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Episode 8: Gods of Chaos è un articolo della rubrica Magic Story, scritto da Seanan McGuire e pubblicato sul sito della Wizards of the Coast il 16 gennaio 2024. Racconta parte della storia di Kaya Cassir e Alquist Proft dopo la fine dell'Invasione di Nuova Phyrexia.

Racconto precedente: Episode 7: Rot before Recovery

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Storia[]

Il sole sorse lucente e bellissimo sopra la brughiera, risplendendo su ogni filo d’erba e riflettendosi su ogni goccia di rugiada. Era un mattino glorioso, quel genere di giorni che sembrava pieno di gloria e aspettativa, senza la minima possibilità che le ombre in agguato ai suoi confini lo intrappolassero per spegnerlo. Kaya era in piedi sulla veranda di Vitu-Ghazi, che stringeva gli occhi verso quel cielo perfetto, chiedendosi quando aveva perso la capacità di apprezzare qualcosa di semplice come l’alba. Non che potesse sfuggirle il fatto che fosse bella. Era più…

Era più il fatto che il piano… che ogni piano… si fosse rivelato essere così terribilmente ed irreparabilmente spezzato che qualcosa di bello come il sole mattutino veniva percepito meno come una promessa, e più come un’altra menzogna impilata sopra tutte le altre.

Una carrozza trainata da una coppia di orrori alati si fermò a bordo del marciapiede, e Kaya uscì dalla veranda per raggiungerla. Era dipinta di nero opaco con delle decorazioni sanguinanti; anche senza il simbolo di gilda sulla portiera, la poteva facilmente identificare come la carrozza della rappresentante Rakdos. La porta si spalancò e uscì Judith, splendida con il suo lungo vestito di velluto rosso, orlato di nero e completato da un corsetto di pelle nero che luccicava come acciaio lucidato a quelle prime luci. Arricciò il naso mentre guardava prima da un lato e poi dall’altro, concentrandosi infine su Kaya.

“Quando sono stata convocata come un banale lacchè, ammetto che mi sarei aspettata un comitato di benvenuto più notevole” disse lei, con scherno.

Kaya non abboccò. “La richiesta prevedeva che sarebbe dovuto essere presente il capo della gilda per ricevere le informazioni essenziali sui recenti omicidi” disse lei. “Non essendo tu Rakdos in persona, non avevi l’obbligo di partecipare.”

“Sì, bè, Sua Malignità è, come dire… troppo occupato a prepararsi alla guerra contro il resto di Ravnica per partecipare alla vostra piccola serata” disse Judith, scacciando via le parole di Kaya con la mano. “Anche se ammetto che mi sembra appropriato che questo piccolo dramma debba iniziare e finire con un tentativo di intrattenimento degli Orzhov. Chi ammazzerai per divertirci tutti oggi?”

Warleader's CallART1

“Nessuno, a meno che non continui a provocarmi” disse Kaya, mantenendo un tono di voce piacevole. “Aurelia e Lavinia sono già dentro, se vuoi unirti a loro.”

“Mentre tu stai qui a giocare alla portinaia? Adorabile.” Il sorriso di Judith era una lama di rasoio, abbastanza affilato da tagliare la carne fino all’osso. Passò oltre Kaya senza dire un’altra parola, lasciandola da sola sulla veranda. La carrozza se ne andò, con gli orrori che trottavano in inquietante unisono. Kaya alzò gli occhi al cielo. Judith era fatta così. Probabilmente sarebbe riuscita a trovare un modo per coreografare il proprio letto di morte per il massimo impatto drammatico possibile. Con delle sacche di sangue appese al soffitto o qualcosa del genere.

Kaya era ancora lì in piedi, a contemplare gli orrori dell’eventuale e meticolosamente preparata morte di Judith, quando un’enorme ombra comparve di fronte a lei. Alzò lo sguardo, facendo un mezzo passo indietro, e osservò Ezrim planare durante l’atterraggio, per poi offrirle un educato cenno del capo. Dietro di lui trainava un piccolo cocchio, occupato da un centauro vestito dei colori Gruul.

Il centauro uscì dal cocchio una volta in sicurezza sul terreno, sganciando la cintura che gli aveva impedito di cadere fuori bordo. Kaya si voltò, offrendo un breve mezzo inchino ad Ezrim.

“Signore” disse lei. Poi, mentre si voltava per guardare il suo accompagnatore: “Yarus, presumo.”

“Il messaggio diceva che volevate il leader dei Gruul” disse il centauro, ancora apparentemente scosso dal suo recente volo. “Non abbiamo un leader, ma parlo abbastanza forte da rappresentarci qui. Ed ero insieme a questo qui”, puntò un dito verso Ezrim, “quando arrivò la nota, quindi ha detto che era come tenermi in custodia.”

“Yarus non liberò Anzrag dalla capsula delle prove” disse Ezrim.

“L’avrei fatto, se avessi pensato ad un modo per farlo” disse Yarus.

“E non sa chi è stato, anche se ti è riconoscente per essere riuscita a catturare di nuovo il dio senza ucciderlo” continuò Ezrim.

“Non mi piace che sia prigioniero, ma è meglio che morto. Ero sicuro che voi gente civilizzata l’avreste abbattuto alla prima occasione” disse Yarus, con qualcosa che assomigliava ad un rispetto riluttante. “Non l’avete fatto, e il vostro uomo qui mi ha spiegato cosa deve succedere prima di poterlo riavere indietro con noi, sano e libero. Ma avresti potuto ucciderlo, e non l’hai fatto, e per questo hai il mio rispetto.”

“Non c’è di che” disse Kaya, incredula.

Ezrim, nel frattempo, si era avvicinato, incombendo su di lei. “Ora, Agente, volete spiegarmi perché pensate di avere l’autorità per convocarmi?”

“Verrà spiegato tutto a breve, signore” disse Kaya. “Se vorreste solo procedere all’interno, inizieremo presto.”

Ezrim le dedicò uno sguardo di valutazione. “Questo non è da te.”

“Forse. Forse no.”

“Chi ha organizzato tutto quanto?”

“Dentro, signore. Presto avrete le informazioni.” E anche io.

Con un ultimo sguardo imperscrutabile, Ezrim camminò oltre il largo portone, facendo domandare nuovamente a Kaya come si muoveva l’arconte quando doveva interfacciarsi con edifici costruiti ad una scala più umana. Quasi tutti i locali civici tenevano conto delle diverse dimensioni della popolazione, ma di sicuro qualche volta il suo lavoro lo avrà condotto a delle dimore private? Dei tunnel stretti? Dei luoghi che non erano pensati per accomodare un enorme destriero piumato?

Non aveva senso rimuginarci. Vitu-Ghazi era abbastanza grande, e aveva ancora delle persone da accogliere. Kaya fece cenno a Yarus di seguire Ezrim, poi volse nuovamente lo sguardo verso la strada.

Non mancava molto.

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Vannifar fu l’ultima dei capigilda ad arrivare, poco dopo Ral, che si era fermato prima di entrare per concedere a Kaya uno sguardo talmente empatico che lo stomaco di lei si attorcigliò per un attimo, come se tutto ciò che aveva mangiato da quando era arrivata in città rischiasse di riproporsi proprio in quell’istante. Teysa era stata anche amica di lui. Più di chiunque altro, lui comprendeva ciò che lei aveva perso, sia prima che dopo la morte di Teysa. Non erano mai stati particolarmente vicini, ma lì c’era qualcuno che la comprendeva, fino alla base del suo essere, ed era quasi un crimine che non avessero avuto tempo di parlare.

Ma poi iniziò a camminare verso l’interno, e Vannifar stava uscendo dalla sua carrozza, con un’amara espressione in volto, e Kaya era stata catapultata di nuovo nel ruolo che aveva concordato di interpretare nella piccola recita di quella mattina.

Spero che Proft sappia quello che sta facendo, pensò amaramente mentre andava ad accogliere Vannifar.

Era atteso soltanto un altro ospite dopo di lei: Krenko, il trafficone goblin che aveva visto parlare con Teysa alla festa. Perché lui fosse compreso tra gli invitati era solo una delle tante cose che Proft non aveva voluto spiegare… o forse non ne era stato capace.

Dopo che arrivò Krenko, Kaya lo accompagnò oltre le porte di Vitu-Ghazi e le chiuse dietro di lei con un soddisfacente tonfo. “Da questa parte” disse lei, facendogli cenno di seguirla mentre iniziò a camminare per la sala verso il santuario di Trostani.

“Chi altro c’è, eh, qui?” chiese lui, chiaramente ansioso.

Se Proft lo aveva convocato, probabilmente aveva ragione di esserlo. “Un po’ di persone” disse Kaya. “Quasi tutta la leadership delle gilde… ci mancano solo i Golgari e i Dimir, per ovvie ragioni…, tu, l’Agente Kellan dell’Agenzia, il Capitano Ezrim dell’Agenzia e Tolsimir.”

“Quindi, se chi sta dando la caccia ai capigilda volesse finire il lavoro velocemente, tutto quello che dovrebbe fare è colpire Vitu-Ghazi?”

Kaya fissò Krenko con uno sguardo austero. “Sai, è solo perché mi sembri triste della cosa che non ti arresto seduta stante. C’è Aurelia nell’edificio. Saresti in manette nel giro di qualche secondo.”

“Non puoi parlarmi in questo modo. Ho ottenuto la grazia!” disse Krenko, guardandola in modo torvo. “Riesci davvero a biasimarmi per preoccuparmi della mia sicurezza?”

“Dubito ci sia un luogo su Ravnica più sicuro di questo”, disse Kaya mentre apriva la porta verso il santuario di Trostani, che era stato trasformato nel loro luogo di raduno improvvisato per il salotto di oggi. Era piuttosto grande ma, anche così, con ogni sedia occupata ed ogni angolo pieno di mormorii scontenti, sembrava di certo alla massima capienza. Persino Trostani stessa sembrava innervosita, con le braccia incrociate e degli sguardi accigliati simili, se non identici, su tutti e tre i suoi volti.

Assemble the PlayersART1

Tutti si voltarono verso Kaya e Krenko quando la porta si chiuse dietro di loro. Aurelia fu la prima a muoversi, alzando una folata di piume dalla poltrona di cuoio che stava occupando e chiedendo: “Cosa significa tutto questo?” La catena che la legava alla Fanciulla del Massacro… la prigioniera che lei aveva insistito a portare, probabilmente per mostrarla per bene agli altri presenti… strattonò l’assassina in avanti di qualche centimetro.

“Non sei stata costretta a venire” disse Kaya.

“Sentito? Potevamo starcene a casa” disse la Fanciulla del Massacro prima che un potente strattone alla sua catena la ammutolisse. Judith distolse lo sguardo platealmente.

“Quando qualcuno dice che vuole la nostra presenza per sapere di più sulle morti dei nostri colleghi, sì, siamo praticamente stati costretti” disse Vannifar. “L’Agenzia è stata totalmente incompetente, e solo il fatto che i Boros siano in qualche modo riusciti a fare anche peggio rende tutto questo al limite di una farsa.”

Le ali di Aurelia si chiusero, e lei iniziò ad aprire bocca, preparandosi a dire qualcosa che Kaya era sicura avrebbe infranto la fragile pace presente nella stanza. Il tempo sembrò rallentare, con quell’attimo che durò più a lungo di quanto la causalità potesse spiegare, e nel silenzio creato dalla sua sconvolta pausa, si alzò un nuovo suono.

Due mani che battevano tra loro.

Kaya si voltò per vedere il Detective Proft uscire da un’ombra che non avrebbe mai potuto nasconderlo per tutto quel tempo, battendo le mani lentamente e a ritmo, con gli occhi fissi su Aurelia.

“Avevo detto a Etrata che avrei potuto impostare un cronometro da cucina per vedere in quanto tempo avreste perso le staffe una volta che fossimo stati tutti qui, e desidero ringraziarvi per avermi fatto guadagnare tre zino” disse lui. “So che me li farà avere.”

“Nei tuoi sogni” disse una voce dalla parte opposta della stanza. Etrata era apparsa allo stesso modo dalle ombre e si stava appoggiando al dorso di una sedia, con le braccia incrociate e lo sguardo divertito. “Puoi fare tutte le scommesse che vuoi. Ma non contano se io non sono d’accordo.”

“Oh-oh-oh, la pedanteria è il segno di una mente ristretta” disse Proft.

Ezrim, nel frattempo, si era voltato verso Etrata, con gli occhi socchiusi. “Dammi una buona ragione per non arrestarti e consegnarti agli Azorius qui e ora” disse lui. “Sono sicuro che Lavinia sarebbe deliziata nel riaverti in custodia.”

“Moltissimo” disse Lavinia, scandendo ogni singola sillaba, finché ciascuna non divenne quasi una frase a sé.

“Ah, ma temo che avrete entrambi le mani attorno al vero architetto del nostro bel rompicapo” disse Proft, con autocompiacimento. “Etrata è effettivamente evasa dalla custodia Azorius e, tecnicamente, potrebbe essere considerato un crimine. Tuttavia, visto che in quel frangente era stata arrestata illecitamente, credo troverete che il Patto delle Gilde la esoneri da qualsiasi conseguenza per aver compiuto quell’azione. Se avessimo voluto punire le persone per averci fatto fare una figuraccia, suppongo che avremmo dovuto chiedere ad Azor di compiere una diversa scelta di parole. Mi assicurerò di discuterne con lui, se mai tornerà.”

“Cosa vuoi dire?” chiese Ezrim, proprio mentre Aurelia chiedeva “Di cosa stai parlando?” e Lavinia diceva “Non puoi parlare sul serio.”

Le loro voci si sovrapposero, quasi come quelle di Trostani. Trostani, invece, rimaneva in silenzio, ad osservare come si stava svolgendo il tutto con occhi preoccupati.

“Ah” disse Proft. “Presto sarà tutto chiaro. Ho solo bisogno di farvi alcune domande prima di poter spiegare la situazione completa.”

“Perché dovremmo permettertelo?” chiese Ral.

“Perché le vostre risposte forniranno gli ultimi pezzi di questo puzzle e salveranno le vite di molti abitanti di Ravnica” disse Proft con improvvisa calma.

“Molto bene” disse Ezrim. “Dato che hai chiaramente invischiato i miei investigatori nel tuo intrigo e li hai convinti ad organizzare questa riunione per tuo conto, suppongo che possiamo concederti un po’ del nostro tempo. E se non riesci a soddisfare tutti i presenti, suppongo sarai felice di riconsegnarmi il tuo distintivo.”

“Non si arriverà a tanto” disse Proft, sicuro di sé. “Avrò bisogno di parlare con ciascuno di voi in privato, ma posso assicurarvi di una cosa: il nostro assassino è qui con noi in questa stanza.”

Mormorii e sguardi ansiosi seguirono quella dichiarazione. Krenko fu il primo a parlare, chiedendo “Allora perché ci hai chiamati tutti qui? Perché condurci in mezzo al nulla per dirci che siamo chiusi qui dentro con un omicida? So che io non l’ho fatto. Perché io sono qui?”

“Perché questo riguarda anche te” disse Proft. “Sapete tutti che qui qualcuno è colpevole, il che significa che nessuno di voi permetterà a qualcun’altro di andarsene. Sul perché siamo in mezzo al nulla, bè, il nostro assassino è un individuo pericoloso. Chissà come potrebbe reagire quando verrà rivelato il suo tradimento? Qui fuori, siamo lontani dai civili e dagli affollamenti. Ravnica ha già visto fin troppi morti negli ultimi tempi.”

Per tutta la stanza si innescarono delle discussioni. Kaya osservò le cosiddette luci guida di Ravnica mentre litigavano e protestavano come bambini, con la stanchezza che stava prendendo il sopravvento su di lei. Voleva soltanto andarsene in un posto tranquillo e farla finita con tutta quella situazione. Kaldheim. Quando tutto sarebbe finito, sarebbe andata su Kaldheim e avrebbe lasciato che Tyvar la portasse a pesca come aveva minacciato di fare. Sarebbe stata nell’acqua gelata fino ai polpacci ad osservare le luci arcobaleno che dipingevano il cielo, e non sarebbe stata in un luogo dove i suoi amici continuavano a morire, e non avrebbe dovuto sentire le persone che rispettava litigare come se l’unica cosa che contava fosse la loro scomodità.

Infine, Ezrim aprì le sue ali di scatto con un suono simile alla seta strappata e gridò “SILENZIO!” nella confusione. Cadde il silenzio, e tutti si voltarono a fissarlo. Molti apparivano infastiditi; Ral e Judith sembravano quasi divertiti. Trostani e Aurelia erano rassegnate.

“Cosa c’è?” chiese Vannifar.

“Ormai siamo qui” disse Ezrim. “Ci troviamo qui, vogliamo che questa cosa finisca e a queste persone è stato dato il compito e l’autorizzazione di indagare. Io voglio sentire cos’ha da dire il mio detective.”

“Io sono vivo, ma uno dei miei inventori no” disse Ral. “Gli Izzet lo permettono.”

“Gli Azorius non intralciano il sentiero della giustizia” disse Lavinia. “Lo permettiamo anche noi.”

Uno per uno, i capigilda seguirono con il proprio consenso, finché Kaya non si rese conto che Ezrim la stava guardando. Lei alzò le mani. “Ehi, io non sono più a capo del Sindacato!”

“Teysa non ha nominato un secondo in comando, e visto che lei non è ancora tornata dall’aldilà per esprimere i suoi desideri in materia di successione, non abbiamo nessuno che parli a nome della gilda se voi rifiutate” disse Trostani, rompendo il suo lungo silenzio. “Il Patto delle Gilde permette che possiate acconsentire per conto degli Orzhov.”

Sarebbe stato bello se Niv-Mizzet, che incarnava il Patto delle Gilde, si fosse presentato mentre i suoi continuavano a morire. Kaya sospirò prima di dire, amaramente: “Molto bene, allora. Voglio farla finita. Hai il consenso del Sindacato.”

“E quello della Casata Dimir, per quanto conti” disse Etrata.

“Visto che lo Sciame non ha inviato un rappresentante-”

“Oh, ma l’abbiamo fatto” disse Izoni, scorporandosi dalle ombre. “I Golgari approvano.”

Se Proft si fosse sorpreso della comparsa di lei, fece un eccellente lavoro nel non mostrarlo. Con espressione serena, lui disse: “Siamo d’accordo, allora?”

“No” disse Krenko. “Non voglio essere lasciato qui da solo con un assassino misterioso mentre interroghi qualcun’altro. Un sacco di persone hanno motivo di volermi morto. Questo lo sta solo rendendo più facile.”

“Saranno presenti sia l’Agente Kellan che il Capitano Ezrim” disse Proft. “Sarai più al sicuro qui che a casa tua.”

“Non dev’essere granché la sicurezza di casa sua” disse lentamente Judith, sempre più divertita.

“In ogni caso, dato che ora ho il permesso di procedere, comincerò i miei interrogatori con la nostra lady Planeswalker.” Proft si voltò verso Kaya. “Se foste così gentile da accompagnarmi?”

“Non posso chiedere a qualcun’altro di fare qualcosa che rifiuto di fare io stessa, quindi assolutamente” disse lei. “Tolsimir? C’è un posto dove possiamo parlare in privato?”

“Certamente” disse Tolsimir. “Selesnya si occupa dei nostri ospiti.”

Camminò verso le porte, aprendole con una spinta, e fece cenno ad entrambi di seguirlo nella sala, dove li condusse ad una porta più piccola.

“Andrà benissimo” disse Proft. “Grazie.”

“Il Conclave è felice di aiutare con la vostra indagine” disse lui, poi si voltò, lasciandoli soli.

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La stanza in cui erano stati condotti era piccola e un po’ trasandata, piena di mobili che probabilmente erano stati spostati lì da altre parti del maniero, costretti ad essere utilizzati un’ultima volta prima di venire buttati o riciclati in qualcos’altro. “Per nessun’altro è strano che Vitu-Ghazi abbia deciso di essere una… villa di lusso durante il suo recupero?” chiese Kaya, sedendosi. “Mi sarei aspettata qualcosa di più grande.”

Proft produsse un suono vago mentre si sistemava di fronte a lei, unendo le mani sulle proprie gambe. Kaya si sistemò, mettendosi comoda, ed aspettò che lui dicesse qualcosa. Proft, molto stranamente, rimase in silenzio. Sbattendo le palpebre, Kaya fece lo stesso.

Tra i due il silenzio si allungò, sempre di più, appeso in aria come una domanda senza risposta. Kaya mostrò imbarazzo. Proft non si mosse, rimanendo assolutamente fermo, come un cadavere.

Quella similitudine fece apparire per un attimo gli occhi aperti e spenti di Teysa nella sua memoria, e Kaya si irrigidì. “Che stiamo facendo?” chiese lei, con voce tagliente.

“Aspettiamo” disse Proft.

“Aspettiamo che cosa?

Prima che Proft potesse rispondere, qualcosa si mosse sulla parete alla sinistra di Kaya. Già in allerta a causa del lungo silenzio, si allontanò da essa, posizionandosi automaticamente in posa da combattimento, con una mano sul pugnale alla cintura. Il movimento si dimostrò essere una bianca radice simile a un verme che si stava separando dal disegno della carta da parati, avvolgendosi a spirale verso una base più spessa.

Quella base si gonfiò e si espanse, diventando un bulbo del colore di un grave ematoma. Iniziò ad aprirsi, con i petali che si stendevano delicatamente, e per mezzo secondo, sembrò che il fiore stesse prendendo un respiro.

Proft bloccò un contenitore per le prove di vetro trasparente sopra al fiore non appena iniziò ad emettere uno sbuffo di polvere grigio-giallastra. Polline o spore di qualche tipo.

“Saresti così gentile?” chiese lui, gesticolando verso il pugnale di lei con la sua mano libera.

Kaya sbatté le palpebre e si alzò, estraendo il pugnale e chinandosi per farlo scivolare sotto il bordo del contenitore, tagliando delicatamente il fiore intero dalla parete e all’interno del recipiente in attesa. Proft si sedette nuovamente sulla propria sedia, facendo scattare un coperchio sul contenitore. Un lampo di energia blu-bianca pervase il vetro, identificandolo finalmente come un contenitore per la raccolta prove sul campo. Il suo contenuto sarebbe rimasto in stasi finché non sarebbe stato necessario.

Proft si alzò. “Come speravo. Qui abbiamo finito” disse lui con un cortese gesto del capo verso Kaya. “Grazie per il tuo aiuto, e per avermi aiutato a vendicare la tua amica.”

Completamente frastornata, Kaya lo seguì nuovamente verso la sala. “Hai intenzione di dirmi di cosa si tratta?”

“Ho intenzione di dire a tutti di cosa si tratta. Chi ha commesso questi terribili crimini, perché Etrata e chiunque altro sia stato accusato sono innocenti secondo la legge di Ravnica e come possiamo mettere fine a questo terribile capitolo nella storia della nostra città.” Gli scappò un breve sorriso nei confronti di lei. “Non vorrai derubare un solerte detective della sua opportunità di vantarsi?”

DeduceART1

“Solo se spiegherai tutto.”

“Oh, credimi, non c’è nulla che voglia fare di più” disse Proft, aprendo la porta per tornare allo studio privato di Trostani.

Non era cambiato molto all’interno. Kellan si era seduto sulla sedia che Kaya aveva lasciato vuota e si alzò rapidamente non appena lei tornò, facendole cenno di unirsi a lui.

“Mi sono persa qualcosa?” chiese lei.

“Lavinia e Krenko hanno avuto un bisticcio. Lui ha detto che il Senato faceva sembrare i suoi delinquenti dei gentiluomini e le ha detto di arrestare nuovamente Etrata se voleva fare qualcosa di utile; Aurelia gli ha ricordato che Etrata è una nota assassina; poi lui è tornato nel suo angolo” disse Kellan, doviziosamente. “Oh, e la Fanciulla del Massacro ha morso Yarus. Oltre a questo, nient’altro. Cos’è successo con Proft?”

“Sta per cominciare lo spettacolo” rispose lei. “Silenzio. Voglio sentire cosa ci ha tenuto nascosto.”

Kellan si zittì quando lei si sedette, ed osservarono Proft camminare in mezzo alla stanza. Lui alzò in aria il suo contenitore, rigirandolo così che tutti potessero avere la possibilità di vederlo, prima di appoggiarlo in modo teatrale al centro di un piccolo tavolo rotondo per i rinfreschi. “Sono sicuro che vi stiate tutti ancora chiedendo perché ho chiesto a questi bravi rappresentanti dell’Agenzia di convocarvi qui oggi” disse lui.

“Sono più curiosa del motivo per il quale stavi andando in giro per la città insieme ad una fuggitiva” disse Aurelia.

“Ho la stessa domanda” disse Lavinia. “Inoltre, lei come ha fatto a scappare dalla nostra custodia? Quelle serrature dovrebbero essere sicure.”

Proft le ignorò, continuando con la sua presentazione. “Abbiamo diversi sospetti riguardo a diverse uccisioni. Zegana dell’Alleanza Simic, Teysa del Sindacato Orzhov, Kylox della Lega Izzet.” Lanciò uno sguardo verso Ral. “Le mie condoglianze per la perdita di uno dei vostri. Un ulteriore attentato è stato compiuto verso la vita della Condottiera Aurelia della Legione Boros… ma l’attacco verso di lei aveva una certa somiglianza con l’attacco verso Zegana. In entrambi i casi, una nota assassina di una gilda in relazioni tese con il resto di Ravnica è stata identificata come l’assalitrice, ed in entrambi i casi la presunta omicida non ha memoria dell’incidente.”

“O così vogliono farci pensare” disse Aurelia.

“Perché mai un’assassina Dimir avrebbe dovuto essere così aperta, o farsi catturare così facilmente? E come avrebbe potuto poi ingannare un circolo della veridicità senza il tempo per prepararsi?” chiese Proft. “Cos’è più facile da credere? Che stia dicendo la verità, o che il nostro intero sistema di giustizia sia in qualche modo fallibile?”

“Io so cosa preferirei” disse Ral.

“Continua” disse Ezrim.

Proft annuì verso di lui. “Sono stato informato della fuga della divinità Gruul all’interno del quartier generale dell’Agenzia… una fuga che è avvenuta proprio quando la squadra investigativa principale si stava avvicinando ad una serie di risposte, delle risposte che avrebbero potuto condurli sulle tracce dell’assassino. Yarus non aveva i mezzi per liberare Anzrag.”

“L’avrei fatto molto prima se li avessi avuti” disse Yarus.

“Esattamente” disse Proft. “Per liberare la divinità Gruul, qualcuno avrebbe dovuto avere accesso all’armadio delle prove. Qualcuno con i permessi e la capacità di aprire delle serrature molto ben sorvegliate. Mentre guardavo i pezzi del rompicapo, compresi che ciò che importava non era la scena del crimine: era l’ultimo luogo in cui ciascuno dei nostri assassini si ricordava di essere prima dell’evento. Krenko fu attaccato da qualcuno che non aveva alcun motivo di ucciderlo e che era passato dal fiorista prima di tornare a casa. Etrata era nei suoi alloggi privati, un luogo in cui si sentiva al sicuro e in cui poteva abbassare la guardia. Secondo Kaya, l’assassino di Teysa non aveva alcun ricordo tra una commissione che l’aveva portato nell’Ottavo Distretto e ritrovarsi coperto del sangue della Capogilda Karlov. L’elemento di connessione è la perdita di memoria. Non può essere qualcosa di semplice come un colpo alla testa o una normale intossicazione. Potrei accettare un assassino Dimir che controlla la propria mente con abbastanza maestria da nascondere il ricordo, ma diversi assassini civili senza addestramento? No.”

“Ci impieghi sempre così tanto per arrivare al punto?” chiese Judith.

“Ah, Judith” disse Proft, ruotando il volto verso di lei. “Mi stavo chiedendo per quanto mi avreste permesso di lasciarvi fuori dalla discussione. Avete continuato a cercare, disperatamente, di dare la colpa al vostro Parun ad ogni singolo passo dell’indagine. Ammirevole, se non per il fatto che la vostra ambizione potrebbe aver permesso al vero architetto di queste uccisioni di continuare ad agire indisturbato. Rakdos non è responsabile di tutto questo più di quanto non lo sia io.”

“Oh, quindi stai ammettendo la tua colpevolezza ora?” Judith si guardò le unghie.

Proft si rivolse nuovamente a Ezrim. “Dopo che Etrata mi spiegò la sua perdita di memoria, compresi che secondo la legge di Ravnica lei non era colpevole. Il controllo mentale non viene mai rinfacciato alla persona manipolata in questo modo. La accompagnai ai suoi alloggi, dove trovai una strana polvere. Izoni dei Golgari la esaminò per mio conto, e riuscì a verificare che, nonostante fosse di origine naturale, non proviene da alcun fiore o fungo che cresce naturalmente su Ravnica. Lei azzardò l’ipotesi di un coinvolgimento Phyrexiano, che fui costretto a considerare, dato che avrebbe spiegato molte cose… ma che non riusciva a spiegarne molte di più. Continuai a pensare, e iniziò a svilupparsi una teoria, una teoria che venne solamente rafforzata dalle informazioni che Kaya e l’Agente Kellan erano riusciti a raccogliere, e che generosamente condivisero con me. Nonostante tutto, avevo bisogno di una prova, che Kaya mi ha appena aiutato ad ottenere. Questo fiore.” Alzò nuovamente il contenitore, tenendolo in alto così da fissare l’attenzione di tutti nel posto giusto.

“Questo fiore non ha origini Phyrexiane. Non condivide alcuna caratteristica con le loro terribili creazioni, e nonostante sia convinto abbia origini innaturali, ora che esiste è qualcosa di completamente naturale, qualcosa che potrebbe ammorbarci per anni interi se mai riuscisse a mettere radici e diffondersi. Sapevo che se fossi venuto qui e avessi dichiarato di essere in procinto di risolvere il mistero mi sarei reso un bersaglio, e il nostro assassino non avrebbe avuto scelta se non tentare di eliminarmi alla prima occasione. Ha bisogno di segretezza per continuare la sua terribile opera. Annunciare la mia intenzione ad interrogarvi tutti è stata un’esca. Selezionando una famosa assassina interplanare come mio primo interrogatorio, ho presentato l’opportunità perfetta per colpire. Chi c’è di migliore per uccidermi e fuggire dalla scena, per poi sentirsi talmente tanto in colpa per le sue azioni da non poter più tornare a Ravnica?”

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Fece una pausa per riprendere fiato, permettendo a quel momento di estendersi drammaticamente prima di continuare: “Sappiamo, tramite semplice logica, che la sostanza ha dei limiti. Può essere utilizzata per sovvertire la volontà di un individuo una volta sola. In caso contrario, il nostro assassino avrebbe sicuramente influenzato nuovamente Etrata. Lei è una nota assassina, già coinvolta nel caso e se fosse stata trovata china sul mio corpo-”

“Come se mi fossi fatta trovare” disse Etrata.

“-sarebbe stata condannata senza dubbio. Ma quando venni attaccato in sua presenza, la minaccia era un’altra assassina, ingaggiata tramite modalità più ordinarie. In quel momento fui completamente sicuro che Etrata, nota per essere già stata influenzata una volta, sarebbe riuscita a proteggere tutti voi mentre attendevo che il nostro assassino tentasse di controllare Kaya per puntarla nella mia direzione.” Proft si voltò verso Tolsimir, annuendo rispettosamente. “Solamente una gilda ha l’abilità botanica di creare qualcosa di questa natura e un rispetto per l’equilibrio della natura tale da rendere i suoi effetti limitati. Questa è una creazione del Conclave. Il nostro assassino è un membro dei Selesnya. Una volta accettata questa semplice realtà, tutto il resto inizia ad acquistare senso.

Le radici di Vitu-Ghazi si espandono per tutta la città. Nessuna crepa, piega o angolo sono nascosti al grande albero. È un meccanismo perfetto per consegnare qualcosa di naturale e piccolo come un fiore in qualsiasi punto di Ravnica. Crescono velocemente, prendono il controllo delle loro vittime per abbastanza tempo da permettere alla vera mente di questi delitti di eseguire il proprio piano, e poi appassiscono, scomparendo senza una traccia. È perfino riuscito a far spuntare uno dei suoi fiori all’interno del quartier generale dell’Agenzia, costringendo uno dei nostri agenti a liberare Anzrag dall’armadio delle prove, cosa che sono riuscito a verificare chiedendo a uno dei miei contatti di controllare la zona per delle tracce di polline. Qualsiasi cosa pur di farci continuare a puntare il dito tra di noi e lontano dai Selesnya.”

Proft si fermò, continuando a guardare Trostani. Lei non disse nulla, e si limitava a ricambiare lo sguardo, con le espressioni sui suoi tre volti completamente disallineate. Ses gli stava lanciando un’occhiataccia, furiosa e con gli occhi socchiusi. Cim, al contrario, aveva gli occhi spalancati ed era inorridita. Oba sembrava quasi serena, come se la situazione non la riguardasse.

“Non puoi dire sul serio” disse Aurelia.

“Il controllo mentale assolverebbe effettivamente gli assalitori dalle conseguenze per le loro azioni, ma possiamo davvero confidare che una leader Golgari ci abbia dato informazioni accurate?”

“Ci hai lasciati da soli con un’assassina perché pensavi che sarebbe stato più sicuro?” chiese Krenko. “Dici che Vitu-Ghazi è stato usato per mandare questi fiori per tutta la città, quindi ci hai portati a Vitu-Ghazi. Devi essere proprio un genio, compare.”

“Ho dovuto farlo, se volevo mettere il nostro assassino abbastanza a suo agio da attirarlo allo scoperto.” Proft si voltò verso Lavinia. “Dato che Etrata è stata arrestata senza giusta causa, io non ho commesso alcun crimine liberandola per assistermi. Siamo d’accordo?”

“Ci vorranno mesi per gestire le scartoffie, e non sono felice della cosa, ma sì, siamo d’accordo” disse Lavinia.

“Allora l’unica cosa che rimane è che il nostro assassino faccia un passo avanti e affronti la sua punizione.”

“Sono stato io” disse Tolsimir, allontanandosi dalla parete dove si era appoggiato. “Ho inviato i miei più fedeli ad affrontare i lacchè dell’Agenzia dopo che erano venuti qui a consultare il Patto delle Gilde. Non volevo rischiare che l’effetto sulla Planeswalker svanisse prima che potesse uccidere il ragazzo fata.”

“Nobile da parte tua cercare di far ricadere su di te il fardello della colpa, ma non sei stato tu a fare tutto questo” disse Proft. “Purtroppo, ti mancano le capacità. E quegli assalitori erano i ‘tuoi’ più fedeli solo perché condividete la stessa causa. Quella pianta che ingoiarono, trasformandoli in muschio, era ben oltre le tue capacità di creazione. Riesco a vedere una foglia della stessa pianta che sbuca dalla tasca della tua giacca. Sei venuto qui pronto a compiere l’estremo sacrificio per poter proteggere il vero assassino.”

Proft si voltò di nuovo, questa volta verso Trostani, e abbassò la sua testa rispettosamente. “Desiderate dirglielo, o devo farlo io?” chiese lui.

“Dirci cosa?” chiese Vannifar.

“Oh, che è lei l’assassina, ovviamente.” Proft si girò per fronteggiare il resto della stanza, raggiante di orgoglio, un uomo a cui era stato finalmente concesso di fare l’unica cosa che gli provocava vera soddisfazione. “Non stavate ascoltando? È stata Trostani. È sempre stata lei dietro tutto questo.”

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