Magic: the Gathering Wiki
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Sottopagine:

Lim-Dûl era un potente necromante che portò il terrore nel continente di Terisiare su Dominaria durante l'Era Glaciale. Condusse due importanti campagne militari durante i suoi tentativi di conquistare il piano di Shandalar. Morì su Shandalar, ma la sua essenza rimase ancorata nel suo anello e col passare dei secoli divenne l'essere noto come l' Uomo Corvo (Raven Man) e legò il suo destino a Liliana Vess.

The Eternal Ice[]

Lim-Dûl in origine era un umile soldato di Kjeldor, inviato insieme alla sua squadra in missione da Marton Stromgald per uccidere dei deboli goblin, ma scoprì ben presto che in realtà erano goblin in forze, numerosi e ben equipaggiati. Lim-Dûl fuggì mentre gli altri soldati venivano uccisi dai goblin. Durante la fuga venne travolto da una tormenta e rischiò di morire. La tormenta lo fece finire sulle rovine del Conclave dei Maghi, dove trovò l'anello di Mairsil.

L'anello gli concesse enormi poteri che non solo gli permisero di sopravvivere alla tormenta, ma lo resero anche un potente necromante. Costruì Tresserhorn, la sua fortezza, dove aveva trovato l'anello e divenne una potente forza politica di Terisiare. La maggior parte del popolo di Kjeldor pensava che fosse un male minore cosi come la maggior parte dei barbari di Balduvia e Lim-Dûl felice della loro ingenuità, lasciò crescere la loro sicurezza mentre nel frattempo la sua magia aumentava e le sue forze penetravano nelle profondità del territorio Kjeldor senza essere ostacolate.

Nonostante il suo potere però, c'erano esseri a cui Lim-Dûl non poteva rifiutare i suoi servizi: uno era il planeswalker Leshrac, che donò al necromante poteri ancora maggiori, nella speranza che avrebbe potuto utilizzare in seguito il vasto esercito di non-morti di Lim-Dûl per poter conquistare Shandalar. L'altro era Mairsil stesso, la cui essenza era rimasta imprigionata nell'anello per quasi 2.500 anni e se da una parte aveva donato il suo potere magico facilmente a Lim-Dûl, l'aveva fatto per poter lentamente manipolare e controllare parzialmente il necromante in modo che potesse vendicarsi di Jodah, causa della sua rovina.

Nella Scuola dell'Invisibile, mentre Jodah stava per eseguire il suo rito dei ricordi, venne tradito dalla sua seconda in comando Gerda Aagesdotter che insieme a sua cugina catturarono con l'inganno Jodah e lo consegnarono a Lim-Dûl. Il necromante drogò l'arcimago con il polline di Fyndhorn, confondendogli la mente e facendogli credere che fosse una sua creatura evocata, uno schiavo che avrebbe subito infinite punizioni dolorose se non avesse obbedito ai suoi ordini. Il necromante costrinse il suo nemico a fare ricerche sui piani, in particolare Shandalar e su come uccidere i planeswalker, poichè Lim-Dûl voleva uccidere Leshrac per essere libero dal suo controllo. Leshrac però scoprì facilmente i piani di Lim-Dûl e per punirlo alterò il suo aspetto donandogli delle corna in modo che il necromante si ricordasse che era solo un animale al suo servizio.

Grazie all'aiuto di Jaya Ballard, Jodah riuscì a fuggire e i due si misero in viaggio per avvertire Kjeldor delle intenzioni d'invasione di Lim-Dûl e della necessità di allearsi con i barbari. Inizialmente i mercanti, i maghi e le varie fazioni militari erano più interessate a combattere i barbari, invece di migliorare le difese di Kjeldor perché pensavano che il re fosse debole e che la loro città avesse bisogno di un leader forte come Martin Stromgald.

Lim-Dûl rianimò Martin Stromgald come uno zombie e lo utilizzò per creare i cavalieri di Stromgald. L'ordine dei cavalieri provocò un colpo di Stato, ma re Darien fu salvato da Jodah che sconfisse i cavalieri. L'attacco fece aprire gli occhi a re Darien e al suo popolo, che finalmente comprese il reale pericolo rappresentato dal necromante e si allearono con i barbari per sconfiggerlo.

Le forze di Lim-Dûl però, erano più numerose dei suoi avversari e non erano ostacolati dal clima invernale (in quanto non-morti) e con ogni uccisione aumentava il numero dei non-morti. Nonostante ciò, le forze alleate resistettero e superarono l'inverno. In primavera si prepararono per la battaglia decisiva contro il necromante. Molti leggendari guerrieri combatterono e morirono in quella che in seguito sarebbe entrata a far parte della storia come l'ultima battaglia dell'era glaciale.

Al culmine della battaglia, Lim-Dûl si trovò di fronte a Jodah, ma stavolta Mairsil era sotto il controllo del necromante che rivelò all'arcimago la sua vera natura. I due combatterono ferocemente usando i loro incantesimi più potenti, ma, a determinare l'esito della battaglia fu Leshrac, che durante il Summit di Luna Nulla trovò un accesso a Shandalar, voleva portare l'esercito di non-morti ad invadere il piano. Il planeswalker si infuriò nello scoprire che l'esercito di non-morti era stato decimato durante la battaglia e per punire Lim-Dûl gli tagliò la mano che portava l'anello di Mairsil, spezzando il suo legame con esso. Poi lo prese con sè causandogli terribili dolori, ma tenendolo in vita grazie ai suoi poteri di planeswalker, lo alterò in modo spietato e lo portò con sè su Shandalar giurandogli che lo avrebbe servito nuovamente.

Su Shandalar[]

Oltre a Leshrac e Lim-Dûl, anche Tevesh Szat e Faralyn arrivarono sul piano di Shandalar. Il guardiano del piano, Kenan Sahrmal, comprese che i planeswalker arrivati erano malvagi e volevano conquistare il suo piano. Non perse tempo, evocò rapidamente un drago astrale che uccise Faralyn, mentre lui esiliò Leshrac e Tevesh Szat. Lim-Dûl però riuscì a ferire Kenan, che scomparve. I seguaci del guardiano catturarono e decapitarono Lim-Dûl pensando di averlo ucciso, ma, in realtà il necromante era sopravvissuto trasferendo la sua anima in un altro corpo.

Dodici anni dopo, Lim-Dûl ricomparve con un esercito di non-morti. Il suo obiettivo era come quello del suo maestro, conquistare Shandalar perché ricco di mana. Città dopo città, Lim-Dûl portava morte e distruzione finché alla fine dopo anni di guerra rimase una sola città ad opporsi a lui: Ardestan, l'ultimo rifugio contro il malvagio necromante. La città fu messa sotto assedio e ben presto fu chiaro a tutti che Shandalar sarebbe stato conquistato dall'invasore.

Indebolito, ma ancora vivo, Kenan Sahrmal addestrò due allievi, entrambi planeswalker, a cui consigliò di pazientare poichè non erano ancora pronti ad affrontare l'enorme forza di Lim-Dûl. Azar, l'allievo più anziano, non era in grado di restare a guardare la sofferenza e la caduta di Ardestan senza fare qualcosa per impedirlo e così abbandonò di nascosto il santuario del suo maestro per difendere la città.

Azar rubò un incantesimo al suo maestro che aveva progettato di colpire lo spirito di Lim-Dûl per imprigionarlo nel suo corpo, traendo da esso il potere per creare la barriera che avrebbe protetto Shandalar dai planeswalker. Lim-Dûl era però preparato e quando Azar fu nelle vicinanze, gli lasciò completare l'incantesimo per trasferire il suo spirito nel corpo di Azar. Quando l'incantesimo fu completato, l'anima di Azar e quella di Lim-Dûl si affrontarono all'interno del corpo di Azar per guadagnarne il controllo. Il corpo di Azar alla fine crollò a terra e Kenan quando arrivò fu rattristato dall'apparente morte del suo allievo e seppellì il corpo in un luogo segreto mentre osservava la barriera creata per proteggere Shandalar.

Dopo alcuni anni, Azar perse la sua lotta contro Lim-Dûl e il necromante riemerse dalla tomba all'interno del corpo di Azar per muovere nuovamente guerra a Shandalar. Questa volta però, il necromante trovò molta più resistenza, organizzata dalle cinque potenti corporazioni dei maghi di Shandalar e durante la Guerra dei maghi, Lim-Dûl fu finalmente sconfitto dal secondo apprendista di Kenan Sahrmal, che era diventato il nuovo guardiano di Shandalar. Rimosse l'anima di Lim-Dûl dal corpo di Azar, imprigionandola dentro un potente artefatto, in modo che la barriera, legata alla forza vitale di Lim-Dûl non crolasse.

Anni dopo, il misterioso Arzakon, convinse con promesse di potere i cinque maghi maestri a lanciare l'incantesimo del Dominio. Il vero scopo del malvagio planeswalker era quello di entrare su Shandalar. Per lanciare l'incantesimo bisognava distruggere l'artefatto contenente l'essenza di Lim-Dûl. L'nganno di Arzakon riuscì, la barriera crollò e lui potè entrare su Shandalar. Fortunatamente per gli abitanti del piano venne sconfitto dal guardiano.

The Shattered Alliance[]

Nonostante Lim-Dûl fosse su Shandalar, Dominaria non era al sicuro da lui a causa dell'anello di Mairsil, che ancora conteneva l'essenza di Mairsil e anche una parte dell'essenza del necromante, che con la sua oscura magia costrinse Jaya Ballard a raccogliere e indossare l'anello. Jaya venne cosi posseduta e due decenni dopo, ancora sotto controllo mentale, andò da Jodah a parlargli di un possibile ritorno di Lim-Dûl perché l'anello era sparito. Non avendo alcun motivo di dubitare della sua ex-alieva e ottima amica, l'arcimago viaggiò con lei per sventare i nuovi piani del necromante.

Solo quando arrivarono a Soldevi Jodah scoprì la verità. Jaya però riuscì a colpirlo con un pugnale alla gola e usò il suo sangue, in quanto discendente di Urza, per attivare e risvegliare una bestia di phyrexia. Utilizzando la bestia Jaya riuscì a distruggere Soldevi per poi mandarla ad attaccare la scuola dell'invisibile. Jodah però grazie al suo specchio era riuscito a sopravvivere. L'arcimago lo ruppe sul viso di Jaya che ascese e si liberò dal controllo mentale, rimuovendo da se stessa l'essenze di Mairsil e di Lim-Dûl.

L'Uomo Corvo[]

Una nuova identità[]

L'anello di Mairsil che conteneva la coscienza e l'essenza di Lim-Dûl venne trovato da un antenato della famiglia Vess che lo seppellì nella terra del suo Maniero per impedirne un uso improprio. Tuttavia, un pezzo dell'anima fratturata del necromante raggiunse la giovane Liliana Vess e decise di usarla per tornare al potere.

Le origini di Liliana: il quarto patto[]

Nella foresta di Caligo, con le sembianze di un corvo che saltellava e volteggiava da un ramo all'altro, l'uomo corvo seguiva i passi di Liliana Vess. Quando la giovane se ne rese conto, gli disse che oggi non avrebbe avuto soddisfazioni, che Josu aveva bisogno di lei e che era pronta, lei sarebbe riuscita a guarirlo. Il corvo gracchiò in risposta e Liliana disse di non ridere di lei, si piegò a terra per raccogliere un sassolino da lanciare all'uccello, ma quando sollevò lo sguardo non lo vide più e al suo posto c'era un uomo. Liliana gli scagliò il sasso e poi portò la mano sull'arma da taglio che aveva alla cintura; chiamandola per nome l'uomo corvo le disse che non aveva cattive intenzioni, ma lei afferrò lo stiletto. Lui mostrò le mani vuote e disse che era normale che conoscesse il suo nome dal momento che suo padre era il loro signore e generale. Lei chiese se l'avesse seguita. L'uomo corvo rispose che proprio come lei, preferiva non farsi notare mentre vagava nei boschi, per evitare di diventare un cadavere per mano dei nemici di suo padre. Mentre lo ascoltava, Liliana pensò di sentire rumori di zoccoli in lontananza e disse che doveva andare alla radura e lui chiese se fosse lì dove crescevano le radici guaritrici. Lei si accigliò e chiese cosa intendesse e lui rispose che i razziatori avevano bruciato tutto insieme alle loro streghe e che ora la radura era solo un cerchio di cenere in cui celebravano i loro riti e risvegliavano nuovi soldati da far combattere contro suo padre. Disperata corse via e lui la seguì sotto forma di corvo e quando lei si fermò e si voltò, lui riassunse il suo aspetto umano dagli occhi dorati e le disse che senza le radici guaritrici Josu sarebbe morto. Liliana urlò che non l'avrebbe permesso e lui rispose che ne era sicuro e la ferma certezza della sua voce ebbe l'effetto di aumentare il panico che la giovane sentiva nel petto. Liliana continuò dicendo che doveva esserci un altro modo e che doveva trovare un'altra radura e lui disse che lei sapeva già che non esisteva nessun'altra radura. Liliana chiese se conosceva un altro modo per salvare suo fratello e in quel caso di dirgli qual era. Lui rispose che lo conosceva già e Liliana disse che aveva detto che la radura era stata bruciata e le radici distrutte; lui replicò che sapeva anche lei che c'era di più e ripeté che sapeva. Liliana quasi sobbalzò comprendendo che l'uomo si riferiva ai suoi studi segreti sulla necromanzia che in teoria le avrebbero permesso di trasformare anche una radice guaritrice bruciata e avvizzita in una cura per suo fratello. Liliana disse che non era pronta e che aveva ancora molto da imparare e lui rispose ironico che era convinto che Josu poteva aspettare finché lei non avesse completato i suoi studi. Liliana si allontanò, ma lui la seguì e le disse che non poteva permettersi di perdere tempo, che la sua conoscenza era già sufficiente sebbene lei non lo volesse ammettere, che la sua magia era già possente e che una volta che avrebbe accettato il suo potere, sarebbe diventata ancora più grande. Lei lo spinse indietro e chiese come poteva sapere così tante cose sulla sua magia e lui rispose che credeva che nessuno di loro mostrasse ciò che era in realtà. L'uomo corvo si accorse del suo cambiamento e disse che ora lo vedeva anche lei, che le radici guaritrici erano una cura potente e la scelta più sicura e che lei conosceva una via più forte.

Liliana usò la sua magia come le aveva consigliato l'uomo corvo e recuperò un blocco avvizzito e annerito di radici guaritrici, poi si incamminò verso casa osservata dall'uomo che aveva assunto nuovamente la forma di corvo.

Scontro con Liliana[]

Dopo che Liliana tornò su Dominaria nelle rovine della sua casa, l'uomo corvo apparve e l'attaccò venendo però sconfitto dalla necromante e costretto ad andarsene.

L'Occhio del Corvo[]

Quando Liliana andò in cerca di informazioni sul Velo su Shandalar, molto tempo dopo che Josu venne maledetto a causa delle manipolazioni dell'uomo corvo, Liliana resuscitò il prete che conosceva la storia degli Onakke nella speranza di trovare una cura all'emorraggia che le stava devastando corpo e mente causata dalla morte di Kothophed per mano sua. La sua profanazione però attirò le ire dei cittadini, che trovarono la necromante e misero fuoco alla casa in cui alloggiava. Liliana venne colpita e poi aiutata dal prete che parlava per enigmi. Quando giunse in punto di morte, il prete si rivelò essere l'uomo corvo, che usando la stessa pozione che aveva causato la maledizione di Josu, le salvò la vita. Liliana guarì da tutte le ferite e riconobbe l'uomo nonostante il suo aspetto diverso e lo pugnalò a morte per poi viaggiare nella cieca eternità. Dopo la scomparsa di Liliana, un corvo si appoggiò sul ramo e osservò la casa distrutta completamente dalle fiamme.

La scortesia dei corvi[]

Su Ravnica, l'uomo corvo fece seguire Liliana dai suoi corvi e quando lei arrivò al limitare di una piccola corte abbandonata, venne scoperto e apparve facendo sparire tutti i corvi. Liliana batté le mani e disse che era molto teatrale, l'uomo aveva lo stesso identico aspetto di quando lei lo aveva incontrato la prima volta, le mise una mano sulla spalla e disse che lei aveva bisogno di aiuto. Liliana scostò la mano, si allontanò di un passo e ironicamente rispose che immaginava che lui fosse venuto per offrire il suo aiuto. L'uomo corvo si mise a ridere e chiese se in tal caso lo avrebbe accettato, Liliana rispose di no e lui disse che non pensava che fosse in grado di accettare l'aiuto degli altri e lei rispose che non ne aveva bisogno e che aveva tutto sotto controllo. Divertito chiese quale sarebbe stata la sua prossima mossa e l'altra rispose che intendeva spazzarlo via dalla terra e trasformarlo insieme a tutti i suoi uccellacci in servitori zombie. L'uomo corvo rise e Liliana chiese di darle un motivo per non farlo. Lui scosse la testa e rispose che lo faceva sembrare facile e suggerì di provarci. A causa delle voci degli spiriti Onakke del Velo, Liliana si voltò e scosse la testa per rimuoverle. Appoggiandole un pugnale alla schiena, l'uomo corvo le disse che dava le spalle a un nemico, Liliana disse che non lo temeva e lo respinse con la sua magia. L'uomo corvo rispose che invece lo temeva. Liliana si voltò di scatto e con severità chiese chi fosse, che doveva essere un planeswalker dal momento che lo aveva incontrato prima su Dominaria, poi su Shandalar e ora lì, che ovviamente era un polimorfo e chiese cosa fosse realmente. Le labbra dell'uomo corvo si incurvarono in un sorriso più di crudeltà che di divertimento, ma non rispose. Liliana continuò che su Shandalar le aveva parlato del Velo come se fosse una sua idea, ma era stato Kothophed a inviarla a recuperare il manufatto. Lui rispose che nonostante ciò, lei non glielo aveva consegnato. Liliana rispose che non era la serva di nessuno e che se avesse dato al demone l'idea di inviarla a recuperare il manufatto, aveva piantato il seme della sua distruzione. L'uomo corvo rispose che lei era il mezzo per una distruzione molto più ampia. Lei si avvicinò con un sorriso subdolo e rispose che portava la distruzione ovunque andasse e quindi chiese perché non avrebbe dovuto distruggerlo proprio in quel momento. Lui replicò chiedendo se magari avesse finito per distruggere sé stessa. Liliana si accigliò e chiese cosa intendesse e l'uomo corvo le disse che la morte la osservava da ogni lato, che era legata a altri due demoni che erano molto più potenti di quelli che aveva ucciso, che il Velo assorbiva sempre più forza da lei ogni volta che lo utilizzava, ma senza esso i demoni le avrebbero strappato il cuore dal petto e che inoltre, il cacciatore maledetto le stava dando ancora la caccia. Liliana disse che si era abituata alla presenza della morte e lui disse che si era abituata agli omicidi, ai cadaveri che legava alla sua volontà, a utilizzare la morte come arma, ma alla fine essa l'avrebbe reclamata, una morte che non avrebbe potuto controllare e che stava crescendo dentro di lei. Liliana lo attaccò con la sua magia e corvi morti e brandelli di piume ricoprirono il selciato dove fino a pochi momenti prima si trovava l'uomo corvo, che poi emerse da un'altra nuvola di uccelli, con il pugnale in mano. Liliana lo afferrò per il polso e risucchiò l'energia vitale dalle sue vene e lui si dissolse nuovamente. Poco dopo, Liliana iniziò a viaggiare nella cieca eternità, ma prima di sparire completamente udì il grido di derisione di un corvo dietro di lei.

L'indignazione di Liliana[]

Su Innistrad, nel maniero di Liliana, l'uomo corvo apparve accanto alla necromante, stando attento a proteggere la mente dall'attacco mentale di Jace Beleren, poi disse alla donna di fare qualcosa poiché non poteva tenerlo fuori per sempre. Dopo che Liliana ebbe una breve discussione con Jace, l'uomo corvo le disse che sperava fosse terrorizzata da ciò che vedeva, poiché quel comportamento aggressivo non era tipico del comportamento di Jace.

Mentre lo scontro di volontà tra i due proseguiva, l'uomo corvo disse a Liliana che il telepate non era per lei e di ucciderlo, ma lei replicò di non dargli ordini.

Dopo che lo scontro tra i due terminò e Jace andò via, l'uomo corvo nella sua forma di uccello gracchiò la sua disapprovazione vedendo Liliana seguire Gared per andare da Dierk.

La fine promessa[]

Dopo che Liliana salvò i Guardiani e decise di combattere Emrakul, insieme agli altri spiriti del Velo, l'uomo corvo disse mentalmente a Liliana che dovevano andarsene da quel piano: rimanere era follia. La sua paura era evidente e Liliana lo schernì. Quando una sfera invisibile di potere si diffuse da Emrakul, inondando tutti i planeswalkers, il potere del Velo protesse la mente di Liliana, ma gli spiriti al suo interno continuarono a sussurrarle di fuggire. L'uomo corvo pensava che lei volesse conquistare la morte e disse che l'entità che stava affrontando era più antica del tempo stesso e più potente di lei: non sarebbe riuscita a vincere nemmeno con cento Veli. Liliana però lo ignorò, incanalò il massimo potere del manufatto e attaccò Emrakul. L'uomo corvo le disse che non sapeva quello che stava facendo: nessuno poteva trattenere quel potere a lungo. Liliana replicò con disprezzo e disse che lei osava farlo; non aveva mai maneggiato così tanta energia dal manufatto prima di quel momento e attaccò senza sosta respingendo Emrakul, ma con il passare del tempo, il suo corpo iniziò a tradirla e lei riuscì solo a mantenere la sua posizione. L'uomo corvo disse che lei era mortale e aveva dei limiti, mentre l'altra entità era immortale. Le disse di guardare l'erba e la polvere intorno a lei dal momento che quel luogo sarebbe diventato il suo cimitero. Liliana rispose con rabbia che non sarebbe stato quello il giorno della sua morte. Rassegnato, l'uomo corvo replicò senza disprezzo, odio o paura che se fosse stata fortunata, la morte sarebbe stata la migliore via di uscita di quel giorno: li aveva condannati entrambi.

Dopo che Emrakul venne imprigionata sulla luna, l'uomo corvo svanì dalla mente di Liliana.

Servi[]

Su Amonkhet, l'uomo corvo apparve dietro a Liliana mentre stava mangiando e chiese se lei non dovesse essere alla ricerca di qualcuno; era preoccupato per lei. Uno dei suoi demoni era su quel piano, il tempo stava per scadere e lei era ancora lì a gustarsi la frutta. Sapeva che non era rimasta inattiva e aveva inviato i suoi servitori, invece di dare un’occhiata lei stessa. Lei gli disse di sparire. Lui disse che era stato molto paziente: l'aveva lasciata in pace durante i mesi che aveva trascorso su Ravnica; era rimasto in silenzio durante la sua piccola escursione su Kaladesh, anche dopo che era diventata una pericolosa distrazione. Aveva cercato di convincere se stesso che lei sapeva ciò che stava facendo, che stesse rafforzando i legami che le avrebbero permesso di manipolare quegli sciocchi dei suoi "amici" per poi spingerli a operare per lei. Liliana replicò che i legami erano la via della manipolazione e l'altro chiese se ricordare i vecchi tempi con Jace era solo una mossa per ristabilire la sua presa sul telepate. Lei commentò che non erano affari suoi. L'uomo corvo disse che doveva fare in modo di non farsi dominare dai suoi legami, i suoi sciocchi alleati erano a due passi dai suoi nemici: lei non agiva mentre loro stavano ficcando il naso in giro e stava seduta lì a rischiare tutto ciò per cui si era impegnata tanto. Chiese se si fosse ammorbidita. Liliana replicò che gli altri avevano fatto per lei molto più di quanto avesse fatto lui. Con un ghigno l'uomo corvo rispose che era crudele e chiese se volesse dire che non le aveva coperto le spalle su Innistrad, quando il suo giocattolo con il cappuccio era inutile o che non l'aveva salvata quando era inerme nel ventre di quel wurm nel deserto e lui aveva preso il controllo del Velo, liberandola. A quelle ultime parole Liliana si voltò chiedendo spiegazioni. Lui sorrire e disse che stava cercando di aiutarla, Razaketh poteva non essere a conoscenza della sua presenza su quel piano: doveva radunare i suoi servitori e uccidere il demone il prima possibile, ed era ora che desse un senso ai suoi alleati. Notando che Jace stava arrivando verso di lei, Liliana gli disse di sparire e l'uomo corvo chiese se avesse paura che il telepate potesse vederlo. Lei replicò chiedendo se lui avesse paura di ciò che il mago mentale avrebbe potuto fare se lo avesse visto. Gli occhi dorati dell’uomo corvo si strinsero, le disse di non dimenticarsi del motivo per cui era su Amonkhet e poi svanì con un’espressione indignata.

Banchetto[]

Durante lo scontro tra Liliana e Razaketh, l'uomo corvo entrò nella mente della necromante e le disse che sarebbe sopravvissuta solo se avesse ucciso il demone. L'altra gli urlò di andarsene, non voleva sentire la sua voce. Lui replicò che sarebbe stata libera solo se avesse ucciso tutti i suoi demoni: l'avrebbe lasciata solo quando ci fosse riuscita.

L'Era della Rovina[]

Dopo la morte di Razaketh, durante la battaglia tra i Guardiani e Nicol Bolas tra le rovine di Naktamun, l'uomo corvo disse a Liliana che non era stata così sciocca da credere di poter vincere quella battaglia. Quando il drago fece dubitare la necromante rivelandole che lui conosceva il modo per usare correttamente il Velo, l'uomo corvo disse che l'altro stava dicendo la verità: poteva aiutarla. Alla fine Liliana scelse di non combattere e lui le sussurrò di andare via da quel mondo.

Su Dominaria[]

A Caligo, su Dominaria, dopo che scoprì che Josu serviva Belzenlok, Liliana si mise a cercare l'uomo corvo per avere delle risposte. Quando apparve gli chiese se fosse stato lui a parlare a Belzenlok della morte di suo fratello; lui aveva causato tutto ciò: doveva sistemare le cose e lasciare che Josu riposasse in pace. L'uomo corvo rispose che non era possibile. Liliana chiese quale fosse il suo vero scopo e domandò se il suo inganno aveva lo scopo di far innescare la sua scintilla e perché voleva che lei diventasse una planeswalker. Lui non rispose e scomparve.

Dopo la Guerra della Scintilla[]

Dopo la fine della guerra su Ravnica, l'uomo corvo comparve di fronte a Liliana mentre si stava dirigendo verso il Maniero Vess. Offrì la sua assistenza, ma l'altra resistette alla sua proposta.

Successivamente, dopo la sconfitta della falsa Liliana, Teyo Verada suggerì a Liliana di rinunciare al Velo in modo da dare una prova della sua "morte" per Niv-Mizzet e gli altri capogilda. L'uomo corvo la incoraggiò a conservare il manufatto, ma rimase completamente deluso quando Liliana, con l'aiuto di Ugin, riuscì a liberarsi del Velo.

Nonostante la perdita del manufatto, l'uomo corvo disse a Liliana che il loro lavoro insieme non era finito e che l'avrebbe rivisto presto.

Dominaria Unita[]

Identità rivelata[]

Come le aveva promesso, l'uomo corvo comparve nuovamente davanti a Liliana su Arcavios chiedendole di tornare a casa. Tuttavia, grazie ad un libro di Strixhaven la planeswalker scoprì finalmente la sua vera identità e quando i due si incontrarono nel Maniero Vess lo chiamò col suo vero nome, Lim-Dûl, e chiese cosa volesse da lei. L'altro rise e rispose che volevo che lo trovasse, che era diventata ciò che sapeva sarebbe potuto diventare e che era quasi pronto per lui. Liliana replicò che intendeva dire che la stava plasmando per essere il suo vascello. Lim-Dûl disse che sarebbe stata il suo capolavoro ma che le sue scelte l'avevano rovinata. Continuò che l'aveva fatta venire lì perchè non era l'unico presente in quel luogo e che gli altri avrebbero distrutto tutto se non fossero stati fermati. Spiegò che in passato si era dilettato con loro, ma gli avevano portato solo guai e gli avevano preso due delle sue vite ma adesso volevano distruggerlo. Liliana chiese se voleva usarla come arma contro i suoi nemici ma Lim-Dûl replicò che l'aveva chiamata per essere l'arma di Dominaria per combattere per il suo mondo, per salvare lui, gli abitanti del piano e se stessa. Appena finì di parlare una nuvola di corvi volò in tutte le direzioni.

Subito dopo la sua partenza Liliana venne attaccata dai phyrexiani al servizio di Sheoldred e l'anello di Lim-Dûl le promise il potere di aiutarla a respingere i suoi aggressori. Tuttavia, lei rifiutò e riuscì a sconfiggere i suoi nemici da sola per poi tornare su Arcavios. Dall'ombra, Lim-Dûl osservò la sua partenza, felice di essere riuscito a tirare i suoi fili ancora una volta: lei era ancora la sua creatura, lo aveva protetto e un giorno sarebbe tornata a casa.

Referenze[]

Rappresentato in:
  • Lim-Dûl il Necromante
  • L'Uomo Corvo
Mostrato in:
Carte associate:
Testi di colore:

Galleria[]

Galleria

Curiosità[]

  • La sconfitta di Lim-Dûl viene mostrata nel videogioco Magic the Gathering Battlemage.
  • Oltre a comparire nei libri, Lim-Dûl compare anche in alcuni fumetti.

Collegamenti esterni[]

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