano estinti e la rabbia degli antichi fluì in lui ed eruttò dal suo corpo sottoforma di un drago di fiamme che incenerì entrambi gli schieramenti. Vol continuò a bruciare, la nuova consapevolezza ardeva nella sua anima e per la prima volta si sentì vivo e così la sua scintilla si accese e Vol abbandonò Tarkir viaggiando nella cieca eternità.
La nascita di Sarkhan Vol[]
Si svegliò sotto un cielo sconosciuto, in una terra aliena, ma quando l'ombra di un drago solcò il cielo capì che era lontano da casa, ma al tempo stesso più a casa che mai. Allora Vol prese coscienza di sé e partì alla ricerca di un drago da servire fedelmente.
Da quel momento, inconsapevolmente, iniziò a non farsi chiamare più semplicemente Vol, ma Sarkhan Vol, come l'aveva chiamato la voce in quel momento, fingendo di ignorare quanto quel nome avrebbe portato ancor più infamia su di sé qualora fosse mai tornato su Tarkir. A lui, di fatto, non importava molto di quale significato avesse, non da quando lo aveva fatto suo.
In cerca di uno scopo[]
Per anni Sarkhan viaggiò per il multiverso in cerca di un drago che meritasse di essere il suo padrone e signore e a cui lo sciamano desiderava offrire la sua vita. Visitò decine di piani, abbandonandoli dopo massimo pochi mesi dal suo arrivo, giusto il tempo di testare la forza dei draghi di quei piani. Più gli anni passavano, più dimenticava la voce udita quel giorno sul campo di battaglia.
Sarkhan perseverò e infine giunse su Alara, un piano diviso in cinque frammenti distinti e la sua attenzione si posò su l'unico abitato da draghi: Jund.
Blocco di Alara[]
Alara Unbroken[]
La strada per il Monte Jhal[]
Nell'anno 4.556 AR, Sarkhan aveva già trascorso due anni nel frammento di Jund, testando i draghi che dominavano i cieli densi di cenere vulcanica. Per tutto quel tempo osservò e studiò le abitudini degli abitanti del frammento, del semplice e spietato ordine naturale e dei rapporti di forza tra le specie, senza mai avvicinarsi troppo alle popolazioni locali. Dopo aver sentito parlare di Malactoth, un nibbio infernale che abitava il Monte Jhal, decise di andare a verificare se fosse colui che cercava. Lungo la strada per la sua tana, si imbatté in un gruppo di umani, guidati da un guerriero di nome Kresh e una sciamana di nome Rakka Mar e dopo aver compreso che anche loro fossero diretti verso il drago, da prima tentò di convincerli a desistere, ma successivamente decise di unirsi a loro nell'impresa, offrendo le sue abilità magiche e la sua forza, sebbene fosse convinto che nessuno di quegli umani sarebbe uscito vivo dalla caccia.
Giunti nei pressi della tana, Sarkhan e gli altri guerrieri si posizionarono pronti a sferrare l'attacco non appena Rakka avesse terminato di evocare i suoi elementali, ma Malactoth si svegliò prima così furono costretti a iniziare prima del previsto. Sarkhan potenziò i guerrieri del Clan Antaga con la sua magia e si unì alla carica, ma il drago forte esattamente come il dracofono si aspettava e iniziò a mietere guerrieri come come fossero insetti. Di tanto intanto volgeva lo sguardo a Rakka, che anziché preparare gli elementali promessi si limitava a scagliare i cadaveri dei caduti contro il nibbio. Temendo per la sua vita, Sarkhan si stancò di aspettare e attivò la sua magia, avvolgendosi nelle fiamme e creando il simulacro di un drago con cui si scagliò contro Malactoth, rovesciando il drago con tutto il suo potere di planeswalker. Nel mentre, la caverna attorno a loro crollò, rivelando una colonna di Sangrite sotto di essa, ma Sarkhan non se ne preoccupò e appena lui e Malactoth toccarono il suolo, lo uccise, ma dopo che annullò la sua magia svenne per lo sforzo, mentre la caverna continuava a crollare attorno a lui.
Si svegliò di soprassalto mentre un elementale lo scortava fuori dalle macerie della caverna. Intuì fosse uno di quelli della donna ma era troppo stanco per ribellarsi e fare domande e così svenne nuovamente. Una volta ripresosi del tutto, decise di mettersi in marcia per cercare Rakka Mar e chiederle quali fossero state le sue vere intenzioni. Aveva percepito il mana caotico emesso dalla colonna di sangrite, ma la donna sembrava averlo ignorato. VOleva risposte, ma prima doveva recuperare le forze e così si mise in marcia verso il Calderone Afoso, la sua fonte di mana preferita di Jund.
Incontro tra planeswalker[]
Lungo il cammino verso il vulcano, Sarkhan notò che il drago Karrthus, il Tiranno di Jund, sembrava aver puntato una preda delle dimensioni ben maggiori dei goblin che di norma camminavano così in alto e gettando un occhio notò che si trattava di un leonid albino. Dato che non esistevano leonid in Jund, comprese dovette trattarsi di un planeswalker, probabilmente uno appena asceso, e mosso da un impeto di generosità intervenne per salvarlo, scacciando il drago e intimandolo di andare cercare del cibo altrove. I due si presentarono, il suo nome era Ajani Criniera d'Oro dalla Valle Qasali, identificandolo come un abitante di Naya che il dracofono sapeva essere un altro dei frammenti di Alara. I due si incamminarono e nel mentre Sarkhan gli spiegò cosa fosse diventato e delle possibilità che gli si erano spalancate dinnanzi, nel mentre Ajani gli raccontò la sua storia e della vendetta che covava in lui, che probabilmente era ciò che lo aveva portato su Jund.
Giunti presso il Calderone Afoso, Sarkhan attivò una magia per attingere al mana del vulcano scatenando una colonna di fuoco che attirò diversi draghi, notando che c'era stato un cambiamento. Il mana sembrava più vivo, più attivo che mai, più potente e capì che qualunque cosa Rakka avesse fatto aveva messo in moto delle forze del cambiamento. Ma non disse tutto questo ad Ajani, quanto piuttosto che se voleva andarsene da lì, doveva prima abbracciare la furia che lo aveva condotto lì e utilizzare il mana della rabbia per tornare a casa, che se non poteva spostare o sfondare un ostacolo. Gli stava consigliando come incanalare le sue forze per poter viaggiare nella cieca eternità, ma solo lui poteva trovare il modo di farlo da solo e così si gettò nel vulcano, assorbendo tutto il mana al suo interno per trasformarsi in drago e volare via, lasciandolo solo.
Al cospetto di un dio[]
Alcuni giorni dopo, Sarkhan reincontrò Rakka Mar, la quale gli disse che il suo padrone era interessato di incontrarlo. Dato che la donna gli disse che si trattava di un potente drago, uno a suo dire così antico da precedere persino il termine di nibbio infernale, decise di seguirla, pronto ad eliminarla qualora si fosse reso conto di star venendo fregato. La donna gli disse che non sarebbe rimasto deluso e lo condusse in un luogo colmo di goblin che tuttavia gli ignorarono, con estremo disappunto da parte di Sarkhan, ma il suo umore migliorò quando apparve il drago. Era enorme e magnifico, ma soprattutto si rese conto che non fosse un semplice mostro bensì un planeswalker come lui. Rakka e Sarkhan gli si avvicinarono e la donna lo presentò con il nome di Nicol Bolas.
Il drago li fissò e disse alla donna di andarsene, congratulandosi per il servizio reso per pura cortesia, mentre i goblin sciamavano attorno a lui in attesa di venire divorati. Tuttavia Bolas non li divorò limitandosi a ucciderli un incantesimo silenzioso prima di rivolgersi a Sarkhan. Lo sciamano gli disse che era giunto su Jund in cerca di un drago da servire e che adesso lo aveva trovato e allora Bolas gli disse che stava organizzando una guerra e che aveva bisogno di ogni planeswalker potesse avere a disposizione. Sarkhan gli disse che sarebbe stato onorato di aiutarlo e allora i due siglarono il loro accordo con il sangue, lasciando che un'infinitesimale parte del potere dell'antico confluisse in lui e subito dopo lo informò che aveva da poco conosciuto un altro come loro, qualcuno che era appena asceso.
Verso il Conflux[]
Su ordine di Bolas, Sarkhan viaggiò in Esper per supervisionare l'attivazione dell'obelisco del frammento assieme ai Cercatori di Carmot, assistendo senza fare in realtà molto al sacrificio di un guardiano del faro delle Scogliere di Ot, reso un telemin per poter attivare l'obelisco che si trovava sul fondo del Mare dell'Inconsapevolezza.
Successivamente tornò su Jund, dove fu avvistato da diversi clan umani alla testa di stormi di draghi. Lo sciamano li stava infatti guidando verso zone di caccia inconsuete per animali di quell'età, il tutto per volere di Nicol Bolas, che sperava di poter alimentare la scintilla della paura negli umani e renderli così più inclini a lottare nella sua guerra.
Il dono[]
Con il proseguo della Convergenza, Sarkhan si incontrò con Bolas nel suo covo in Grixis. Il drago si congratulò per i suoi servigi e gli fece dono di un suo stormo personale di nibbi infernali resi docili dalla sua magia mentale. Tra essi vi era Karrthus e vedendolo ridotto a un servitore privo di volontà Sarkhan comprese ancora di più quanto il suo padrone fosse potente. Lo sciamano ringraziò Bolas e si avviò con i suoi draghi verso Naya, dove avrebbe causato distruzione e morte.
Con i nibbi infernali dalla sua parte, sbaragliare i mastodonti fu facile come schiacciare una formica. Le enormi bestie potevano essere le creature più grandi che potevano camminare al suolo, ma nulla potevano contro i signori del cielo. Dopo essersi scatenato un po', Sarkhan direzionò lo stormo verso la posizione degli elfi Cylian, i suoi prossimi obiettivi.
Scontro nella tempesta[]
Caso volle che gli elfi si erano radunati assieme ad altri umani e nacatl nel punto in cui si stava formando il Maelstrom, ovvero il vero obiettivo del suo maestro. Sapendo che quella tempesta di mana si alimentava con la magia sprigionata in battaglia, Sarkhan non perse tempo e coi suoi draghi sferrò un attacco contro le altre creature, in modo da velocizzare il processo.
Inaspettatamente però, Ajani riuscì a recidere i legami dei presenti con il mana, costringendo Sarkhan e i draghi alla fuga.
Al servizio di Nicol Bolas[]
Nonostante la sua sconfitta su Alara, Sarkhan rimase al fianco di Nicol Bolas, divenendo una sua pedina anche per piani successivi.
La Maledizione del Velo[]
Sarkhan Vol fu in seguito inviato da Nicol Bolas a seguire le tracce di Liliana Vess e osservò la necromante mentre devastava un regno in un piano sconosciuto. Dopo la partenza di Liliana dal piano, Sarkhan comunica col suo padrone rinnovando i suoi voti di fedeltà.
L'Occhio di Ugin[]
Viene poi mandato su Zendikar dal suo padrone per sorvegliare l'Occhio di Ugin, e all'interno della stanza, lo sciamano rivide ricordi di quando era un soldato e parlando a se stesso si chiese se Nicol Bolas lo abbia mandato in quel luogo per punirlo di qualche errore che lui aveva commesso. Durante tutto il tempo trascorso nell'Occhio, ebbe diverse allucinazioni ma divenne lucido in tempo per salvare Chandra Nalaar dall'attacco del vampiro Anowon. Nonostante ciò, attaccò Chandra ma rimase impressionato dal potere della piromante e decise di portarla con sè all'interno dell'Occhio. Dopo alcuni discorsi deliranti, Sarkhan affermò che la morte di Chandra all'interno dell'Occhio gli permetterà di risolvere i misteri della stanza. Si trasformò in un enorme drago. Il piano di Sarkhan viene sventato dalla comparsa improvvisa di Jace Beleren, che non sa che Sarkhan non è realmente un drago. La presenza di tre planeswalker nella stanza attivò l'edro galleggiante sopra di loro che iniziò ad assorbire la loro magia. Jace ebbe un'intuizione e disse a Chandra di generare un fuoco invisibile all'Occhio, la piromante obbedì, Jace raddoppiò il suo incantesimo e insieme i due riuscirono a sconfiggere Sarkhan. L'esplosione stordì tutti e tre i planeswalker, Chandra è la prima a svegliarsi e dopo aver aiutato Jace se ne và dal piano. Il mago mentale invece dopo aver recuperato abbastanza energie torna nella stanza dell'Occhio e vide Sarkhan Vol tornato nella sua forma umana, ancora privo di sensi. Dopo essersi assicurato che il mago-drago fosse ancora vivo, Jace decide di andarsene per informare i saggi di Halimar di quello che era successo.
Sarkhan si svegliò da solo nella stanza dell'Occhio e meditò sulla sconfitta, alla fine decise di uscire e salire sulla montagna dell'Occhio. Lì vide il cadavere di un drago mentre viene divorato dalla covata degli eldrazi. In preda all'ira per la scena, scatenò la sua magia sui parassiti, riducendoli in cenere. Tuttavia lo spirito del drago caduto gli apparve e disse a Sarkhan che Bolas non gli perdonerà questo fallimento. Sarkhan non si preoccupò se lo spirito del drago fosse un'illusione della sua mente o realtà, tornò all'interno della stanza dell'Occhio chiedendosi se potesse rimettere le cose a posto, poi si ricordò che durante lo scontro, quando era in forma di drago, riusciva a leggere le rune dell'edro e decise di trasformarsi. Bandì lo spirito del drago e staccò un pezzo dell'edro per poi andare dal suo padrone.
Lo sciamano arrivò al piano di meditazione e mentre cercava di lasciare la parte dell'edro senza essere visto, la comparsa illusoria di tre piccoli Nicol Bolas gli fece cambiare idea, costringendolo a incontrare il suo padrone. Facendosi strada verso l'interno, utilizzando le sue ali da drago, Sarkhan incontrò Nicol Bolas e gli fece rapporto, dicendogli di aver fallito e aspettandosi una tremenda punizione. Ma Sarkhan era in errore. Con sua sorpresa, l'antico drago gli disse che tempo prima aveva sconfitto Ugin e, leggendogli la mente, era venuto a conoscenza di un modo per liberare gli eldrazi dicendogli che era stato lui a manipolare Chandra e Jace affinché tre planeswalker si fossero scontrati nell'Occhio per rimuovere il sigillo della loro prigione. Sarkhan mostra a Bolas la parte dell'edro e gli disse che la prigione è indebolita ma intatta, Bolas sorride vedendo la sicura, capendo che Ugin era riuscito a nascondergli qualcosa. Sarkhan accusò Bolas di averlo usato, ma il drago antico lo calmò dicendogli che lui si prende "sempre" cura delle sue pedine e lo sciamano vide il corpo di Tezzeret che veniva rigenerato dal mana nero di Bolas.
Blocco di Tarkir[]
I Khan di Tarkir[]
Ritorno a casa[]
Deluso dalle azioni di Bolas e tormentato dalle scoperte nell'Occhio, Sarkhan pensò che l'unico modo per guarire dalla follia e dal tormento che lo assillavano fosse quello di tornare su Tarkir e scoprire cosa volesse da lui Ugin, la voce del drago che gli aveva permesso di ascendere. Tornato dunque nel suo piano natale, cercò di rimettere insieme tutte le informazioni che aveva, ma da quando era tornato la voce di Ugin non era più un sussurro, bensì un urlo che gli chiedeva di "trovare la porta per guarire".

La voce di Ugin non gli dava respiro.
Totalmente folle e stanco e tormentato da una voce che non rispondeva alle sue domande, Sarkhan non riusciva a ragionare si mise in cammino, alla ricerca di un modo per placare quelle urla e della verità. Nel suo vagabondare per le montagne, Sarkhan si imbatté in una pattuglia di Temur, compreso il loro khan Surrak. In un momento di follia, quando gli chiesero chi fosse e perché mai un Mardu si trovasse da solo nel loro territorio, il dracofono disse che il suo nome era Sar-khan, attirando le ire di Surrak e dei Temur che lo attaccarono, ma Sarkhan non perse tempo con loro e si trasformò in drago, volando via.
L'incontro del destino[]
Il viaggio solitario di Sarkhan si concluse quando, tra le montagne, incontrò Narset della Via Jeskai. Confuso le chiese se fosse reale o un miraggio e la donna rispose che era la prima e che percepiva l'ombra che gli attanagliava l'anima, nonché che il suo arrivo era stato predetto. A quelle parole Sarkhan recuperò un po' di sanità mentale e iniziò a raccontare a Narset della sua natura, dei suoi viaggi oltre i confini di Tarkir, la sua storia e il suo dolore. Narset ascoltò rapita, lasciandogli i suoi tempi e facendogli solo poche, ma precise domande fino a quando lo sciamano non le mostrò il frammento di Edro sul suo bastone. Sarkhan le raccontò di averlo preso all'Occhio e lei gli disse che aveva già visto le rune su quell'oggetto negli Annali dell'Occhio Saggio.
Narset gli chiese allora cosa sapesse di Ugin e lui le disse solo che Bolas gli aveva detto che era morto, ma che lui comunque continuava a sentire la sua voce che gli chiedeva di guarire ma lui non comprendeva. Narset gli disse che, secondo lei, alla morte di Ugin il piano era stato condannato. Quando l'ultimo drago era caduto, i clan avevano volto lo sguardo tra di loro e che, col tempo, le guerre avrebbero fatto estinguere il piano. Sarkhan disse che allora avevano fallito, ma Narset gli rispose che se udiva ancora la voce di Ugin e che quella stessa voce l'aveva guidato da lei, forse allora c'era una speranza, che lui doveva essere la chiave.
A quelle parole Sarkhan ricordò di aver portato con sé il frammento dell'occhio proprio perché credeva fosse una chiave e lo accese con il fuoco draconico, rivelando ancora le rune su di esso. Narset lo lesse: "Osserva il passato e apri la porta a Ugin". Sarkhan allora si stava per deprimere nuovamente, ma Narset gli disse che dovevano andare nel luogo dove Ugin cadde e così i due si incamminarono verso la Tomba dello Spirito Drago.
La porta verso il passato[]

Nella tomba.
I due attraversarono Qal Sisma, giungendo sino al burrone dove Ugin cadde secoli prima. Secondo Narset, la loro destinazione era il Fulcro, un punto tra i resti dello Spirito Drago dove la realtà è in continuo mutamento, come se cercasse una forma finale senza mai trovarla. Giunti sul posto, Sarkhan percepì che si trovassero nel posto giusto e iniziarono a risalire lo scheletro del drago, come guidati dall'edro, quando all'improvviso udì un ruggito alle sue spalle: Zurgo, il suo vecchio comandante li aveva raggiunti. Anche Narset lo aveva notato e disse a Sarkhan di proseguire, l'avrebbe tenuto a freno lei e così lui fece, sebbene non volesse che lei combattesse le sue battaglie.

Il fulcro del destino.
Giunto nel punto dove il potere di Ugin pulsava più forte che mai, Sarkhan si girò verso Narset e la vide cadere sotto la lama di Zurgo. Sarkhan lo maledì e si preparò a vendicare la sua compagna, ma in quel momento, l'edro dell'Occhio e il Fulcro risuonarono assieme e la magia lì rinchiusa si scatenò, creando una porta che lo chiamava incessantemente, una porta che aveva atteso per secoli quel momento. Sarkhan diede un ultimo sguardo a Zurgo e Narset e corse verso la porta: verso il passato.

Sarkhan si addentrò in una tomba e viaggiò indietro nel tempo.
Riforgiare il Destino[]
Un Nuovo Vecchio Tarkir[]
Attraversato il portale, Sarkhan si risvegliò nello stesso luogo, ma sia lo scheletro di Ugin che Narset e Zurgo erano spariti. Chiese a voce alta cosa fosse successo e si rese conto all'improvviso che non udiva la voce di Ugin nella sua testa. Temendo di aver fatto tanta strada per nulla, che Narset fosse morta per niente maledì lo Spirito Drago e quasi si arrese, qaundo udì un tuono in lontananza. Quando alzò il cielo oltre le montagne, vide che di stava formando una tempesta ma da essa non fuoriuscirono solo pioggia e fulmini, ma draghi. A quella visione i suoi occhi si riempirono di stupore mentre osservava quelle magnifiche bestie materializzarsi davanti a lui e all'improvviso capì: aveva viaggiato indietro nel tempo, prima che i draghi si estinguessero. La gioia pervase il suo cuore, mentre i draghi appena nati volavano via, come se sapessero benissimo dove andare e lui li seguì, credendo che forse facendolo avrebbe scoperto lo scopo per cui si trovava in quel tempo.
Sarkhan li osservò mentre volavano e si azzuffavano tra loro, quando un'esemplare della medesima stirpe apparve dinnanzi a loro. Il drago li osservò e li mise in riga e con un ruggito ordinò loro di seguirla, per una battuta di caccia. In quel momento, Sarkhan vide che poco sotto si trovava un accampamento di umanoidi, che in poco tempo si trovò sotto il fuoco dei draghi e mentre lo sciamano osservava e si godeva la potenza primordiale di quelle bestie, uno dei cuccioli gli volò a fianco e parlò con lui, invitandolo a unirsi alla caccia. Sarkhan allora, quasi involontariamente, si trasformò in drago e scese anche lui verso l'accampamento, ma all'improvviso un artiglio rosso squarciò il cielo e uno dei cuccioli cadde a terra. Una donna e un felino dai denti a sciabola saltarono addosso al piccolo e lo finirono.
Sarkhan la osservò, forte e determinata mentre ordinava agli uomini di fuggire, che lei avrebbe tenuto a bada i draghi e nel mentre abbatteva sempre più cuccioli, costringendo il drago dominante e i cuccioli rimasti alla fuga. Tornato umano, Sarkhan avrebbe voluto ucciderla nono solo per aver ucciso i draghi, ma soprattutto per averlo privato di quel momento di caccia, ma poi gli tornarono alla mente le parole di Narset, di quanto gli umanoidi fossero forti e uniti nella lotta contro i draghi. Allora la osservò meglio e vide in lei una fierezza che non aveva mai visto in alcun abitante del suo Tarkir, qualcuno che era sopravvissuto ad anni di attacchi draconici ed era divenuta più forte per quel motivo. Sorrise e capì che la donna si era guadagnata la sua stima, mentre lei lasciava dei segni sul terreno a simboleggiare la sua vittoria. Quella era la Tarkir che Sarkhan aveva sempre sognato e con rammarico pensò ancora a Narset, immaginandosi un futuro in cui lei sarebbe potuta vivere assieme a loro e in quel momento tutto il peso degli anni svanì dalle sue spalle.
Ciò che non è scritto[]
Desideroso di saperne di più e convinto che la donna potesse essere la sua guida per Ugin, Sarkhan pedinò lei e il suo felino, osservando come continuasse a incidere degli strani simboli nel terreno, gli stessi di quando aveva abbattuto i draghi. Inizialmente pensava fossero dei marchi per segnalare la vittoria, ma forse vi era un altro significato. All'improvviso la donna si fermò e Sarkahn fun assalito alle spalle dal suo felino: era stato scoperto. La donna gli chiese chi fosse e perché lo stesse seguendo, tenendo sempre gli occhi verso il cielo e lui, col fiato spezzato dal peso dell'animale, le rispose che inseguiva un sussurro, la voce di Ugin e che credeva lei fosse il suo spirito guida. Lei rise e, pensando forse che lui fosse solo un pazzo, ordinò al felino di liberalo e gli chiese il suo nome, mentre Sarkhan riprendeva il suo bastone con il frammento di Edro. Prima di rispondere, notò che l'edro aveva reagito agli strani marchi ricurvi tracciati dalla donna. Le disse che il suo nome era Sarkhan, al che la donna lo guardò torvo ma non furiosa, semplicemente comprendeva l'assurdità della sua affermazione e, con un gesto teatrale si presentò come Yasova Artiglio di Drago, khan della Frontiera Temur. A quelle parole, Sarkhan comprese di essere effettivamente ancora su Tarkir e si tranquillizzò e quando lei gli chiese di quali terre rivendicasse il dominio lui rispose che era stato il suo khan a dargli quel nome per schernire la sua arroganza e che semplicemente l'aveva fatto suo. Yasova sembrò accettare quella storia e gli disse che se voleva poteva seguirlo, ma di stare attento a non avvicinarsi troppo o Anchin l'avrebbe attaccato. Lui ringraziò in tono servile, cosa che lo fece vergognare dato cheera lo stesso tono con cui si rivolgeva a Bolas e riprese il cammino con lei, che di tanto in tanto si fermava per tracciare nuovi segni nella neve e sulle rocce.
Dopo qualche tempo le chiese il significato di quei segni, ma lei non rispose e invece gli chiese di parlargli di lui. Sarkhan cercò di raccontarle la sua storia senza entrare troppo nei dettagli, senza parlare esplicitamente di altri piani ma di terre lontane. Le raccontò dell'Occhio di Ugin, notando ancora una volta che quel nome le fosse in qualche modo familiare, e che da quando era stato lì la voce di Ugin lo tormentava, ma che da quando l'aveva incontrata quella voce taceva. Yasova era curiosa, non conoscendo alcun luogo simile a quelli da lui descritti, ma non lo contraddisse e allora Sarkhan le chiese cosa fosse quella tempesta che aveva partorito i draghi e lei lo guardò sconcertata. Sarkhan capì di aver fatto una domanda assurda e le disse che nelle sue terre non esistevano tali fenomeni, e quando Yasova gli chiese da dove si originassero i draghi lui rispose che non esistevano. A quell'affermazione Yasova ebbe un sussulto e interrogò l'uomo sull'assurdità delle sue parole, dato che conosceva molte cose di Tarkir ma non lei e che non sapeva delle tempeste e lui le rispose che in verità, forse lui veniva da "presente non scritto", cosa a cui lei non credette e allora lui le disse di chiedergli quello che voleva.
Yasova gli rispose che era da quelle tempeste che nascevano i draghi e che Ugin, il fantasma che infestava la sua mente, era ancora vivo e quindi gli chiese se la terra di cui parlava fosse davvero la Tarkir del futuro e lui confermò, dicendole che nella sua Tarkir i draghi si erano estinti e che Ugin era morto. Yasova allora ebbe un altro sussulto e disse che dunque era vero che Ugin e le tempeste fossero interconnesse e che se lui moriva il fenomeno si sarebbe interrotto e Sarkhan vide nei suoi occhi la scintilla dell'avidità. Comprese in quel momento che lei non era la sua guida verso la salvezza di Ugin, ma la sua carnefice. Le chiese dove avesse udito quella storia e cercò di dirle che nella sua Tarkir i kahn era divenuti arroganti e avidi, l'ombra della fierezza che lei dimostrava e quello perché i draghi erano morti, ma Yasova gli disse che era stanca di vivere nella paura degli attacchi dei draghi e che qualcuno le aveva mostrato un futuro glorioso, senza draghi e in cui una sua discendente governava il piano come Sar-khan. Temendo la sua risposta, Sarkhan le chiese chi le avesse mostrato un mondo simile e lei disse che era stato un drago, più glorioso e mastodontico di qualsiasi altro drago ma che le aveva parlato di persona con voce umana, con due grandi corna ricurve e un uovo tra di esse. Sarkhan allora riguardò il segno che la khan aveva tracciato fino a quel momento e riconobbe finalmente le corna di Nicol Bolas. Capì di non avere molto tempo e si trasformò in drago, scacciando Yasova e Anchin e volò via, in cerca di Ugin.
La catena riforgiata[]
La Battaglia degli Antichi[]
Sarkahn volò dando fondo a ogni fibra del suo corpo draconico. Ora che aveva trovato un mondo che soddisfaceva le sue ambizioni e il suo senso di pace non avrebbe permesso alla storia di ripetersi, non se poteva fare qualcosa per impedirlo. Non aveva attraversato il tempo solo per vedere Tarkir cadere ancora una volta. Trovò una nuova tempesta draconica e vi si immerse e una volta uscito lo vide: Ugin. Era magnifico e glorioso, simile a Nicol Bolas ma se il suo vecchio padrone suscitava paura e dominio, Ugin emanava passione e guida: la sua guida. Al solo vederlo confermò che fosse sua la voce che lo ispirò quel giorno sul campo di battaglia. La sua presenza rendeva Tarkir migliore, i clan erano migliori. Lo avrebbe aiutato contro Bolas, in qualche modo ci sarebbe riuscito. All'improvviso, dal terreno emersero delle colonne di magia elementale, originatesi nei punti in cui Yasova aveva tracciato il simbolo delle corna di Bolas e allora lui capì: non era un semplice modo per tracciare un sentiero da, ma un faro, un percorso magico per guidare un essere più potente. Non appena l'ultimo simbolo si illuminò, Nicol Bolas apparve nel cielo di Tarkir e caricò Ugin.
Sarkhan rimase a osservare, piccolo e impotente, mentre i due antichi draghi si davano battaglia. Magie di vario tipo furono preparate nel cielo senza andare a segno e alla fine Ugin ruggì, e con lui ruggì l'intero piano, compreso Sarkhan che comprese quello fosse un richiamo per tutti i draghi a supporto. Bolas continuava a scagliare incantesimi verbali contro lo spirito drago, ma rispose con un getto di Fuoco Spettrale e i due titani incassavano tanti colpi quanti riuscivano a schivarne. Nel mentre, i draghi giunsero in supporto al loro progenitore, mentre di nuovi ne nascevano dalle tempeste draconiche formatesi attorno a loro. I draghi e Sarkhan erano pronti a unirsi alla battaglia, quando una nuova luce emerse dai simboli nel terreno e il dracomago guardò in basso. Vide Yasova, che aveva utilizzato i marchi nel terreno come base per una nuova magia, una che stava avvelenando le menti dei draghi con un nuovo ordine: uccidere Ugin. Sarkhan cercò di contrastare quel nuovo impulso e nella foga annullò la sua trasformazione in drago, precipitando al suolo, mentre gli altri draghi rivolsero le loro attenzioni su Ugin, bersagliandolo con zanne, artigli e svariati tipi di soffi. Mentre cadeva, poté osservare Bolas che si godeva lo spettacolo tronfio e soddisfatto di essere riuscito nel suo piano e quando non riuscì più a vederlo udì un suono inconfondibile: Bolas aveva sferrato il colpo finale.
Sarkhan cadde al suolo sotto uno strato di neve, ma fu estratto da Anchin e Yasova, la quale gli lanciò una magia curativa e gli disse che presto sarebbe tutto finito. Sarkahn la guardò, quando entrambi udirono come se qualcosa su Tarkir si fosse rotto e la khan ebbe un attimo di rammarico ed esitazione, mentre il corpo di Ugin franava al suolo poco di stante da loro, travolgendoli con la sua onda d'urto. Sarkhan si rialzò dolorante e all'improvviso riconobbe il luogo dove si trovavano, lo stesso dove era giunto con Narset ed aveva attraversato il tempo. Guardò perso l'alto ed ebbe appena il tempo vedere Bolas che lasciava Tarkir, per poi incamminarsi verso il corpo di Ugin. Yasova tentò di fermarlo, ma lui utilizzò la magia draconica e proseguì.

Nella furia e nel dolore, Sarkhan rilasciò il drago in lui.
Lo scopo[]
Raggiunse il corpo morente di Ugin e maledì la sua incompetenza. Non era riuscito a cambiare niente, il suo viaggio non era servito a nulla, Ugin sarebbe comunque morto. Mentre si disperava e la vita abbandonava il corpo di Ugin, la voce nella sua che l'aveva condotto fino a quel momento nel tempo gli parlò, chiedendogli se avesse capito perché doveva giungere fino a quel momento e perché avrebbe sempre fallito. Gli disse che doveva capire che non sarebbe mai potuto andare avanti fino a quando si sarebbe concentrato sul cercare una guida piuttosto che la verità: non poteva divenire un drago fino a quando ne avrebbe cercato uno per guidarlo.

Un ciclo si chiude.
Quelle parole lo demolirono, ma poi guardò il frammento di edro sul suo bastone ed ebbe un'idea. Gli edri erano stati creati per imprigionare gli eldrazi, ma possedevano anche altre caratteristiche, come il potere di curare. Lo prese tra le mani e vi infuse la sua magia, quella di un dracomago, lasciando che fluttuasse ed entrasse in contatto con il corpo morente di Ugin. Dopo poco, l'edro si espanse e iniziò a ricoprire il corpo del drago planeswalker come un bozzolo protettivo e quando anche l'ultimo barlume di Ugin scomparve, Sarkhan guardò verso l'alto, dove riconobbe Yasova che osservava quello che era successo e sopra di lei, una nuova tempesta draconica di stava generando. Aveva cambiato la storia, come era sempre stato il suo scopo e, mentre salutava la khan dei Temur, fu avvolto dalla magia del Fulcro e capì che non sarebbe rimasto a lungo in quella Tarkir, svanendo tra le pieghe del tempo.
Draghi di Tarkir[]
Il piano di Tarkir dei Draghi[]
Un nuovo cielo[]
Sarkhan si risvegliò nel presente, al fianco del bozzolo di edri in cui era imprigionato Ugin e guardando in cielo vide dei draghi, comprendendo di essere riuscito nel suo intento. Rise, ma quando si appoggiò agli edri non riuscì a liberare Ugin, ma decise invece di volare assieme ai draghi che riconobbe come la stirpe con cui aveva già volato nel passato. Assieme allo stormo sorvolò questo nuovo e paradisiaco Tarkir, notando come il panorama un tempo ricoperto di ossa di drago fosse diverso ma al tempo stesso familiare e vedendo altre stirpi draconiche molto di verse da quella a cui si era unito, ne fu lieto, pensando di aver salvato il mondo.

"Lo sguardo di Sarkhan si posò sul mondo intorno a lui, mentre i draghi volteggiavano nel cielo, e la gioia divampò come una fiamma nel suo cuore."
Ad un certo punto udì una campana suonare e guardò in basso, riconoscendo quello che gli ricordava un accampamento Mardu, ma da esso non uscirono guerrieri a cavallo, bensì draghi con quattro ali che avevano spiccato il volo verso lo stormo con cui volava lui, guidati da quello che riconobbe come l'esemplare alfa. Vedendolo, Sarkhan credette di riconoscerlo e per un istante la sua vista si annebbiò e rivide lo scranno di Trono Alato, nella sua vecchia Tarkir e comprese che il teschio su cui un tempo sedeva il khan dei mardu appartenesse a quella bestia e così ottenne una nuova conferma della riuscita del suo viaggio, ma comunque confuso dalla visione scese a terra nell'accampamento e si ritrasformò.
Vecchi volti[]
Nell'accampamento udì una voce familiare e trovò quella che credeva essere la sua vecchia amica e compagna di clan Trinciastinchi e così le si avvicinò e l'abbracciò, ma la goblin gli continuava a urlare che non lo conosceva e lo morse costringendolo così a liberarlo. La goblin allora prese qualcosa tra le mani, una fiala contenente un liquido che Sarkhan riconobbe come fuoco draconico e temendo risultati disastrosi si trasformò in drago e prese con sé la goblin impedendole di morire nella conflagrazione. Tornato normale, la goblin si inginocchiò e si scusò per la sua aggressività, dicendo di non sapere che l'uomo fosse in verità un drago e in quel momento un'altra voce familiare urlò il nome della goblin, chiamandola Frantumafiale e Zurgo apparve dinnanzi a Sarkhan.
L'orco lo squadrò ma sembrò ignorare Sarkhan, parlando invece alla goblin dicendole che non doveva sprecare il fuoco draconico su di un vagabondo chiamandola per scherno anche "Spaccafiale", cosa che la fece infuriare chiamandolo "Suonacampana". A quelle parole Sarkhan rimase stupefatto e notò infatti che la sua spada fosse smussata dall'atto di battere contro il ferro e rise, dicendo che non credeva che avrebbe mai visto lo "Spaccaelmi" fare una cosa del genere, ma ancora Zurgo lo guardò confuso. Sarkhan si sorprese ancor di più e disse che loro un tempo erano compagni di clan, tra i Mardu e che però Zurgo era il loro khan e in quel momento entrambi i suoi vecchi compagni lo zittirono dicendogli di non dire la parola proibita. Lui proseguì dicendo che era Sarkhan Vol e ancora ripeterono le stesse parole, aggiungendo da prima che se tanto ci teneva a rischiare la pelle poteva ripeterle direttamente al signore dei draghi Kolaghan e poi che Vol sembrasse un debole nome Atarka.
Sarkhan era sempre più confuso. Riconosceva loro, ma loro non sapevano chi lui fosse e le loro vite erano completamente diverse. Non sapevano chi fossero i Mardu, ma appartenevano a un clan sotto la guida di un drago. Sempre più confuso e con la mente piena di pensieri, si trasformò ancora in drago e volò via, continuando a dire che Zurgo un tempo fosse il khan e non un servitore. Mentre era in volo, all'improvviso gli tornò in mente una persona che forse l'avrebbe ascoltato: Narset. Se Zurgo era vivo, anche lei doveva esserlo e così partì alla sua ricerca.
Ricerca vana[]
Sarkhan volò dunque nel territorio del Clan Ojutai, ex-clan Jeskai, pensando che se Narset era rimasta simile a come era nella prima linea temporale, sarebbe stata sicuramente il membro più intelligente e abile del clan, una degna studiosa del drago Ojutai. Localizzò la fortezza centrale nel Santuario dell'Occhio di Drago e si presentò al suo interno pensando di trovarla, ma al suo posto vi era un uomo in meditazione che appena lo vide si presentò con il nome di Taigam e gli diede il benvenuto, credendolo un aspirante asceta. Sarkhan lo ringraziò ma disse che era lì alla ricerca di una persona e gli chiese se ci fosse qualcuno in posizione più elevata della sua, ma quando Taigam disse che sopra di lui vi fosse solo il Grande Maestro gli chiese se sapesse dove fosse Narset.
Nell'udire quel nome Taigam cercò evidentemente di controllare le sue emozioni e gli disse che quella donna non fosse più la benvenuta da molto tempo, che era un'eretica e che era stata cacciata dal clan. Sarkhan rispose che non era possibile che qualcuno come lei potesse aver fatto nulla di male in quel paradiso e gli chiese cosa avesse fatto, ma Taigam lo esortò ad andarsene e quando il planeswalker non sembrò dare segni di volerlo fare, lo colpì con un pugno denso di magia scaraventandolo fuori dal santuario. Confuso e stordito, Sarkhan si ritrasformò in drago e volò via. Non poteva credere che dopo tutto quello che avevano fatto Narset fosse sparita. Doveva saperne di più e pensò che Ugin avesse le risposte e così volò nuovamente verso il Rifugio dello Spirito Drago.
Integro e non sottomesso[]
Volo della speranza[]
Sarkhan volò verso il Rifugio dello Spirito Drago, ragionando su quanto aveva appreso e sul fatto che di tutti quelli che conosceva del suo vecchio Tarkir solo lui e Narset sembravano assenti. Sperava che Ugin potesse avere le risposte che cercava, ma non aveva idea di come fare a risvegliare lo Spirito Drago dal suo sonno, né se fosse ancora vivo all'interno degli edri, ma doveva fare un tentativo. Mentre si avvicinava al canyon, in lontananza vide un bagliore di luce spettrale saettare verso il cielo più o meno nel punto in cu si trovava la tomba di Ugin e così una speranza balenò nel suo cuore: lo Spirito Drago era tornato e gli avrebbe dato le risposte che cercava.
Giunto nei pressi del canyon, il dracofono venne accolto da alcuni simulacri spettrali di Ugin che tentarono di fermarlo, ma nella sua forma di drago era molto più potente di loro e. non avendo tempo da perdere, li superò agilmente. Atterrò nel canyon e riprese fattezze umane e vide che, dove prima si trovava la linea di edri intatti vi erano solo frammenti, simili all'Occhio distrutto su Zendikar e poco più in là contro una parete intento a osservare delle immagini spettrali di vari elementi di Tarkir, vi era Ugin.
Il dracofono e lo spirito drago[]
Appena percepì che era atterrato vicino a lui, Ugin si girò per parlargli e così per la prima volta Sarkhan si trovò faccia a faccia con colui che aveva letteralmente plasmato la sua storia. Lo spirito drago iniziò con il rigraziarlo per averlo salvato, ma proseguì dicendogli che aveva molte domande per lui, a iniziare da come fosse possibile che un frammento dell'Occhio di Ugin fosse giunto su Tarkir mille anni prima senza che lui avesse percepito che la Rete di Edri fosse stata compromessa, supponendo che dovesse venire dal futuro. Sarkhan chiese se ricordava qualcosa, ma il drago spiegò che tutto quello che ricordava di lui era l'istante prima di addormentarsi e che tutto quello che sapeva erano supposizioni dettate dalla logica e dalle informazioni che aveva da poco recuperato sugli ultimi mille anni. Sarkhan si presentò e sentendo quel nome lo Spirito Drago chiese se tutti i clan si inchinassero a lui, ma il dracofono rispose di no e iniziò a raccontargli la sua storia.
Gli parlò di come, nel suo Tarkir lui fosse morto e i draghi si fossero estinti, di come la sua voce gli avesse permesso di ascendere a planeswalker e di come avesse cercato la guida dei draghi, finendo per divenire una marionetta di Nicol Bolas e portando infine alla liberazione degli Eldrazi. Sentendo quelle parole Ugin disse che Bolas doveva essere divenuto ancor meno cauto di un tempo e gli chiese dunque se fosse stato lui uno dei planeswalker di cui un suo alleato gli aveva parlato e Sarkhan confermò la cosa e gli parlò del suo scontro con la piromante e il mago mentale. Aggiunse che desiderava aiutarlo a vendicarsi di Bolas, poi continuò la sua storia dicendo che dopo gli avvenimenti su Zendikar era giunto alla sua ricerca e che quello aveva portato al suo viaggio nel tempo e alla sua salvezza.
I due misero insieme le informazioni che avevano raccolto riguardo agli avvenimenti degli ultimi secoli a partire dal suo sonno. Sarkhan gli chiese cosa gli fosse successo e se davvero non si ricordasse nulla di quanto gli aveva fatto fare. Ugin disse che probabilmente la Tarkir in cui lui era morto e lui invece era nato non esisteva più, ma che quel reset temporale valeva solo su Tarkir come dimostrava la presenza del frammento dell'Occhio e tutte le azioni compiute da Sarkhan negli anni passati nel multiverso. Spiego che semplicemente lui in quella nuova Tarkir non era mai nato ma era apparso dal nulla dalle pieghe del tempo, dato che non potevano esserci due Sarkhan contemporaneamente. Allo stesso tempo, lo spirito di Ugin che l'aveva guidato non esisteva più, perché lui non aveva memoria di cosa avesse fatto per preservare la sua essenza nel tempo.
Quelle parole sconfortarono inizialmente Sarkhan, dato che aveva compreso che quell'Ugin non fosse lo stesso che l'aveva tormentato per anni e che sembrava avere tutte le risposte, ma gli confermò che se tutto il resto esisteva nella nuova Tarkir in maniera simile e diversa allo stesso tempo, anche Narset doveva essere da qualche parte in cerca della verità, esattamente come l'ultima volta. Così spiccò il volo ringraziò Ugin e volò via.
Una nuova Narset[]
Sarkhan sorvolo per qualche tempo i cieli alla ricerca di un segno da parte di Narset e infine riuscì a percepire la sua magia da qualche parte a Qal Sisma e atterrò per farsi trovare da lei. Appena i due si incontrarono, lui le disse il suo nome e lei chiese se fosse il grande Khan o rivendicava solo il suo trono. Sarkhan capì che aveva sentito parlare di lui e chiese come fosse possibile. Narset ignorò la sua domanda e rispose che doveva trovare Ugin e lui replicò che lo Spirito Drago si trovava nel canyon ma che temeva che avesse più domande che risposte da offrire e ripete la sua domanda. Narset chiese se lui fosse stato inviato dal signore dei draghi per punirla per la sua eresia e Sarkhan rispose che non era il servitore di nessuno, che era suo amico o almeno lo era stato un tempo e si augurava di esserlo di nuovo. Davanti alla confusione della donna lui gli parlò della "prima Narset" e lei gli narrò delle storie che aveva letto che parlavano di lui: lo conosceva attraverso quei racconti e notò che lui non conosceva davvero "lei" ma una "Narset" del tempo che non era stato scritto. Sarkhan rispose che temeva che avesse ragione. Per via del suo tono, lei chiese se in quel "passato" erano stati vicini e lui rispose che sarebbero potuti divenirlo con il tempo ma che ora per lui quella Narset era persa due volte: morta e mai nata. Concluse che adesso c'era solo lei e chiese dove fosse stata.
Narset gli raccontò che aveva scoperto la verità dietro tutti i clan, della Caduta dei Khan e molto altro e che in quel momento aveva viaggiato oltre Tarkir. Sarkhan spiegò che era diventata una planeswalker e che in quel momento su quella valle ne erano presenti tre: loro due e Ugin. Lei disse che doveva parlare con lo Spirito Drago e iniziò a camminare di nuovo allontanandosi da lui e Sarkhan rispose che si augurava che avesse per lei più risposete di quante ne aveva avute per lui e chiese cosa avrebbe fatto dopo. Continuando a camminare Narset rispose che sarebbe andata dagli Atarka in cerca di altre informazioni sul passato del suo piano, che un giorno sarebbe tornata a viaggiare nel multiverso, ma per ora si trovava proprio dove voleva essere. Sarkhan sorrise, osservò i draghi nel cielo e rispose che capiva perfettamente ciò che intendeva.
La Guerra della Scintilla[]
Cercando vendetta su Bolas per aver danneggiato il suo mondo e la sua mente, Sarkhan Vol cospirò con Ugin per sconfiggere il drago antico. Aiutò Ugin a superare le barriere che Bolas usava per proteggere il Reame di Meditazione, permettendo così allo Spirito Drago di riprendere rapidamente il controllo del piano. Ciò permise anche a Ugin di vedere attraverso la gemma tra le corna di Bolas, dandogli modo di spiare senza sforzo il fratello senza alcuna possibilità di essere notato.
Successivamente, Sarkhan lavorò con Ugin per rendere possibile la resurrezione di Niv-Mizzet: dopo la morte del Mentefiamma, Sarkhan recuperò il dispositivo che Niv-Mizzet aveva usato per preservare la sua coscienza. Consegnò la "scatola fantasma" al Reame di Meditazione, dove Ugin poté tenerlo al sicuro fino a quando Nissa Revane e i rappresentanti di ogni gilda di Ravnica eseguirono il rituale che riportò in vita Niv-Mizzet. Subito dopo, Sarkhan andò su Amonkhet, dove aiutò le dea Hazoret a ripristinare l'Hekma in cambio di aiuto contro Bolas.
Sarkhan e Hazoret incontrarono il gruppo di planeswalker guidati da Karn, che erano riusciti a disattivare il Ponte Planare di Tezzeret, chiudendo il portale che pemetteva agli Eterni di viaggiare su Ravnica. Su richiesta di Sarkhan la dea diede loro la sua lancia. Karn prese l'arma divina e, dopo che il gruppo a cui si era unito anche Sarkhan tornò su Ravnica, la diede al rinato Niv-Mizzet.
Sarkhan aiutò poi i Guardiani nel loro scontro con Bolas durante la fase finale della guerra e combatté contro gli Eterni dell'Orda Atroce accanto ai pochi planeswalker che decisero di rimanere sul piano dopo che Chandra Nalaar disattivò il Sole Immortale.
Dopo la fine della guerra, Sarkhan fu uno dei planeswalker sopravvissuti alla battaglia e raggiunse anche la vendetta che desiderava, poiché la resurrezione di Niv-Mizzet, la lancia di Hazoret e il controllo del Reame di Meditazione da parte di Ugin si dimostrarono tutti fattori importanti nella sconfitta di Bolas.
L'Avanzata delle Macchine[]
Invasione di Nuova Phyrexia[]
Dopo che la Legione delle Macchine invase Tarkir, Sarkhan combattè tornò per combattere gli invasori Phyrexiani, sfruttando i suoi poteri draconici per rallentare il loro assalto. Mentre sconfiggeva facilmente gli invasori, pensò che erano degli sciocchi nel pensare di poter affrontare i draghi.
Tarkir: La Dracotempesta[]
Dominatore di Draghi[]
Dopo la fine dell'invasione Sarkhan Vol fu uno dei numerosi planeswalker che persero la scintilla. Il suo indebolimento ebbe conseguenze anche sulla sua forma draconica: era ancora in grado di trasformarsi in un drago, ma cambiare forma era diventato una tortura sempre più difficile da sopportare per il suo corpo e, se la sua carne avesse avuto la meglio, sarebbe rimasto umano per sempre, un pensiero che lo terrorizzava.
La successiva caduta dei signori dei draghi lo fece interrogare su dove appartenesse veramente nel Multiverso. Sarkhan mira a riportare i draghi di Tarkir al loro antico splendore, credendo che siano la legittima autorità sul piano.
Elspeth e Narset[]
Due anni dopo l'invasione, Sarkhan andò al Rifugio dello Spirito Drago dove incontrò Narset ed Elspeth Tirel. La prima chiese il motivo della sua presenza e lui rispose che stava cercando la speranza, poi guardò verso una tempesta draconica e continuò che lei aveva evocato i draghi spirito, che avevano permessso la rinascita dei clan, da una tempesta simile, ma molto più potente e selvaggia di qualsiasi cosa Tarkir avesse mai visto ed era convinto che il loro mondo volesse fare il bis. Elspeth chiese di cosa stesse parlando e Sarkhan rispose che tutto il Multiverso sarebbe diventato un regno dominato dai draghi. L'arcangelo replicò che finchè fosse stata in vita non lo avrebbe mai permesso e lo sciamano disse che era un problema che poteva risolvere e l'attaccò.

Scontro di ideali.
Nel breve scontro che seguì Sarkhan venne sconfitto facilmente, ma mentre la sua nemica stava per finirlo, Narset le urlò di fermarsi ed Elspeth si voltò verso di lei. Approfittando della distrazione dell'arcangelo, Sarkhan riuscì quasi a trafiggerla con la sua lama, ma venne fermato dall'attacco di Narset che lo respinse lontano sul terreno, lasciandolo stordito. La monaca disse che c'erano state abbastanza morti su Tarkir e non ne servivano altre. Elspeth accettò di risparmiarlo, ma l'avvertì che se avesse attaccato una seconda volta lo avrebbe ucciso.
Incontro con Taigam[]
Rimasto solo, Sarkhan desiderò di non essere più un semplice mortale dal corpo fragile. Si strinse il petto sentendo le costole rotte e si sentì umiliato mentre pensava che in passato avrebbe potuto affrontare entrambe e sconfiggerle facilmente, ma quel periodo era perduto insieme all'accesso al suo vero sè. Si alzò e si mise in cammino verso la sua casa che si trovava nel territorio dei Mardu vicino al Rifugio dello Spirito Drago. Pensò che sarebbe potuto tornare al suo clan, ma la vergogna di essere diventato così debole gli impediva di tornare tra la sua gente. Arrivato a destinazione sentì una voce chiamarlo per nome e, non mostrando la sorpresa per non averlo individuato prima, chiese cosa volesse da lui. L'altro si presentò come Taigam e disse che aveva qualcosa per lui.
Nuovamente drago[]

Con Taigam che gli sussurrava incoraggiamenti nell'orecchio, Sarkhan mise da parte i suoi dubbi. Il rituale lo avrebbe riportato alla sua antica gloria. Tutto ciò di cui aveva bisogno era il cuore di un drago.
Dopo che Taigam spiegò che poteva eseguire un rituale che gli avrebbe permesso di tornare senza sforzo alla sua forma draconica, Sarkhan accettò di seguire il piano del monaco: dovevano trovare un giovane drago appena nato dalle tempeste e privarlo del cuore mentre era ancora vivo. Quando trovarono la vittima adatta, Sarkhan pensò che se il drago lo avesse ucciso per la sua audacia, sarebbe stata comunque una fine migliore di quella che lo aspettava: una vecchiaia a piangere per ciò che aveva perduto aspettando la pietà della morte. Sollevò la sua lancia e attaccò nello stesso momento in cui la giovane creatura lo notò. La sua esperienza gli permise di avere la meglio e mentre la creatura stava morendo agì per ottenere il suo cuore. In quel momento venne assalito dal dubbio pensando che fino a quando si era sentito "vivo" aveva amato i draghi, li aveva venerati ed il suo gesto sembrava una profanazione di tutto ciò che un tempo aveva considerato sacro. Si disse che i forti resistevano, mentre i deboli morivano e che ormai era troppo tardi per ripensarci: se si fosse fermato il drago sarebbe morto per la codardia di un vecchio e non per la redenzione di un guerriero. Appena ebbe il cuore tra le mani, Taigam iniziò il suo incantesimo e Sarkhan si unì a lui e sentì che le sue parole gli trafiggevano la mente mentre le pronunciava. Lo sciamano si disse che non conosceva la magia dei Jeskai, ma era in grado di riconoscere la natura corrotta dell'incantesimo, e una parte di lui pensò tristemente che avevano commesso un errore. Tuttavia portò a termine il rituale e morse il cuore del drago.
Il corpo di Sarkhan si trasformò, ma diversamente dal passato divenne un drago gigantesco il cui possente ruggito attirò decine di draghi selvaggi che si unirono a lui. Rimase sorpreso dal suo controllo sulle possenti creature, ma si disse che era un bene e che non li avrebbe mai delusi: avrebbe fatto tutto ciò che era necessario per garantire che Tarkir fosse di nuovo governato dai draghi.
Battaglia al Tempio[]
Percependo nel Tempio del Cuore delle Tempeste una minaccia per i suoi scopi, Sarkhan guidò i suoi draghi verso di esso per distruggerlo. Arrivato a destinazione lo sciamano sentì pronunciare il suo nome e vide Elspeth di fronte a lui che gli ricordò la promessa che gli aveva fatto quando lo aveva sconfitto al Rifugio dello Spirito Drago. Il gigantesco drago rise e le ricordò la loro conversazione per poi suggerirle di farsi da parte se non voleva essere divorata viva. Lei puntò la sua spada verso di lui e rispose che non lo temeva e Sarkhan replicò che avrebbe dovuto avere paura. I due si affrontarono e gli artigli del drago riuscirono a colpire l'ala dell'arcangelo. Consapevole del suo vantaggio Sarkhan le disse di gettare la sua spada e in cambio le avrebbe dato una morte indolore. Elspeth rifiutò e sollevò la spada, quasi come per salutare, poi si lanciò contro di lui per un ultimo attacco e in risposta il gigantesco drago spalancò la bocca pronto ad inghiottirla. Improvvisamente, Sarkhan si sentì chiamare da Ajani e si fermò voltandosi verso il suo vecchio amico che si trovava su un drago del clan Abzan insieme a Narset. Nello stesso momento, i draghi Abzan e i loro cavalieri si lanciarono contro i draghi selvaggi.
La sconfitta di Sarkhan[]
Sarkhan ascoltò Ajani dirgli che quello non era lui e che lo ricordava come un uomo onorevole. Le sue parole lo fecero esitare e Narset aggiunse con rabbia che aveva usato una versione corrotta del Rituale del Nucleo della Tempesta e chiese se fosse stato Taigam ad aiutarlo e cosa avesse sacrificato per corrompere l'incantesimo in quel modo. Sarkhan replicò che viste le sue comodità e la sua vita facile non aveva alcun diritto di giudicarlo. Ajani si voltò verso la Jeskai e disse che lo sciamano era un brav'uomo, che era già stato usato in passato e non avrebbe permesso che succedesse di nuovo. Narset rispose che l'uomo che conosceva lei avrebbe distrutto tutti i piani per seguire un'illusione. Le sue parole ebbero l'effetto di rimuovere qualsiasi umanità Ajani fosse riuscito a far emergere dal gigantesco drago che replicò che voleva immergere il Multiverso nel fuoco per quello che gli aveva fatto: lo aveva privato di tutto ciò che era e che amava; ora che era riuscito a riprenderselo si sarebbe assicurato che non gli fosse più portato via e per farlo avrebbe distrutto qualsiasi cose e avrebbe iniziato con l'arcangelo. Dopo che finì di parlare si lanciò verso Elspeth, che stava precipitando, per divorarla. Venne ostacolato dal leonid che riuscì a prendere l'arcangelo mentre il drago Abzan schivò Sarkhan allontanandosi dalla sua portata.
Mentre si preparava al confronto finale con i tre, Sarkhan vide Ugin arrivare sul piano. Lo Spirito Drago disse che era abbastanza e la sua voce risuonò nell'aria come una forza sismica che spinse tutti i draghi selvaggi a fuggire terrorizzati, tranne Sarkhan che urlò che non si sarebbe inchinato di fronte a lui e gli lanciò contro un torrente di fuoco. Le fiamme travolsero Ugin senza danneggiarlo e lo Spirito Drago lo guardò con tristezza e rimpianto, poi usò il Fuoco Spettrale e Sarkhan urlò mentre veniva avvolto e ferito gravemente per poi tuffarsi all'interno di una tempesta draconica mettendo fine allo scontro.
Referenze[]
- Rappresentato in:
- Sarkhan il Folle
- Sarkhan Integro
- Sarkhan Senza Padrone
- Sarkhan Vol
- Sarkhan, Anima di Drago
- Sarkhan, Anima in Fiamme
- Sarkhan, Dominatore di Draghi
- Sarkhan, Errante di Shiv
- Sarkhan, il Dracofono
- Sarkhan, Sangue Infuocato
- Mostrato in:
- Apertura del Sigillo di Sarkhan
- Catarsi di Sarkhan
- Collera Oscura
- Cucciolo di Sarkhan
- Disdegnare
- Erede di Shiv
- Forma del Drago
- Fulcro del Destino
- Fuoco di Sventura
- Fuoco Draconico di Sarkhan
- Furia di Sarkhan
- Risolutezza di Sarkhan
- Sdegno di Narset
- Sprezzo di Sarkhan
- Trionfo di Sarkhan
- Ultimatum Violento
- Voce Torturante
- Testi di colore:
- Artigliere Ainok
- Artiglio di Drago
- Atto di Tradimento
- Banchetto d'Ali
- Contraccolpo di Sangrite
- Costrizione
- Crogiolo di Fuoco
- Destino Dimenticato
- Distese di Polvere
- Dracogenesi
- Erede di Ugin
- Fronte Unito
- Fulcro di Ugin
- Ira Draconica
- Kirin di Alabastro
- Kirin Zampabruma
- Mascella Tonante Spavalda
- Mox di Diaspro
- Nodo del Fato
- Posizione Valorosa
- Potenza Colossale
- Scriba dello Zefiro
- Signore Supremo dei Nibbi Infernali
- Squillo di Trombe
- Tomba dello Spirito Drago
- Urlatore di Guerra Mardu
Galleria[]
Galleria
|
Curiosità[]
- Sarkhan, si pronuncia Sharkhan e significa "drago" in slovacco, mentre Vol significa "volo" o "volare" in francese.
- Sarkhan è il protagonista della storia del Blocco di Tarkir e dei trailer di I Khan di Tarkir e Draghi di Tarkir.
- Nel libro La Guerra della Scintilla: Ravnica viene rivelato che Sarkhan è uno dei planeswalker reclutati da Ajani. Tuttavia, svolse alcune missioni su richiesta di Ugin prima di unirsi alla battaglia.
- La traduzione italiana, "Sarkhan, Errante di Shiv", è ufficiale in quanto usata in Magic the Gathering Arena.
- Per la linea temporale attuale di Tarkir, Sarkhan si è generato dalle tempeste draconiche nel 4.559 AR.
Collegamenti esterni[]
Espansioni | Blocco Tarkir (I Khan di Tarkir - Riforgiare il Destino - Draghi di Tarkir) • Set Base 2019 • L'Avanzata delle Macchine • Tarkir: La Dracotempesta
|
Clan | Casate Abzan/Clan Dromoka • Via Jeskai/Clan Ojutai • Nidiata Sultai/Clan Silumgar • Orda Mardu/Clan Kolaghan • Frontiera Temur/Clan Atarka
|
Nativi | Narset • Sarkhan Vol
|
Eventi | Battaglia degli Antichi • Caduta dei Khan • Prima Linea Temporale • Seconda Linea Temporale
|
Pubblicazioni | Guida per i planeswalkers ai Khan di Tarkir • La Guida per i Planeswalker a Riforgiare il Destino • La guida per i planeswalkers a Draghi di Tarkir • Planeswalker's Guide to Tarkir: Dragonstorm • The Legends of Tarkir: Dragonstorm
|
Approfondimenti | Altro • Eventi • Gruppi • Luoghi • Personaggi • Razze • Visitatori |