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Return to Dominaria: Episode 2 è un articolo della rubrica Magic Story, scritto da Martha Wells e pubblicato sul sito della Wizards of the Coast il 22 marzo 2018. Racconta parte della storia di Liliana Vess e Gideon Jura.
Racconto precedente: Return to Dominaria: Episode 1
Storia[]
Liliana camminava nel Pantano alla fosca luce dell'alba, trascinando il proprio vestito sull’erba fangosa. Dinnanzi a lei, uno stormo di corvi prese il volo, sparpagliandosi dalle ombre che ricoprivano un albero morto. Furiosa, urlò: “So che sei qui! Affrontami, maledetto!” Lo stava cercando in tutta la palude dall’alba. C’era una grande quantità di orribili creature distorte e create dagli incantesimi della Cabala, ma tutte quelle che avevano incrociato il cammino di Liliana capivano ben presto chi fosse la vera minaccia.
L’Uomo Corvo doveva essere qui, e doveva sapere in che modo Belzenlok fosse riuscito a trasformare Josu in uno dei suoi lich. Non aveva pensato ad altro la notte precedente, quando il locandiere aveva praticamente trasportato un Gideon semi-incosciente nella loro camera e lei aveva utilizzato le erbe che aveva raccolto per curargli le ferite. Lei voleva fare proprio questo a Josu quel giorno lontano: rimetterlo in sesto, salvare la vita di suo fratello. Ora era facile capire quanto fosse stata testarda ed egoista, ignorando gli avvertimenti, facendo tutto in fretta, come se ogni minuto fosse stato prezioso, con la sola brama di avere successo dove ogni altro aveva fallito e diventare l’eroina della propria famiglia. Ma fu l’egoismo di un’adolescente, un narcisismo infantile. Non se lo meritava.
Josu non se lo meritava.
E anche mentre stava applicando la propria cura su Gideon, era irrazionalmente terrificata dalla possibilità che potesse accadere di nuovo. Che in qualche modo sarebbe riuscita a uccidere o trasformare il suo unico alleato. Ma quando lei se ne andò dalla locanda, lui si stava ancora riposando, intatto e in un profondo sonno.
Doveva trovare l’Uomo Corvo. Doveva trovare delle risposte.
Sopra agli alberi davanti a lei i corvi volavano in cerchio, poi scesero a spirale fino a formare un mulinello oscuro appena sopra al livello del terreno. Il loro rapido battito d’ali si unì in un’unica forma, come se si fossero fusi tutti insieme in una sola creatura. Da quella massa uscì, con un passo, l’Uomo Corvo.
Aveva lo stesso aspetto dell’ultima volta che lo vide, un’alta e pallida figura vestita di nero, con i capelli bianchi quanto le ossa e gli occhi di un colore dorato penetrante. L’aveva seguita su molti piani, sostenendo di volerla aiutare, nonostante lei non abbia mai avuto idea delle sue reali motivazioni. Lei chiese: “Sei stato tu? Hai parlato tu a Belzenlok della morte di mio fratello? Come ha fatto quel demone a rianimarlo ancora una volta?”
“Conosci già le risposte a queste domande, Lili”, disse lui, con una tale calma da rendere Liliana furiosa.
“È colpa tua.” Lei iniziò a camminare in avanti. C’erano corvi ovunque, appollaiati su ogni roccia, ceppo o ramo di albero marcio. Osservavano silenziosamente la discussione, immobili. Non aveva mai compreso cosa fosse l’Uomo Corvo, o perché fosse così determinato ad interferire nella sua vita. Poteva essere qualsiasi cosa, da un potente Planeswalker ad un drago antico in forma umana. “Tu hai causato tutto questo. Sistemalo. Lascia che Josu riposi in pace.”
“Non può essere fatto.” I suoi occhi dorati la squadrarono in modo calmo, come se il dolore di lei fosse divertente. “Se ti manca così tanto tuo fratello, avresti dovuto accettare di seguirmi.”
La rabbia di Liliana le si concentrò nel petto e al suo fianco gli spiriti degli Onakke nel Velo di Catena sussurravano. Lei disse, con sforzo: “A quale scopo? Cosa vuoi da me?” Lui non rispose, e la guardò pensieroso mentre il vento maleodorante scompigliava le piume degli uccelli. “Perché inseguirmi su ogni piano? Perché ingannarmi per far sì che trasformassi mio fratello in un non morto quando volevo solamente aiutare-” Sentì la propria voce aumentare di intensità, come se si stesse per spezzare, e si fermò. Respirò. Non era vulnerabile a causa dell’emozione, stava scalpitando col desiderio di strappare in pezzi questa creatura, qualsiasi cosa fosse. Ma non poteva permettersi di mostrare alcun segno che potesse essere interpretato come debolezza.
Lui disse: “Penso che tu conosca il motivo.”
Quelle parole si persero nel silenzio della palude. Liliana non voleva rispondere, non poteva rispondere. Lei lo sapeva davvero? Gli chiese: “Stavi cercando di far innescare la mia scintilla? Perché volevi che diventassi una Planeswalker?”
I corvi attorno a lui presero il volo e Liliana balzò in avanti. “Oh no, non-” Prima che potesse sollevare una mano gli uccelli decollarono vorticando e lui svanì improvvisamente, insieme ad ogni corvo presente.
Liliana sfogò la propria furia imprecando. “Inutile!”
Iniziò a camminare pesantemente, facendo fuggire dal terrore i serpenti e le altre fastidiose piccole creature del Pantano.
Come avrebbe potuto aiutare Josu? Non era solo il pensiero di Belzenlok che stava usando suo fratello come servitore a farle ribollire le ossa. Era la sua pratica curativa fallita così miseramente quel giorno lontano. L’Uomo Corvo l’aveva manipolata, ingannata per far sì che compisse quel gesto, sì, ma era pur sempre lei quella che l’aveva fatto, quella che aveva trasformato Josu in una sottospecie di non morto senza coscienza. E in qualche modo aveva reso i suoi resti vulnerabili alla magia di Belzenlok, permettendogli di riesumare Josu dalla tomba ancora una volta, schiavizzandolo, ma mantenendo intatti la sua astuzia ed il suo addestramento militare.
Potrei usare il Velo di Catena, pensò improvvisamente. Ora che Josu era stato trasformato in un lich, l’artefatto gli avrebbe potuto concedere l’eterno riposo proprio come era in grado di distruggere un demone… Imprecò a bassa voce dopo che ebbe realizzato qualcosa. Oh, quindi le cose stanno così.
Era questo il piano di Belzenlok, il motivo per cui aveva scelto Josu al comando delle sue forze a Caligo. Sapeva che se Liliana avesse usato il Velo di Catena per liberarsi di Josu, ne sarebbe rimasta così indebolita da non poterlo utilizzare per distruggere Belzenlok.
Le sue labbra si incurvarono con disprezzo. La sicurezza in sé stesso di Belzenlok era malriposta tanto quanto fu la propria quando Josu morì, quel giorno lontano. Quando lo uccise. Avrebbe utilizzato il Velo di Catena per dissolvere suo fratello. Io sono Liliana Vess, pensò. Se esiste un modo per uccidere Belzenlok senza il Velo di Catena, lo troverò.
Ma prima doveva fare in modo che Josu tornasse alla Tenuta Vess, nel punto in cui fu reso non morto inizialmente. Solo in quel punto la magia di dissoluzione avrebbe funzionato, solo in quel punto sarebbe riuscita a donargli l’eterno riposo.
Il sole del mattino stava splendendo attraverso i tetti rovinati della città quando raggiunse nuovamente la locanda. Gli abitanti erano nella piazza, alcuni facevano la guardia, mentre altri raccoglievano i banchetti del mercato bruciati. Al suo passaggio, tutti le fecero un cenno rispettoso, ed alcuni più giovani la salutarono. Lei li fissò, stupita, e li sorpassò fino ad arrivare in locanda.
Trovò Gideon sveglio nel giardino interno della locanda, dov'erano seminate le erbe e le verdure. Stava provando lentamente diverse pose di attacco con una spada presa in prestito, intento a mettere alla prova la sua spalla dopo l'opera curativa di Liliana. Lei gli si fermò di fronte, pronta ad un confronto, con un sogghigno sul volto ed una risposta tagliente pronta.
Gideon ripose la spada e si mise di fronte a lei. Disse, tranquillamente: "Novità?"
"Cosa?", disse lei, accigliata.
La fronte di Gideon si distese. "Il locandiere mi ha detto che eri uscita prima dell'alba. Pensavo fossi andata in avanscoperta per scoprire la posizione delle forze di Belzenlok."
Lei fece un gesto impaziente. "Sì, stavo cercando informazioni, ma-" Prese un profondo respiro. Aveva pensato che Gideon fosse stato pronto ad abbandonare la sua causa perché anche Nissa e Chandra l'avevano fatto. A causa di chi fosse lei. Ma non l'aveva fatto, e sarebbe stata una stolta a non chiedere il suo aiuto.
Sulla via del ritorno aveva provato a pensare ad un modo di spiegargli ciò di cui aveva bisogno senza raccontargli la verità, ma ogni storia che elaborava era più ridicola dell'altra. Iniziò a parlare, riluttante: "Ho un problema... in ambito familiare, potremmo dire. Ti ho già detto che un tempo vivevo qui." Era stranamente difficile far uscire le parole. "Il lich che guida le forze della Cabala in questa zona è mio fratello, Josu."
Non era sicura che reazione si sarebbe dovuta aspettare. Ma Gideon non disse nulla. La sua fronte si corrugò per la costernazione e lentamente si sedette su una panchina, intimandola di continuare con un gesto. Liliana iniziò a camminare sul pavimento in pietra dissestato del cortile e si ritrovò a spiegare. "Resi Josu un non morto, molti anni fa. Fu un incidente. Ero giovane, sciocca e inesperta. Volevo cercare di curarlo e..." Eseguì un gesto secco. "Ed è successo. Gli incantesimi, la magia oscura, furono quelli gli elementi che fecero innescare la mia scintilla, facendomi compiere involontariamente un viaggio planare. Non torno qui da allora. Ieri, quando andai a cercare le erbe, trovai le prove del lancio di una potente magia necromantica all'interno delle rovine della dimora della mia famiglia. Belzenlok dev'essere riuscito in qualche modo a riesumare Josu ancora una volta, così che potesse utilizzarlo contro di me." Si fermò e lo guardò negli occhi. "Ho bisogno di donare l'eterno riposo a mio fratello."
Ancora una volta, si sarebbe aspettata che Gideon se ne andasse. Questo non era ciò per cui si erano accordati e non avrebbe contribuito al loro obiettivo finale di distruggere Nicol Bolas. Nei panni di Gideon, Liliana se ne sarebbe andata da tempo. Ma lui annuì con un'espressione pensierosa. "Sì, questo è ovviamente il nostro prossimo passo."
"Ovviamente?" disse lei, sbigottita.
"Belzenlok sta utilizzando la Cabala per minacciare l'intera Dominaria. Se riuscissimo ad eliminare Josu, non solo tuo fratello sarà libero, ma la Cabala perderà la propria influenza sul Pantano di Caligo. Questo darà alle forze di Benalia una possibilità per riunirsi e costringere Belzenlok e la Cabala ad andarsene da Aerona." Gideon pose lo sguardo su di lei e sorrise mestamente. "È un buon inizio."
Lei era pronta a discutere, a far valere le proprie ragioni, quindi rimase basita di fronte a tale intesa. Si allontanò di qualche passo, cercando di riprendere il filo del discorso, e si ricordò di non avergli ancora detto la parte peggiore. "Avrò bisogno del Velo di Catena per dissolvere Josu. Dopo averlo usato, non avrò la forza di utilizzarlo contro Belzenlok."
Gideon ci pensò sopra un attimo. "Non c'è altra soluzione. Dovremo pensare ad un altro modo di distruggere Belzenlok." Scrollò un po' le spalle. "Nulla di tutto questo sarebbe stato semplice, o facile. Lo sapevamo entrambi."
Liliana strinse le labbra. Era stupido percepire un fastidioso barlume di emozione. Gideon era soltanto pratico. Era semplicemente fortunata che condividessero temporaneamente lo stesso obiettivo. Lei disse: "Dovrò riportare Josu alla Tenuta Vess per poterlo dissolvere, ma non saprei in che modo. Sta guidando le forze della Cabala, ne è circondato."
Gideon si alzò in piedi. "Per questo, penso di sapere esattamente cosa ci serve fare."
Gideon fece strada nella palude, utilizzando le indicazioni che aveva ricevuto dal locandiere e dagli altri leader a difesa del villaggio. Mentre seguivano un sentiero a malapena riconoscibile tra le pozze di acqua stagnante e la grande quantità di resti di alberi marci, disse a Liliana: "Qualche giorno fa, Josu e la Cabala sconfissero un grosso plotone militare di Benalia non lontano da qui. Alcuni di quei feriti si stanno tutt'ora rifugiando al villaggio, e gli altri sono andati a piedi in piccoli gruppi per riottenere una presenza in questa zona. Se li radunassimo e rendessimo la Tenuta Vess il nostro ‘palcoscenico’, Josu dovrà venire ad attaccarci proprio lì."
"Il tuo ottimismo non conosce confini", disse Liliana con un sentore di scherno nella propria voce.
"Riesco a capire che sei arrabbiata", le disse. "Non ti stai impegnando molto con gli insulti."
"Non sono arrabbiata!" sbottò Liliana. "Sto... calcolando. Perché mai queste persone dovrebbero darci ascolto?"
"Bè, quello è lavoro per me", disse Gideon.
Più avanti si trovava una piattaforma perfettamente rotonda, circondata dall'erba alta. Vicino ad essa, tre colonne lisce, alte una ventina di metri ciascuna, formavano un semicerchio. Erano i resti di un'antica rovina, un luogo che un tempo doveva essere circondato da una fitta foresta, ma che ora era scoperto e parzialmente affondato nel terreno paludoso. Dei viticci morenti erano avvinghiati sulla parte superiore, ma come le altre antiche strutture osservate da Gideon in questo luogo, la pietra era immacolata e nemmeno segnata dal tempo. Appollaiata sulla colonna centrale si trovava la persona che Gideon era venuto ad incontrare.
Era un angelo, dalla pelle di una sfumatura bronzea scura e dai capelli del colore delle nuvole cariche di pioggia. Le sue ali erano mezze spiegate, dalle piume di un bianco brillante che andava a sfumare in un grigio scuro sulle punte. Indossava un'armatura di piastre sopra una cotta di maglia e la spada posata ai suoi piedi era lunga quasi quanto l'altezza di Gideon. Lui la chiamò: "Accettereste una nostra udienza? Gerrel, il locandiere del villaggio di Vess, ci ha inviati qui per trovarvi."
Per un momento Gideon pensò che non avrebbe risposto. Poi le sue ali si estesero completamente e si alzò, scendendo dalla colonna. Atterrò dolcemente, flettendo le ginocchia per accompagnare il suo peso. A questa distanza ravvicinata, Gideon poteva notare che il suo tabarro bianco era sporco di sangue e che la sua armatura portava le ammaccature e i graffi di una recente battaglia. Con il volto inespressivo, l'angelo disse: "Chi siete?"
"Io sono Gideon Jura e lei è Liliana." Aveva deciso di non rivelare a nessuno il legame di Liliana con i Vess. Gideon aveva già abbastanza problemi a cui pensare. "Sappiamo che Voi siete Rael, Angelo della Battaglia e Protettrice di Caligo. Avete guidato Voi le forze di Benalia contro la Cabala in questo luogo."
Rael disse piattamente: "Allora saprete anche che ho fallito."
"Avete perso una battaglia", le disse Gideon. "Ma ciò non significa che abbiate fallito."
Lei alzò le sopracciglia, e un po' di vita si fece strada nella sua espressione. Era irritata, ma era pur sempre un'emozione. La sua voce si fece ironica, e disse: "Le banalità non fermeranno la Cabala."
"Sì, è molto fastidioso da questo punto di vista", disse Liliana, incrociando le braccia. "Ma siamo qui per offrirti il nostro aiuto."
"Sareste dovuti arrivare prima." Lo sguardo severo di Rael si spostò da Gideon a Liliana, cercando di capire le loro intenzioni. "Le mie forze sono in rotta, nascoste. Se ingaggio la Cabala ancora una volta, saranno distrutte. Lasciamo che si difendano al meglio delle loro possibilità. Qui non possiamo sconfiggere la Cabala in una battaglia in campo aperto."
"Lo capisco, ma non siamo qui per offrirti semplice forza fisica da aggiungere ai tuoi plotoni", disse Gideon. "Liliana è una potente maga, e ha distrutto i cavalieri non morti che attaccarono Vess la scorsa notte. Con il Vostro aiuto, abbiamo un modo per sconfiggere il lich Josu che comanda i tetrivivi in questa zona."
Le scure sopracciglia di Rael si abbassarono. "Conoscete il nome del loro comandante?"
Gideon diede uno sguardo a Liliana, la cui espressione non lasciava trasparire nulla. "E non solo, abbiamo anche un modo per metterlo a tacere per sempre."
Rael esitò, e nella sua espressione si poteva percepire un conflitto tra speranza e rassegnazione. Gideon osservò la speranza che prevaleva. L'angelo respirò profondamente e disse: "Spiegatemi il vostro piano."
Mentre Liliana si preparava per lanciare il proprio incantesimo, Gideon passò il resto della giornata con Rael a radunare le forze di Benalia rimaste a Caligo. All'alba del giorno successivo, erano sull'altura attorno alla Tenuta Vess con una piccola forza di soldati, cavalieri ed esploratori aviani di Benalia.
Il cielo era pieno di nuvole che minacciavano pioggia mentre Gideon e Liliana si incontravano con Rael ed i suoi luogotenenti all'interno di ciò che era il giardino recintato della casa, ora lasciato a sé stesso e pieno di erbacce. Guardandosi intorno, Gideon capì che avevano bisogno di una buona strategia difensiva. Troppi tra quei soldati e cavalieri erano feriti, troppi erano sconfortati dalle morti dei loro compagni e dalla devastazione che la Cabala aveva inferto a Caligo. Non aveva intenzione di far loro sopportare il peso di un attacco.
"Ci sono altri maghi qui?" Aveva chiesto Gideon.
"C'è Corin." Rael aveva indicato una piccola figura pallida in mezzo ai soldati di Benalia. "È un mago di Tolaria."
Corin sembrava molto giovane e scoraggiato, con le proprie vesti trascinate sull'erba bagnata. Aveva una specie di cristallo ed un guanto di metallo da artefice in una mano, ma non sembrava così formidabile. "Capisco", disse Gideon, ed annuì educatamente, pensando tra sé e sé di provare ad escogitare un piano che non prevedesse dei maghi.
Era vero che donare il riposo eterno a Josu avrebbe privato Belzenlok del suo generale in questa parte di Dominaria, ma era anche una parte fondamentale del piano di Gideon per uccidere Nicol Bolas. Non poteva permettere che questi soldati stremati sopportassero la pesantezza di una battaglia per assecondare i propri obiettivi, anche se il loro raggiungimento avrebbe comunque portato beneficio al piano di Dominaria.
Ovviamente Gideon era ben consapevole del fatto che le sue strategie difensive prevedevano, molto spesso, il suo lanciarsi nel mezzo tra qualsiasi cosa stesse attaccando ed i propri compagni. Rimaneva comunque la soluzione migliore, nel caso non gli fosse venuto in mente nient’altro.
“Perché ci stiamo incontrando qui?” chiese Thiago, un cavaliere di Benalia e secondo in comando di Rael. Diede uno sguardo al muro di pietra coperto di licheni che incombeva su di loro. “Questa dimora è maledetta. Non può essere un buon punto dove preparare una battaglia contro la Cabala.”
“La maledizione avrà fine quando mi libererò del lich”, disse loro Liliana. La sua espressione era fredda e maliziosa, come se quello di cui stavano discutendo non la toccasse minimamente, ma Gideon non se l’era bevuta. Lei aveva fatto del suo meglio per tenere a bada le proprie emozioni mentre gli raccontava di Josu, ma la conosceva abbastanza bene da percepire il reale orrore e lo sgomento che provava. Avrebbe potuto usare quell’occasione per mentire o provare a manipolarlo, ma non l’aveva fatto. Ne era rimasto sorpreso, e gli fece pensare che avrebbero potuto avere effettivamente una possibilità di uccidere Belzenlok e poi Nicol Bolas. Se davvero fossero riusciti a lavorare insieme come alleati, ogni cosa sarebbe stata possibile. Lei aggiunse: “L’incantesimo deve essere eseguito in questo luogo.”
Il capitano dei soldati chiese: “Il lich è stato creato dalla maledizione dei Vess?”
Gideon non ne aveva idea. Guardò Liliana, che disse: “Non ha importanza il modo in cui è stato creato. Questo è il luogo dove verrà distrutto.”
Un aviano portò a Rael una mappa, che srotolò su un tavolo di pietra. Mostrava il Pantano, il villaggio, il fiume e tutta l’area circostante. “Il lich possiede una creatura la cui volontà è sottomessa a lui. L’ha usata contro di noi a Caligo. È una spoglia di non morto: un’ombra del terrore. Tra i ranghi del lich ci sono anche diverse streghe scorticatrici.”
Gideon annuì. “Quali sono i poteri di queste ombre del terrore e streghe scorticatrici?”
“Non ne siamo completamente sicuri”, disse Rael, alzando lo sguardo verso di lui e facendosi seria in volto. “Nessuno è mai sopravvissuto per comunicarcelo.”
Liliana disse: “Oh, le streghe scorticatrici non sono niente di così insolito. Utilizzano la magia della morte, ma ciò che gli interessa di più è rimuovere la pelle dalle proprie vittime.” Gideon alzò le sopracciglia, confuso. Liliana chiarì: “La indossano.”
Gideon sospirò. “Ovviamente.”
“Hai visto una strega scorticatrice?” chiese Thiago, incredulo. Rael osservava Liliana, dubbiosa.
“Un buon numero.” Liliana si sistemò un braccialetto con finta noncuranza.
Gideon intervenne: “E le ombre del terrore?”
Liliana disse: “Bè, quelle sono più interessanti. Possono cambiare di dimensione, quindi non solo riescono a diventare incredibilmente grandi, ma possono perfino rimpicciolirsi al punto da riuscire a strisciare all’interno di un cadavere ed animarlo.” Agitò le dita. “Come un burattino.”
Gideon mantenne un’espressione neutrale mentre gli altri fissavano Liliana, sbigottiti da come abbia potuto ottenere queste informazioni. Lei si guardò intorno e disse, con la voce secca: “Conosco molte cose.”
Dopo un altro sguardo pensieroso a Liliana, Rael continuò: “Gli esploratori aviani hanno visto un’ombra del terrore diretta qui dalla sponda del fiume. Avrà al seguito dei tetrivivi e dei non morti sotto il controllo dei loro chierici. Il lich sarà da qualche parte nelle vicinanze, in attesa di avvicinarsi alla nostra posizione una volta che l’ombra del terrore e le sue forze avranno iniziato l’attacco.” Tornò in posizione eretta, scuotendo un po’ le ali. “Ciò significa che, probabilmente, non dovremo affrontare le streghe scorticatrici. Il lich non ha mai inviato queste due entità in battaglia contemporaneamente.”
“Anche una sola ombra del terrore potrebbe bastare.”, commentò Thiago.
Il capitano disse: “Esiste una prima volta per ogni cosa. Non possiamo dare per certo il fatto di affrontare solamente una di queste due minacce.”
Gideon non voleva che le forze di Benalia affrontassero alcuna creatura del lich. Chiese a Liliana: “Riusciresti a controllare un’ombra del terrore?”
Liliana corrugò la fronte. “Controllare, direi di no. Almeno finché non mi… libererò di Josu. A cosa stai pensando?”
Gideon quindi si voltò verso il giovane mago. Non voleva che Corin corresse dei rischi, ma il suo ruolo in questa strategia sarebbe dovuto essere piuttosto sicuro. “Corin, riusciresti a creare un’illusione con l’aiuto di Liliana? Far credere ad un’ombra del terrore che io sia una strega scorticatrice?”
“Sì, posso farlo!” Corin scattò verso Thiago e il capitano, sollevato per il fatto di poter essere d’aiuto in qualche modo. “Sono bravo con le illusioni.”
La bocca di Liliana si inarcò in un lieve sorriso mentre studiava la mappa. “Oh, ho capito a cosa stai pensando. È un’idea deliziosa.”
Rael e gli altri se ne andarono per raggiungere le proprie posizioni, e Gideon chiese a Liliana: "Sei pronta?"
L'espressione di lei era infastidita. "Certo che lo sono. Ora, cerca di sopravvivere mentre io mi occupo di Josu."
Gideon sospirò, e mentre lei sgusciava via verso la casa, lui raggiunse Corin. Erano riusciti ad eseguire qualche veloce preparativo, ma il piano dipendeva quasi interamente dalle magie di Corin.
Mentre si addentravano tra gli alberi al confine del territorio della casa, Gideon si mise la lancia a tre punte della Cabala dietro la schiena. Rael aveva detto che aveva anche uno scopo rituale, oltre ad essere un'arma, quindi poteva fornire più veridicità alla sua recita. Lui sperava fosse veramente così. Se non avesse funzionato, avrebbe affrontato da solo un'ombra del terrore ed il corpo principale delle forze della Cabala. Sarebbe stato interessante. Mentre Corin lanciava la magia, Gideon percepì l'illusione posarsi su di lui come fosse un lenzuolo bagnato. Abbassò lo sguardo per guardarsi, ma non notò alcuna differenza. "Non riesco a vederla."
"Perché non sei a contatto con la necromanzia", spiegò Corin. "Ho dovuto modificare l'illusione così da renderla visibile ad un'ombra del terrore." Esitò ansiosamente. "Spero che funzioni."
"Lo spero anch'io", concordò Gideon, e desiderò che Liliana fosse una maga di Tolaria invece che una necromante. Inviò Corin ad unirsi ai soldati e iniziò a camminare.
Mentre Gideon camminava nell'erba alta, la sentì fare forza, come se lui indossasse una lunga gonna che veniva trascinata. Era una strana sensazione, ma era la prova del fatto che la magia di Corin stava funzionando.
Facendosi strada tra il fango e zone nelle quali i cespugli erano cresciuti incontrollati, riuscì ad arrivare al fiume. Una volta uscito da un boschetto aggrovigliato di alberi morti, vide il tratto di terreno piatto che portava al mare di fango che un tempo era il fiume. Tra le forme degli alberi marci, delle figure oscure si muovevano risolutamente.
Era la forza della Cabala: una legione di non morti. Dei cadaveri barcollanti, i resti di soldati di fanteria, trasportavano le armi trafugate, e dei cavalieri non morti cavalcavano creature che un tempo erano dei cavalli. Tetrivivi e chierici dalle armature e mantelli neri camminavano tra di essi. E tutta questa compagine era guidata da...
Quindi è così che è fatta un'ombra del terrore, pensò Gideon. Come se già non avesse abbastanza materiale per popolare i propri incubi.
Era alta il doppio di Gideon. Una figura grigia scoperta fino alla vita, con il corpo che pareva un cadavere muscoloso ed essiccato. Il suo petto era stato squarciato dal collare fino alla vita, rivelando una cavità vuota che brillava di una luce spettrale, al di sotto di una faccia a punta con una larga mascella zannuta.
Gideon prese un profondo respiro e andò verso di loro, alzando le mani.
L'ombra si fermò, con la testa che scattava da una parte all'altra, come se stesse cercando di vederlo meglio. Un tetrivivo si fece strada e gridò: "Strega, cosa ci stai facendo qui? Perché disobbedisci agli ordini del tuo padrone?"
Muoviti velocemente e tieni chiusa quella tua boccaccia, gli aveva consigliato Liliana. Avrai pochissimo tempo prima che l'illusione attiri l'attenzione di Josu e capirà subito di cosa si tratta. Gideon continuò a camminare in avanti, tenendo alzate le mani, sperando che la sua postura fosse abbastanza "streghesca".
Improvvisamente, di fronte a lui, vide le figure di Drasus e Olexo, i suoi amici, i suoi Irregolari del Quartiere degli Stranieri di Akros, ed il cuore quasi si fermò nel suo petto. Erano non morti, con i corpi mutilati, cadaveri dissanguati, portati qui da Belzenlok in qualche modo.
Gideon quasi indietreggiò, ma si era preparato. No, non è reale. Da qualche parte tra i ranghi nemici, un chierico della Cabala stava evocando magia della demenza in una vasta area. Le immagini erano solamente incubi, estrapolati dal suo inconscio. Il tetrivivo di fianco all'ombra urlò: "Quella non è-"
Gideon scattò in avanti e lanciò la lancia dritta nel foro del petto dell'ombra. Fece un centro perfetto e l'ombra si stordì, ruggendo di rabbia. Gideon iniziò a correre e l'ombra lo inseguì velocemente.
Prima di raggiungere gli alberi, Gideon lanciò lo sguardo in alto per assicurarsi che l'esploratore aviano che volava sopra di lui lo vedesse. L'esploratore avrebbe segnalato a Rael di inviare le forze di Benalia all'inseguimento dei tetrivivi che contavano sull'ombra del terrore per guidare l'attacco. Il trucco da sfruttare contro le ombre come queste, gli aveva detto Liliana, è che sono sempre affamate ed il loro cervello è come una poltiglia. Dai loro abbastanza fastidio, e ti inseguiranno indipendentemente da quali siano i loro ordini.
Gideon si lanciò in discesa. Schivò gli alberi di un boschetto fradicio, per poi fermarsi improvvisamente. Davanti a lui c'era un'alta figura simile a una strega ricoperta dai resti macerati di pelli umane, con altre due figure simili dietro di essa. Streghe scorticatrici. Quindi Josu aveva spedito contro di loro tutte le sue armi più formidabili.
Il primo pensiero di Gideon fu quello di passare oltre e lasciare che l'ombra del terrore incontrasse le streghe scorticatrici, così da pensare che una di loro lo avesse attaccato. Poi vide i volti delle pelli legate attorno al collo della strega più vicina. I loro occhi si muovevano e piangevano dal dolore e dal terrore. Un qualche depravato incantesimo manteneva in vita le loro vittime. A questo punto, Gideon fece prevalere un secondo pensiero, e mentre la strega alzò le mani per lanciare una magia, lui estrasse la spada e scattò.
La strega espirò ed una nuvola di scura aria velenosa volò verso Gideon. Reagendo istintivamente, utilizzò la propria magia protettiva, l'egida eterna, e l'aria velenosa volò attorno a lui, evitandolo. Il primo colpo della sua spada le staccò la testa.
Mentre la testa sorpresa della strega rotolava nell'erba ed il suo corpo si accasciava sul terreno, l'ombra del terrore balzò fuori dal boschetto dietro di lui. Aggredì la prima strega scorticatrice che vide, sollevandola dal terreno e bloccandola nel foro del suo petto. La strega si dimenava, il suo corpo era in agitazione mentre si rimpiccioliva e collassava: l'ombra del terrore stava assorbendo tutta la sua forza vitale.
L'ultima strega gridò furiosa e lanciò un'altra nuvola tossica a Gideon. Lui utilizzò ancora la sua magia protettiva e la infilzò allo stomaco, portando la spada verso il basso per eviscerarla mentre lanciava altre magie. Caduta a terra, Gideon percepì che l'illusione attorno a lui stava svanendo.
Si voltò per affrontare l'ombra del terrore. Spero che Corin non sia morto, pensò. Il giovane mago doveva essere stato incapacitato in qualche modo, data la sparizione improvvisa della magia illusoria.
L'ombra del terrore fissò Gideon, visibilmente confusa, poi ruggì.
Il piano non aveva funzionato esattamente come previsto, ma lo scopo era quello di confondere e tenere lontana l'ombra dalle forze di Benalia. Gideon poteva tranquillamente continuare a fare quello che stava facendo. Ruggì in risposta all'ombra, stranita da quel gesto, e caricò.
Liliana era in piedi al limitare del territorio della tenuta. Sentiva i distanti suoni della battaglia e vide l'aviano volare al di sopra del Pantano. Non molto lontano, riuscì ad udire Gideon che uccideva qualcosa in modo rumoroso e furente, ma doveva dedicare tutta la propria attenzione solo ed unicamente a Josu.
Poi sentì qualcosa di potente che si stava avvicinando. Iniziò a soffiare un vento freddo su tutta la palude, che piegava l’erba alta ed increspava le pozze fangose, spezzando i fragili rami degli alberi morenti. Rintracciò la fonte: un centro di potere necromantico concentrato lanciato insieme a magia della demenza. E ad una fredda collera.
Liliana riusciva a percepire parti del proprio fratello in quella collera, frammenti di memoria ed una presenza familiare. Non si aspettava certo di poter parlare all’uomo che un tempo era suo fratello. Qualsiasi cosa fosse rimasta della vera personalità di Josu era sepolta, chiusa sotto chiave dagli strati della magia di morte di Belzenlok.
Trasformò quella scarica di emozioni in un’affilata lama di risolutezza. Il tormento di Josu sarebbe terminato oggi e Belzenlok avrebbe perso il suo strumento per il controllo di Caligo.
Inviò delle parole nel vento: Josu Vess, sono qui. Tu sai chi sono.
L’attenzione di Josu passò immediatamente a lei, localizzandola. Rabbia ed incredulità scorrevano nella loro connessione. La sua risposta giunse a lei: È un banale trucco.
Lei lasciò che il vento udisse la propria risata. Di certo riconoscerai tua sorella.
Un ruggito di furia psichica la raggiunse e lei si voltò, camminando sulla terra bagnata verso la tenuta.
Si fermò appena prima degli scalini che portavano alla sala principale e si guardò indietro. Josu era uscito dalle ombre degli alberi.
Mentre correva in avanti, non riusciva a vedere nulla del suo volto. La magia che lo aveva trasformato da un redivivo non morto senza coscienza al generale lich di Belzenlok aveva ricoperto la sua figura con un’armatura di metallo scuro. Degli spuntoni affilati si innalzavano dalla schiena e dalle spalle, e l’elmo pesante nascondeva i suoi lineamenti. Si fermò al centro del cumulo erboso che un tempo era il piazzale della casa. Allora sei veramente tu, sorella.
Lei rispose, Vorrei poterti riconoscere anch’io così facilmente, fratello. Il tuo padrone ti ha cambiato.
Sei stata tu a cambiarmi. L’ira gli diede un po’ di colore e lo fece sembrare più sé stesso, in un certo modo perverso, anche se il Josu che ricordava non si sarebbe mai veramente arrabbiato con lei. Tu mi hai fatto questo.
Non si era sbagliata: la propria magia curativa corrotta aveva in qualche modo permesso a Belzenlok di farlo risorgere. Sai che volevo solamente aiutarti. Fui ingannata, la mia magia- Si fermò. Era una trappola parlargli in questa forma. Non avrebbero mai potuto parlare veramente finché non l’avesse liberato da questa maledizione. Iniziò a salire gli scalini verso la sala principale.
Lui sfrecciò per inseguirla e lei corse sulle scale e attraversò la stanza verso il punto dove Belzenlok aveva eseguito il suo incantesimo. Si voltò e Josu l’aveva praticamente raggiunta, e incombeva su di lei con il suo martello da guerra alzato. Lei strinse il Velo di Catena.
Gli Onakke legati al Velo di Catena sussurravano nella sua mente mentre assimilava potere puro. Si rendeva vagamente conto di tutti i non morti del Pantano che si accasciavano come marionette mentre il Velo di Catena assorbiva il potere necromantico che li animava. Le linee sul suo corpo iniziarono a bruciare, ma ora riusciva a vedere Josu più chiaramente: una figura più piccola rinchiusa all’interno dell’armatura, l’uomo che era prima che le proprie magie gli distruggessero la vita, prima che Belzenlok lo trasformasse. I capelli scuri e la pelle pallida, caratteristiche molto simili alle proprie. È impossibile, realizzò. Stava usando magia della demenza contro di lei, le stava annebbiando la vista. Doveva agire ora.
Il potere degli Onakke nel Velo di Catena fluì attraverso di lei come una fiammata.
Se ne andò in un istante, portandosi via la sua forza. Inciampò, improvvisamente debole quanto un burattino senza fili. Voleva lasciarsi cadere sul terreno, ma sul lastricato dinnanzi a lei giaceva il cadavere in decomposizione di suo fratello. Lui la guardò con occhi vuoti.
La luce del sole grigio cenere rivelava le ossa nei buchi della sua pelle essiccata. Intontita, guardò in alto, notando che l’intera metà superiore della sala principale era scomparsa. Il potere necromantico di Belzenlok l’aveva tenuta intatta ed il Velo di Catena l’aveva spazzato via, facendo invecchiare la casa fino a farla diventare un cumulo di macerie. Non era sicura di quanto tempo fosse passato, ma attraverso i fori del muro frontale poteva vedere Rael ed i suoi soldati di Benalia radunati nel piazzale, e Gideon che cautamente saliva gli scalini.
Lei tremava dallo sfinimento e dalle linee del suo patto sgorgava sangue. Sapeva che la presenza di Josu qui era temporanea, un’ombra fugace della sua anima e del suo corpo. Tra poco sarebbe scomparso, in un riposo eterno. Incerta se lui la potesse sentire o meno, disse: “Josu, va tutto bene. È finita. La maledizione della Casa di Vess è terminata.”
Ma la sua mascella ossuta si aprì e gracchiò: “Non può terminare, Liliana. Non finché tu rimarrai in vita.”
L’odio nella voce di lui la sconcertò. “Cosa vuoi dire?”
Ciò che rimaneva delle sue labbra formò un sogghigno. “Tu hai distrutto la Casa di Vess, Liliana.”
Lei scosse la testa. Doveva essere confuso. I suoi ricordi dovevano essere sotto l’influenza dell’incantesimo di Belzenlok. “Josu, non ero qui-”
“Certo che no.” La voce di Josu si alzò, anche se il suo corpo stava svanendo. “Cosa pensi che sia successo dopo che te ne sei andata? Sono morti. Tutti. Nostro padre tentò di finirmi. Lo uccisi con le mie stesse mani. Nostra madre portò via le nostre sorelle, in cerca di una cura per me. E in cerca di te. Lei pensava che fossi sopravvissuta, pensava che ti avessero rapita. Seguì le voci riguardo una magia che poteva salvarmi e morì nel viaggio. Altri si presero questo fardello, le nostre sorelle, i nostri cugini, cercarono di fermarmi, di distruggermi. Morirono tutti.” Ora stava scomparendo, con frammenti del suo corpo che venivano portati via dal vento come polvere. “Tu hai ucciso me. Hai ucciso loro. Sei tu, Liliana. Sarai sempre tu. Tu sei la maledizione della Casa di Vess.”
E scomparve.
Liliana barcollò sotto il peso delle sue parole. Era rimasto non morto per tutto questo tempo, per tutti questi anni. La colse un freddo shock. Fu orribile. E, ancora peggio, la sua famiglia morì nel tentativo di metter fine al male che lei aveva creato. Fu un incidente, disse a sé stessa. Sono stata ingannata. Ma non aveva importanza. Il risultato sarebbe stato lo stesso se avesse volontariamente ordito il tutto per distruggere la propria famiglia.
Gideon andò verso di lei. La sua espressione era sotto shock, e disse: “Liliana, mi dispiace-”
Ha sentito, ha sentito tutto, pensò lei, sbigottita. Ma serrò la mascella e rifiutò di essere umiliata. Mentre lui cercava di prenderle il braccio per stabilizzarla, lei scosse la testa e fece un passo indietro. Costrinse la propria schiena a raddrizzarsi. Non si sarebbe indebolita. Era sopravvissuta a cose ben peggiori. E Belzenlok avrebbe pagato per il suo ruolo in tutto questo. Avrebbe pagato per la sofferenza patita da suo fratello. Avrebbe pagato per la realizzazione di essere stata lei a causare la distruzione della propria famiglia.
Con la voce piena di furia, lei disse: “Se Belzenlok pensa che questo possa fermarmi, è uno stolto. Farò irruzione nella sua Fortezza, massacrerò i suoi tetrivivi e distruggerò la sua eredità. Con qualsiasi mezzo. Se devo essere una maledizione, allora sarò quella di Belzenlok!”