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Non c'è vera arte senza una vera sofferenza.

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Episode 5: Threads of War è un articolo della rubrica Magic Story, scritto da Akemi Dawn Bowman e pubblicato sul sito della Wizards of the Coast il 27 gennaio 2022. Racconta parte della storia di diversi planeswalker.

Racconto precedente: Episode 4: The Break-In

Storia[]

Il complesso era un caos di metallo e sangue, ma la Viandante non smise di muoversi. Era parte della danza: una figura nella battaglia in continuo movimento.

Vicino, la spada di Kaito continuava a sferragliare, contrastando l’assalto degli scagnozzi mercenari di Jin-Gitaxias. Tamiyo volteggiava in lontananza, con una pergamena srotolata che manteneva Tezzeret in uno stato temporaneo di paralisi.

Sul pavimento si potevano notare profondi segni artigliati nel punto in cui giaceva il corpo quasi mutilato di Jin-Gitaxias. Un segno del fatto che avesse provato, fallendo, a rialzarsi.

Ora era immobile.

La Viandante non si disturbò a controllare che fosse ancora in vita. Combattere la trasportava in una sorta di trance. I suoi pensieri ne erano consumati, e non avrebbe terminato finché il pericolo non fosse cessato.

Uno per uno, i loro nemici caddero. La Viandante e Kaito se ne assicurarono.

Quando il caos svanì, solo il silenzio riecheggiante riempiva le orecchie della Viandante. Si voltò, controllando il respiro nonostante l’adrenalina che scorreva in lei, e vide un cenno di sollievo nel ghigno di Kaito.

“Siamo una bella squadra” disse lui, facendo scattare l’elsa della sua spada per appiattire il bordo seghettato e rendere la lama nuovamente liscia. “Peccato che non sia rimasto nessuno per un secondo round.”

“Non mi ero resa conto che avessi sviluppato una tale affinità alla guerra” rispose la Viandante, raddrizzando il copricapo. “Il ragazzo che ricordo avrebbe preferito di gran lunga il bottino della cucina del palazzo.”

La risata di Kaito fu incontrollata. Con un movimento fluido, rinfoderò la spada sulla schiena. “È veramente da molto tempo che ve ne siete andata se pensate ancora che il cibo del palazzo sia il migliore di Kamigawa. Vi presenterò a questo venditore di Towashi… fa questi rotoli di granchio affumicato che praticamente si sciolgono in bocca e-”

Tamiyo si schiarì la gola, facendo un cenno verso Tezzeret, che era vincolato magicamente. Nonostante il suo corpo non si muovesse, i suoi occhi rosa infuriavano di vita.

Kaito si passò una mano sulla testa rasata, imbarazzato. “Giusto. Prima il dovere, poi il cibo.”

Tamiyo lo guardò brevemente prima di concentrare la propria attenzione sulla Viandante. “È chiaro che quest’uomo pone una minaccia a Kamigawa, ma forse potremmo trarre beneficio dalla conoscenza della vera entità dei suoi piani prima di rinchiuderlo.”

La Viandante spostò un filo di capelli bianchi dalla fronte. “Qualunque sia il suo piano, ha ferito i kami… e forse è ai kami che dovrebbe risponderne.”

Kaito aggrottò la fronte. “Volete portarlo da Kyodai?”

La voce di lei era salda come la roccia. “Sì. Decideremo insieme il suo destino.”

All’imperatrice fu insegnato di controllare le proprie emozioni, persino durante la battaglia. Ma era ancora una bambina quando la sua scintilla la spedì su un altro piano. Per molto tempo, fu completamente sola. Da sola nel dolore.

Quindi fece l’unica cosa possibile: strinse il lucchetto del suo cuore e trasformò il suo atteggiamento controllato in un mezzo di sopravvivenza.

Ora che si trovava a casa, poteva percepire le proprie emozioni tuonare contro il suo petto, desiderose di essere liberate. Ma non avrebbe abbassato la guardia. Non finché non avrebbe saputo con certezza che sarebbe potuta rimanere su Kamigawa.

Poiché se avesse aperto le porte del proprio cuore e si fosse permessa di percepire la gioia nel vedere nuovamente il suo popolo, nel vedere nuovamente Kaito, cosa sarebbe successo se le fosse stato strappato tutto via nuovamente?

Avrebbe potuto impiegare una vita intera per riprendersi da un tale dolore straziante.

La Viandante camminò verso Tezzeret e rinfoderò la propria spada. Qualsiasi cosa lui avesse fatto a Kyodai dieci anni prima aveva inavvertitamente innescato la scintilla della Viandante. Forse ciò significava che lui fosse anche la chiave per rimediare a qualsiasi danno avesse provocato il suo prototipo.

Avrebbe ottenuto delle risposte da lui. Ma l’avrebbe fatto con Kyodai al proprio fianco.

“Partiamo per Eiganjo immediatamente” ordinò la Viandante.

Tamiyo si inchinò leggermente in risposta. Kaito si limitò ad annuire.

Ma Tezzeret li osservava con nuova energia. Le vene del suo collo si sforzavano di contrastare la magia storica di Tamiyo, con lo sguardo che cadde nel punto in cui il Chip della Realtà era agganciato al dorso della mano della Viandante. Non poteva muovere il corpo, ma la mente?

Forse la mente era l’unica cosa di cui aveva bisogno.

Un brivido gelido attraversò la Viandante. Non ci fu il tempo di dire nulla… nemmeno un attimo per gridare un avvertimento prima che Tezzeret prendesse il controllo del Chip della Realtà.

La Viandante urlò, portandosi le mani alle tempie mentre il dispositivo pulsava di energia. I cavi di metallo scavarono ancora più in profondità nella sua carne, vibranti di potere. Ci fu un lampo bianco, poi percepì la sua mente saltare dal complesso al Palazzo Imperiale, dove Kyodai piangeva nella sua camera. Fu come se le loro menti fossero state unite… e la connessione significava che anche Kyodai era in agonia.

                 ART (Brilliant Restoration di Kamigawa: Neon Dynasty Promos)

La Viandante sentì come se la propria anima fosse intermittente sulla soglia tra due piani distinti. Il Chip della Realtà stava rovinando la sua scintilla, costringendola a compiere un viaggio planare. Ma riuscì anche ad acuire il legame della Viandante con Kyodai e, grazie a ciò, la Viandante riusciva a sentire i pensieri di Kyodai chiaramente, come se fossero nella stessa stanza.

Eiganjo è sotto attacco, la richiamò Kyodai. Risona ha portato un esercito. Devi compiere un altro viaggio planare: il palazzo ha bisogno di te.

La Viandante cercò di rispondere, per dire a Kyodai di Tezzeret e del Chip della Realtà, ma fu inutile. Il dolore si diffondeva in ogni nervo. La sua scintilla si stava destabilizzando.

La mente della Viandante vacillò.

“No!” gridò Kaito, con voce roca. Distese un braccio, direzionandolo verso una grossa cassa in lontananza, e la spinse con la mente. Con un ruggito disperato, Kaito fece volare l’oggetto da una parte all’altra della stanza, scontrandosi con la schiena di Tezzeret in un sonoro crack.

Lui si accasciò in ginocchio, stordito, ma Kaito non gli diede il tempo di riprendersi. Una seconda cassa si schiantò contro la nuca di Tezzeret, più veloce e rumorosa della prima.

L’impatto fece svenire Tezzeret sul colpo.

Tamiyo assunse un’espressione più seria e rilesse il suo incantesimo di paralisi. “Il suo potere sulla tecnologia gli permette di manipolare il Chip della Realtà.” Lo sguardo di lei si spostò sulla Viandante. “Qualsiasi cosa abbia fatto… sta rendendo instabile la vostra scintilla.”

Kaito si inginocchiò di fianco alla Viandante, contraendo il volto dalla preoccupazione. “Pensavo avessi detto che il chip l’avrebbe tenuta su Kamigawa.”

Tamiyo fluttuò più vicino. Con grazia eterea, si chinò verso il basso e sollevò la mano della Viandante per guardare più da vicino il dispositivo. “Credo che Tezzeret abbia attivato qualcosa all’interno del dispositivo. Ma questa tecnologia va oltre la mia comprensione. Non vedo modo di ripristinarlo.”

“Lo riesco a sentire. È come se mi stesse dividendo in due dall’interno” disse la Viandante, con un cenno di dolore. “Ti prego… aiutami a toglierlo.”

“Rischierete di compiere un viaggio planare se lo faccio” le fece notare Tamiyo.

“Il chip non mi terrà qui. Non più. E se compio un viaggio planare con esso, sarei perduta nel Multiverso con un Chip della Realtà instabile. Chissà cosa potrebbe accadere…” La Viandante si strinse il petto, sforzandosi di trovare un modo per legarsi al piano. “Il chip ha aperto una strada verso Kyodai. Posso concentrare la mia energia su di lei ed utilizzare il nostro legame per cercare di controllare la mia scintilla.”

“Sarà sufficiente?” chiese Kaito, con un briciolo di speranza nella voce.

La Viandante non osò guardarlo negli occhi. Temeva che lui avesse potuto notare la sua incertezza. “Dovrà esserlo” fu l’unica cosa che disse.

Tamiyo fece un cenno di comprensione e premette un dito contro il Chip della Realtà, in attesa, mentre gli strani cavi si dimenavano e si liberavano dalla pelle della Viandante.

La Viandante si morse il bordo del labbro, cercando di non sussultare per il dolore. “C’è qualcos’altro” aggiunse lei, osservando il modo in cui Tamiyo stava studiando il chip non come se fosse un’arma, ma come se fosse un libro in un’antica biblioteca. Qualcosa che aveva bisogno di tempo per essere compreso. “Kyodai ed Eiganjo sono già sotto attacco. Se c’è una speranza di fermare i Rivoltosi, dobbiamo arrivare lì prima che Risona raggiunga Kyodai.”

Kaito aggrottò la fronte. “Non farebbe del male a un kami, vero?” E non un kami qualsiasi: Kyodai era lo spirito guardiano di tutta Kamigawa.

Il volto della Viandante impallidì. “Risona vuole abolire l’impero e porre fine al governo Imperiale. Forse è convinta che conquistando il trono con la forza sia sufficiente per distruggerlo. Ma se si rendesse conto che Kamigawa non accetterà mai una repubblica radicalizzata senza la benedizione di Kyodai, potrebbe cercare di eliminare una volta per tutte Kyodai. In qualsiasi caso, io devo proteggere il tempio.”

“Ci impiegheremo ore per tornare a Eiganjo.” Kaito indicò Tezzeret, ancora svenuto. “E, a meno che una delle pergamene di Tamiyo si riveli essere un incantesimo di levitazione, dovremo anche trasportare il nostro prigioniero fin là. Il quale, vorrei far notare, è composto quasi esclusivamente di muscoli e metallo.” Alzò le spalle. “Quello che voglio dire è che questo potrebbe non essere il momento migliore per avere un problema alla schiena.”

“Sono riuscita a compiere un viaggio planare da Eiganjo a questo complesso” disse la Viandante. “Posso tornare al palazzo nello stesso modo.”

“Ma sarete da sola.” Kaito scosse la testa. “Senza contare che questa volta non avete il chip. E se non funzionasse?”

“Allora abbiamo bisogno di un trasporto.” La voce della Viandante era piatta. Seria. “Qualcosa di più veloce di un traghetto celeste, con abbastanza spazio da trasportare noi quattro.”

Kaito storse la bocca. “Ci sono mecha di sicurezza in tutta Otawara. Ma non sono pilotabili. Bisognerebbe violare i controlli e impostare manualmente una rotta verso Eiganjo.”

Tamiyo mormorò, pensierosa. “Forse esiste un’alternativa. Il Chip della Realtà sembra aumentare il potere che già esiste, come la scintilla della Viandante.” Guardò Kaito. “Come te, anch’io ho il dono della telecinesi.”

Kaito era ancora inginocchiato di fianco alla Viandante, e la fronte gli si aggrottò in segno di preoccupazione. “Ti prego, dimmi che non stai suggerendo ciò che penso tu stia suggerendo.”

Tamiyo sollevò il Chip della Realtà sul dorso della propria mano e vi premette contro il pannello. I cavi si annidarono nella sua pelle, facendole prendere brevemente fiato prima che i bordi del dispositivo iniziassero a brillare.

Indicò Tezzeret. “Aiutatemi a trasportarlo verso il mecha più vicino. Io farò in modo di portarci a Eiganjo.”

Il gruppo si mosse velocemente, trasportando il peso del loro nemico sulle spalle. Si fecero strada fino al bordo di Otawara, dove un mecha di sicurezza a forma di un enorme rettile origami era appollaiato su un’alta piattaforma. I suoi occhi puntavano al traghetto celeste sottostante.

Kaito inclinò la testa verso la macchina corazzata, dove una coppia di missili era adagiata sulle sue spalle. “Qualcun altro riesce a vedere il problema, o sono solo io?”

“Permettimi” disse la Viandante, come se avesse accettato un’amichevole sfida.

Si mosse rapidamente sull’asfalto, evitando le telecamere del mecha. Con la spada impugnata, la Viandante alzò l’elsa sopra la spalla, con la lama puntata verso il cielo, e lasciò cadere l’arma proprio sul collo della bestia metallica, esattamente tra due piastre di armatura sopra la sua spina dorsale.

La spada colpì violentemente, e delle scintille partirono dal quel collo come se dei cavi fossero stati recisi. Il mecha si lasciò andare in un grugnito strascicato prima di abbassare il corpo sul terreno e assestarsi in uno stato di ibernazione.

La Viandante risalì il suo dorso, utilizzando la corazza a ventaglio come scalini, e recuperò la propria spada prima di girarsi per guardare gli altri. “Dovremmo sbrigarci: è questione di tempo prima che qualcuno noti che il segnale di sorveglianza non sta più funzionando. E non abbiamo proprio il tempo di rispondere a delle domande.”

Kaito e Tamiyo aiutarono a trascinare il corpo di Tezzeret sul dorso del mecha, facendo del loro meglio per assicurarsi alla fila di dischi metallici stratificati lungo la spina dorsale.

Con Tezzeret incastrato sotto una delle sue braccia, Kaito lanciò uno sguardo preoccupato alla Viandante, per poi tornare a Tamiyo. “Ottimo, quindi contiamo fino a tre o-”

Tamiyo non lo lasciò finire. Chiuse gli occhi, prese un bel respiro e lasciò che il potere del Chip della Realtà le scorresse nelle vene.

Sotto di loro, il mecha rettile si scosse. La Viandante lanciò in avanti una mano, aggrappandosi ad una delle scapole. Sembrava che il cielo stesse venendo strappato a metà… poi il mecha si librò in volo.

Il cuore della Viandante barcollò quando Tamiyo fece sfrecciare la macchina oltre il bordo di Otawara. Volarono attraverso le nuvole, con il vento che batteva contro i loro volti. Kaito aveva un ampio sogghigno, e si godeva ogni momento, mentre la fronte di Tamiyo era aggrottata per la profonda concentrazione.

Il mecha sussultava sotto di loro: era una grande quantità di metallo da controllare, e la Viandante non era sicura di come il Chip della Realtà stesse avendo effetto su Tamiyo. La Viandante lo utilizzò come aiuto durante i viaggi planari, ma ci volevano solo pochi secondi. Ci sarebbe voluto decisamente più tempo per raggiungere Eiganjo.

Strinse la sua presa attorno a Tezzeret e sperò che la brezza potesse trasportarli più velocemente.

Quando finalmente uscirono dalle nuvole, la Viandante riuscì a udire il flebile suono della guerra in lontananza. Il metallo che si scontrava. Le urla dei feriti.

Sulla superficie, sotto di loro, la Viandante osservò le mura esterne del Palazzo Imperiale trasformarsi in macerie.

Risona e i Rivoltosi Asari erano veramente arrivati a Eiganjo… e avevano già sfondato i cancelli.

Quando Tezzeret si agitò, la Viandante non fu abbastanza veloce da estrarre la spada.

Con un feroce movimento della mano, lui prese il controllo di tutti i dispositivi fumogeni della cintura di Kaito, sparpagliandoli lungo tutto il dorso del mecha. Esplosero in ondate di fumo bianco e grigio, lasciando Kaito, Tamiyo e la Viandante a tossire violentemente e alla ricerca di aria pulita. Il mecha ondeggiava, inclinandosi da un lato all’altro, e la Viandante sentì che la propria mano stava iniziando a scivolare.

Kaito allungò un braccio, afferrando disperatamente l’avambraccio di lei con le proprie dita. “Vi ho presa!”

Ma gli occhi della Viandante erano fissi su quelli rosa brillanti di Tezzeret. Lui fece un sorrisetto prima di lanciarsi dal mecha. In quel momento, Tamiyo lanciò un urlo strascicato.

Non riusciva a controllare da sola il mecha… e in pochi secondi ci sarebbe stato l’impatto, troppo vicini alla superficie per evitare di schiantarsi a terra.

La Viandante guardò Kaito con disperata urgenza. “Dobbiamo saltare” ordinò.

Kaito non voleva lasciarla andare: lei riusciva a vederlo nello sguardo terrorizzato di lui. Ma la Viandante non gli avrebbe dato scelta.

Si liberò dalla stretta di lui e saltò verso la superficie.

L’ultima cosa che vide la Viandante prima di roteare con il corpo per ammorbidire l’atterraggio fu il mecha esplodere con il fianco di un edificio residenziale Imperiale.

Quando la foschia fumosa finalmente si diradò, Kaito si mise in piedi, ritrovando forza nelle proprie membra, e iniziò a cercare vicino ai resti del mecha qualunque segno dell’imperatrice.

Non riuscì a trovarla.

Forse era un buon segno non aver trovato un corpo. Forse significava che era sopravvissuta alla caduta.

Dei cavalcafalene sfrecciarono sopra di lui prima di calarsi in picchiata verso il vicino campo di battaglia. Non si erano interessati dell’incidente. Non quando la guerra continuava ad infuriare dall’altro lato delle mura.

E Tezzeret… dov’era andato?

Quando Tamiyo apparve nello spiazzo, Kaito la fissò con gli occhi spalancati. “Cos’è successo? Credevo che fosse paralizzato!”

Tamiyo sollevò una mano, mostrando l’intermittente Chip della Realtà che si trovava lì. “Usare il chip deve aver interferito con la mia magia. Non sono riuscita a mantenere attivo l’incantesimo e far volare il mecha contemporaneamente.”

Kaito unì le dita e le appoggiò sulla testa. “Lui è un planeswalker… potrebbe essere ovunque.”

“Tezzeret non lascerà questo piano senza il Chip della Realtà” fece notare Tamiyo. “E lui crede ancora che ce l’abbia l’imperatrice.”

Kaito ebbe un crampo allo stomaco, ma l’irritante suono del metallo che colpiva altro metallo lo distrasse. Corse dall’altro lato dei detriti, fermandosi di colpo prima di raggiungere la ringhiera, e scrutò il caos che stava inondando il cortile Imperiale sottostante.

Un enorme mecha si piegò su sé stesso fino ad assumere la forma di un leone, con energia che balenava dalle sue fauci spalancate verso i Rivoltosi che caricava attraverso il muro rotto. Il tempio di Kyodai era ancora protetto, ma con una breccia nella prima cerchia di mura e quel mucchio di corpi che affollava i giardini, Kaito non riusciva a capire con certezza quale delle due parti stesse vincendo.

In lontananza, vide l’imperatrice. Con il copricapo rotondo che le copriva quasi tutti i capelli bianchi, si stava facendo strada verso la camera di Kyodai. Si muoveva come una folata di vento, determinata e concentrata, e quando lo sguardo di Kaito andò verso l’alto, capì perché.

Qualche edificio più avanti, poteva vedere Risona insieme a diversi altri Rivoltosi che stavano scalando la parete di fianco a lei. Deve aver usato la battaglia come diversivo per sgusciare oltre le aree più pesantemente sorvegliate.

Ma l’imperatrice si stava muovendo velocemente. Se il suo percorso fosse rimasto libero, sarebbe riuscita ad anticipare Risona prima che i Rivoltosi potessero raggiungere il tempio.

A meno che Tezzeret non la trovi per primo.

Tamiyo puntò il proprio dito affusolato verso una tettoia ai confini di Eiganjo. “Là.” La sua voce fu acuta. “Sta inseguendo l’imperatrice.”

Le sopracciglia di Kaito si incrociarono mentre passava in rassegna le tegole nere. Con i suoi vestiti neri e i capelli scuri, Tezzeret non era facile da trovare. Ma quando la luce del sole si rifletté sul suo braccio di metallo, Kaito sibilò a denti stretti.

“Ora ci avviciniamo” disse Tamiyo. Con un unico movimento, avvolse le proprie braccia attorno a Kaito, lo alzò in aria e sfrecciò verso le mura interne di Eiganjo.

Atterrarono sgraziatamente su uno dei tetti. Kaito tentennò sui calcagni per evitare di scivolare, facendo cadere a terra diverse tegole.

“Mi scuso per l’atterraggio brusco.” Tamiyo si alzò, recuperando la sua compostezza. “Volare in solitaria è molto più semplice.”

Kaito si tolse la maschera. Himoto si piegò e ripiegò come un foglio di metallo prima di assumere la sua familiare forma di tanuki. Lanciandola in avanti con una mano, il drone volò verso il caos sottostante.

“Cosa stai facendo?” chiese Tamiyo, confusa.

Lui sbatté le palpebre, osservando il drone scomparire nella folla. “Mi assicuro di avere un piano di riserva.” Non c’era tempo per spiegare… non quando l’imperatrice era in pericolo.

Kaito corse sul tetto, scalando una parete dopo l’altra, cercando di accorciare la distanza dal suo nemico. Tezzeret era troppo concentrato sull’imperatrice per notare Tamiyo che volava sopra di lui con la pergamena già in procinto di srotolarsi.

Ma Kaito era ansioso, e troppo desideroso di lottare. Diede uno sguardo alla lanterna di pietra nel giardino vicino e usò la propria mente per scagliarla contro Tezzeret. L’oggetto si frantumò contro la spalla di Tezzeret, facendolo incespicare sulle tegole del tetto. Lui si voltò, furibondo, e notò Tamiyo per prima.

La comprensione nei suoi occhi quando individuò il Chip della Realtà sulla mano scoperta di lei fu inconfondibile.

Tamiyo non riuscì a leggere la pergamena: Tezzeret utilizzò il suo potere per richiamare un ventilatore elettrico a pale da un giardino di sabbia dall’altro lato del muro e lo scagliò contro di lei. Quando fu ad appena qualche centimetro, Tezzeret strinse un pugno con la propria mano, e l’ornamento esplose.

Della sabbia finì negli occhi di Tamiyo, e quando indietreggiò la sua pergamena cadde.

Kaito balzò per raggiungerli sul tetto, senza preoccuparsi di estrarre la propria spada. Le sue armi non l’avrebbero aiutato in quel momento. Non quando ciascuna era potenziata da tecnologia Futurista.

Con entrambe la mani di fronte a lui, Kaito sollevò diverse tegole dal tetto e le lanciò contro Tezzeret come una raffica di frecce. Tamiyo fluttuò indietro, stringendo gli occhi mentre cercava nel giardino la pergamena che le era caduta.

Kaito caricò prima che Tezzeret avesse il tempo di riprendersi, lanciando la propria gamba in un arco finché il suo piede non si scontrò contro il mento di Tezzeret. Di nuovo, Tezzeret barcollò, irrigidendo la mascella e stringendo i pugni.

Kaito riusciva a percepire il ronzio del potere di Tezzeret che tentava di raggiungere ogni frammento di tecnologia sul proprio corpo: ogni arma e parte di armatura… ogni cosa rendeva Kaito vulnerabile.

Ma quella era Kamigawa. La dimora di Kaito. E aveva passato quasi tutta la sua vita a scalare i tetti, assicurandosi che la prossima volta che avesse incontrato quell’uomo e fosse stato di fronte a lui, sarebbe stato pronto.

Non c’era niente di vulnerabile nel castigo. Se non altro, rendeva Kaito più forte. C’era il proprio cuore in quella battaglia, più di quanto avrebbe mai potuto esserci quello di Tezzeret.

Kaito si scrollò di dosso quasi tutto il suo equipaggiamento potenziato, lasciando cadere dal tetto i suoi coltelli e i suoi dispositivi tascabili come fossero una forte pioggia. Non ne aveva bisogno. Non in quel combattimento.

Il pugno di Kaito si scontrò con la guancia di Tezzeret. Colpiva con forza inesorabile, facendo indietreggiare Tezzeret sul tetto, pugno dopo pugno.

Tezzeret alzò il proprio braccio metallico per difendersi. In quell’occasione, quando Kaito fece per colpire, Tezzeret gli afferrò la maglia, tirandolo vicino a sé. Tra di loro c’era solamente un pugno di metallo.

“Io e te ci siamo già trovati qui” disse Tezzeret, ribollente di rabbia. “E non è finita bene per te.”

“Bè, sai come si dice: se non ci riesci al primo colpo…” Kaito si preparò, “la prossima volta portati un amico.”

Tezzeret fece una pausa, in confusione, quando la sua bocca si spalancò e lasciò uscire un ululato macchiato di dolore. Lasciò andare Kaito e barcollò sulla grondaia. Nella sua coscia c’era un pugnale lucente, con l’elsa dorata intagliata con il simbolo degli Imperiali.

Kaito guardò verso il cortile sottostante, dove i samurai e i Rivoltosi avevano distrutto una qualunque parvenza di ordine nel giardino di muschio, e trovò Eiko. Di fianco a lei, il drone di Kaito fluttuava in aria, ed impugnava una lama uguale a quella che aveva colpito Tezzeret.

Lui fece alla sorella un finto saluto militare prima di voltarsi nuovamente verso Tezzeret, che era appena riuscito a rimuovere la lama dalla sua gamba ferita.

Tamiyo scese in volo, con la pergamena della paralisi stesa di fronte a lei. In un istante, Tezzeret si irrigidì come se fosse diventato di pietra.

Tamiyo non gli staccò gli occhi di dosso, e quando lei parlò la sua voce sembrava ferro. “Dì agli Imperiali di preparare una cella di detenzione appropriata. Senza tecnologia nelle vicinanze.”

Kaito fece un secco cenno col capo. “Lo dirò a Passo Felpato.” Lui si voltò, preparandosi a scendere scalando il graticolato vicino, quando la fredda voce di Tezzeret schioccò come il crepitio di un ultimo carbone ardente.

“Non c’è bisogno di tenermi a Eiganjo” strascicò fluidamente. “Ho già ciò che vuole Phyrexia.”

Kaito si voltò, con la fronte aggrottata, ed osservò con orrore la mano di Tamiyo illuminarsi e il Chip della Realtà prendere vita.

Tamiyo non si era preparata per l’influenza che avrebbe avuto Tezzeret su di lei, o di come sarebbe riuscito a recidere la sua connessione con la magia storica. Lei barcollò, con il volto cinereo, e si strinse il petto con una mano.

Kaito fece appena in tempo a comprendere che fosse in difficoltà quando Tezzeret saltò, afferrando il corpo tremante di Tamiyo per le spalle. Con un ghigno, Tezzeret sferzò l’aria con il suo braccio di metallo e un’intensa linea seghettata divise il cielo. Il crepitio di elettricità perforò i timpani di Kaito mentre osservava il portale crescere fino a raggiungere l’altezza di Tezzeret.

Tezzeret lanciò Tamiyo attraverso la luce spezzata, ed entrambi sparirono dal tetto.

Kaito fece un passo in avanti, sbattendo le palpebre come se stesse cercando di riportare tutto indietro con la sola forza di volontà. Ma era inutile. Il portale fece un sibilo metallico e si chiuse di colpo.

Tamiyo e Tezzeret se n’erano andati.

Risona si muoveva in cerchio, ogni passo era calcolato, e i suoi capelli erano appiccicati dal sudore sul suo volto. “Non cederò.”

La Viandante manteneva lo stesso passo. “La resa non è un’opzione” disse, con la voce che riecheggiava per la camera.

I corpi a terra dei Rivoltosi di Risona erano accasciati sul pavimento. Erano entrati nel tempio solo per trovare la Viandante in attesa. Furono quasi tutti piuttosto semplici da abbattere, ma Risona era testarda, e il suo stile di combattimento con la spada era brutale ed implacabile. Avrebbe dato del filo da torcere a molti Imperiali.

Ma la Viandante non era un’Imperiale qualsiasi. E, a differenza di Risona, si era addestrata su più di un piano. L’adattamento era diventato istintivo per la Viandante.

                 ART (Non disponibile di Kamigawa: Neon Dynasty)

Risona roteò la propria spada in aria, accumulando inerzia per il suo prossimo colpo.

Non avrebbe giocato a suo favore. La Viandante avrebbe potuto terminare il combattimento un’eternità prima con un affondo dritto al cuore di lei, ma si stava trattenendo. Non voleva inutili spargimenti di sangue: stava solo aspettando che Risona accettasse l’inevitabile ed evitasse un’esecuzione.

Il problema era che il fuoco che bruciava negli occhi di Risona era troppo forte per arrendersi.

La voce stratificata di Kyodai venne trasportata dalla nebbia fin dall’altro lato della stanza. La tua pietà non verrebbe rispettata se foste a parti invertite, disse nella mente della Viandante. A lei non interessa la pace con gli Imperiali.

Risona colpì duramente, e la Viandante piroettò fuori traiettoria con facilità, scambiandosi posizione agli estremi del loro terreno di scontro immaginario. Con il respiro affannoso per la stanchezza, Risona si limitò a stringere più forte la propria elsa.

La bocca della Viandante fece una smorfia. Si stava concentrando sui passi strascicati di Risona e sul modo in cui le sue spalle si abbassassero per il peso della sua spada.

Risona era stanca. E la Viandante non voleva umiliarla ulteriormente.

La Viandante alzò in alto la propria spada. “Lascia la spada. Non c’è bisogno che tu muoia in questo modo.”

“Avete abbandonato il vostro popolo per più di un decennio” disse Risona, furente. “Non sapete nulla di ciò di cui abbiamo bisogno.”

Le sue parole furono come una punta di ghiaccio nel petto della Viandante, anche se provò a non mostrarlo. “Andarmene non fu una mia scelta.”

“Non ha importanza” ribatté Risona. “Siete sparita, lasciando un kami indebolito a sovrintendere l’unione del reame dei mortali con quello degli spiriti, ed una indecisa corte smaniosa di potere a governare in vostra vece. Gli Imperiali hanno sempre avuto troppo controllo, ma la vostra sparizione ha fatto sì che l’instabilità si propagasse su tutta Kamigawa. Voi potrete anche avere Kyodai, ma è la fede del popolo ciò che crea un vero leader. E il popolo ha perso la fede nel vostro ritorno molto tempo fa… non vi vedranno nello stesso modo di un tempo.”

“Tu hai invaso il palazzo e ucciso decine di persone.” La voce della Viandante era come acciaio. “Non si può sperare di recuperare qualsivoglia fede dopo ciò che hai fatto.”

“Forse no” disse Risona, con il respiro irregolare. “Ma è molto meglio non avere affatto un’Imperatrice piuttosto di non essere sicuri che lei rimanga al suo posto.” Alzò la spada verso quella della Viandante. “Finiremo ciò che abbiamo iniziato.”

Risona balzò… proprio quando qualcosa volò attraverso la stanza e si schiantò contro la sua tempia, facendola svenire.

La Viandante sbatté le palpebre guardando la pietra che giaceva accanto al corpo di Risona e si voltò, vedendo Kaito in piedi a qualche metro di distanza. “Hai… hai appena lanciato una roccia alla capa dei Rivoltosi Asari?”

Kaito alzò le spalle, arrossendo. “L’ho trovata nel giardino mentre stavo entrando. Non ho più bombe fumogene. E ad essere onesto, dopo la giornata di oggi, non mi trovo affatto a mio agio ad usare del metallo.”

La Viandante passò da un orrore inorridito a qualcosa che sembrava essere divertimento. E quando lei rise, quel suono ritmato uscì dalle sue corde vocali come se fosse stato rinchiuso per troppi anni.

Una volta che Risona fu ammanettata e accompagnata fuori come dimostrazione che i Rivoltosi avessero perso, la battaglia terminò rapidamente. Tra chi fuggì e chi si arrese, ci furono solo una manciata di disertori da gestire per i samurai Imperiali.

Kaito era in piedi alla finestra del tempio, ad osservare i cortili più in basso. Riusciva a vedere Eiko che impartiva ordini in lontananza. La vita Imperiale le si addiceva, anche in tempi di crisi.

“Sembra che abbiano tutto sotto controllo là fuori” ponderò Kaito. “Sarete contenta di sapere che l’ordine è stato ripristinato ancora una volta.” Si voltò verso l’imperatrice, aspettandosi di trovarla ancora a crogiolarsi nel sollievo della vittoria.

Ma l’imperatrice era piegata alla vita, contraendo il volto dal dolore.

La sua scintilla si stava destabilizzando. E senza il Chip della Realtà…

Kaito si affrettò al centro della camera, scivolando sulle ginocchia. “Tamiyo ha il chip.” Lo stomaco di lui sembrava pronto per evaporare. “Io… io non so dove l’ha portata Tezzeret.” Non so cosa fare per essere d’aiuto. Voleva urlare.

L’imperatrice si premette una mano sull’avambraccio, scuotendo la testa. “Non ho molto tempo.”

Gli occhi di Kaito bruciavano. “Ci dev’essere rimasto qualcosa… qualche tipo di ricerca nel laboratorio che potrebbe aiutarvi a rimanere qui.”

Quando lei non rispose, lui sentì un dolore familiare stringergli la gola.

Tornò il senso di colpa a colpire come ondate di marea, e si rifiutava di diminuire.

Kaito si strofinò la fronte con le mandibole serrate. Per la seconda volta nella sua vita, non era riuscito a proteggerla. “Mi dispiace tanto.”

Lei alzò lo sguardo, con espressione tranquilla. “Non è colpa tua, Kaito. Non lo è mai stata. E non hai nulla di cui dispiacerti. Sei stato l’amico più leale che abbia mai conosciuto… e te ne sono grata.”

La voce di Kyodai era stratificata di confusione e tristezza. Ondeggiava, facendo danzare le ombre sotto di lei, e abbassò la testa appena sopra il pavimento. La sfera nera nella sua fronte si illuminò brevemente, come una luce che stava iniziando a sparire.

L’imperatrice osservò il kami, conversando tramite pensieri di cui Kaito non riusciva nemmeno ad immaginare l’entità. Ma qualsiasi cosa si dissero, l’imperatrice non si tirò indietro, anche quando le risposero i lamenti di protesta di Kyodai.

Kaito la riusciva a vedere nel linguaggio del corpo dell’imperatrice: la conclusione.

Qualsiasi cosa stesse chiedendo… era l’unico modo di aiutare Kamigawa con il tempo che le sarebbe rimasto.

Infine, il kami abbassò la testa.

L’imperatrice si costrinse ad alzarsi in piedi e guardò Kaito, mentre si stringeva ancora le costole. “Trova Passo Felpato. E, ti prego… sbrigati.”

Kaito non dovette correre lontano. Passo Felpato ed Eiko si stavano già dirigendo verso le scale del tempio alla ricerca dell’imperatrice. A frasi incomplete, disse loro cos’era accaduto. E cosa sarebbe accaduto a breve.

Disse loro che l’Imperatrice di Kamigawa stava esaurendo il proprio tempo.

Tornarono velocemente nella camera, dove Kyodai torreggiava sopra l’imperatrice come una protettrice mistica. Il legame tra il grande kami e l’imperatrice era sempre stato forte. Quello stesso legame era probabilmente l’unica cosa che stava tenendo l’imperatrice a Eiganjo per qualche ultimo attimo.

“Passo Felpato” disse l’imperatrice, alzando una mano come per indicare alla sua consigliera di avvicinarsi.

Passo Felpato si mosse rapidamente, inchinandosi fino alla vita. “Vi prego… ditemi come posso aiutarvi.”

L’imperatrice le alzò il mento. “Kamigawa ha bisogno di qualcuno che governi in mia assenza. Qualcuno al quale Kyodai ed il mio popolo possano rivolgersi come vera e legittima autorità. È l’unica cosa che potrà stabilizzare le nostre terre.” Fece una pausa. “Kamigawa ha bisogno di un imperatore.”

Passo Felpato non batté ciglio, né respirò, né si mosse. Stava in piedi come le reliquie di pietra delle antiche foreste erano rimaste in piedi per migliaia di anni.

Gli occhi di Passo Felpato fremevano. “Non vorrete dire che io…?” Non riuscì a trovare le parole per finire la frase.

“Kyodai dona la sua benedizione, come faccio anch’io.” L’imperatrice annuì. “Sarai la mia delegata, e governerai Kamigawa fintanto che io non riuscirò.”

A quel punto Passo Felpato si inginocchiò, premendo la fronte sul terreno. Un segno di enorme rispetto. “Farò ciò che chiedete ed onorerò il vostro retaggio ogni giorno, fino al vostro ritorno.”

L’imperatrice sussultò, aprendo le labbra, come se il suo legame con Kamigawa si fosse infine spezzato.

Kaito si sentì investito da un’ondata di panico. Stava accadendo tutto troppo in fretta. Troppo improvvisamente.

Non era pronto a dover dire addio.

L’imperatrice lo guardò. Non c’era gioia negli occhi di lei, ma gli sorrise comunque, per offrire quel poco conforto che poteva. “Kaito-” iniziò a dire.

Ma Kaito non udì il resto. La scintilla prese il sopravvento, e l’imperatrice sparì ancora una volta da Kamigawa.

Kaito sentì il proprio cuore frantumarsi in mille pezzi. Eiko sussultò, coprendosi la bocca con la mano. Kyodai ululò con il dolore di un addio.

Passo Felpato continuava ad inchinarsi allo spazio vuoto che l’imperatrice aveva lasciato dietro di sé, con le sue sette code piatte sul pavimento. Infine, si alzò, voltandosi per guardare in viso Kaito ed Eiko.

Dietro di lei, si formò una nuova coda.

E con la luce solare che incorniciava la sua forma di kitsune, Kaito e sua sorella si inchinarono alla nuova Reggente di Kamigawa.

Non c’era traccia di Jin-Gitaxias nel complesso, e da nessun’altra parte su Otawara o Eiganjo. Kaito immaginò che Tezzeret lo avesse trasportato con il portale subito dopo Tamiyo.

Non ci sarebbe stata ragione di tornare per un cadavere… quindi significava che Jin-Gitaxias dovesse essere sopravvissuto.

E da qualche parte nel Multiverso Kaito sapeva per certo che anche Tamiyo fosse ancora viva.

“Pensavo che te ne fossi già andato.” La voce di Eiko risuonò nelle vicinanze.

Kaito lasciò la presa sulla ringhiera e guardò verso il resto della balconata, dove si trovava sua sorella in abiti tradizionali. “Volevo congratularmi con mia sorella per la sua grande promozione. Consigliera maggiore, vero?”

Eiko alzò gli occhi al cielo. “So che tu pensi sia ridicolo, ma non devi prenderti gioco-”

“Non lo sto facendo” disse Kaito, seriamente. Si premette una mano sul petto. “Sono fiero di te, Eiko. Per davvero.”

“Oh.” Lei esitò. “Bè… grazie.”

Kaito indicò dietro di lui con il pollice. “Sembra che la cinta muraria esterna sia quasi tornata a posto.”

L’indole di Eiko passò da sorella a consigliera reale, e la sua voce si alzò di conseguenza. “C’è ancora molto da ripulire. I Rivoltosi non sono felici che Risona sia nostra prigioniera. E lo spostamento di potere all’interno della corte è stato un adeguamento.”

“Se hai paura di un colpo di stato, ho un po’ di esperienza su interventi del genere… e anche un braccio da lancio piuttosto buono” disse Kaito, con un sogghigno.

“Kaito” disse Eiko lentamente. “Per quanto non vedrei l’ora di averti più vicino a casa, non ti darò il permesso di lanciare pietre ai membri della corte Imperiale.”

Kaito non disse nulla.

Eiko si spostò di fianco a suo fratello, osservando le nuvole. “Non rimani, giusto.” Non era una domanda.

“Ti ho fatto una promessa.” Kaito le prese la mano e strinse. “Dissi che non me ne sarei andato senza salutare.”

Lei chiuse gli occhi e respirò lentamente. “Andrai ancora alla ricerca dell’imperatrice?”

Kaito seguì lo sguardo di lei nelle nuvole, come se si stesse immaginando un altro piano. “Sì… ma c’è qualcun altro che devo trovare prima.”

Era già stato a casa di Tamiyo. Doveva essere lui a raccontare alla sua famiglia ciò che era successo. A guardarli negli occhi e dire loro che avrebbe cercato su ogni piano per ritrovarla.

Doveva molto a Tamiyo. E se lei aveva ancora il Chip della Realtà, forse avrebbe potuto usarlo anche per rintracciare l’imperatrice.

Prima che Kaito uscisse di casa, Nashi aveva promesso, non appena sarebbe stato abbastanza grande, che anche lui avrebbe aiutato a cercare Tamiyo.

Kaito sapeva come poteva risultare una promessa del genere, quindi non gli fece notare quanto sarebbe potuto essere pericoloso, o come sarebbe stato impossibile per Nashi viaggiare verso altri piani. Invece, Kaito gli disse che non vedeva l’ora di rivederlo un giorno, anche solo per lasciare il ragazzo con un po’ di speranza.

“So che non puoi inviare un drone nel luogo in cui andrai, ma…” Eiko scosse la testa, sorridendo leggermente. “Solo, non aspettare troppo tempo prima di farmi sapere che sei ancora vivo, va bene?”

Kaito annuì, stringendola tra le sue braccia. “Va bene” le sussurrò tra i capelli. “Ma la prossima volta che ci vediamo, meglio che sia a Towashi. Non farei tutta la strada per tornare a Kamigawa senza prima rifocillarmi di curry e noodle. Ho le mie priorità, sai.”

Eiko rise, spingendo leggermente il braccio di lui mentre si allontanava. Quando lei riprese a parlare, il suo sorriso sparì. “Dovresti vederla prima di andare.”

Si formò un nodo nella gola di Kaito. Sapeva cosa voleva dire. Stava evitando di incrociare Passo Felpato da giorni. “Le cose erano già abbastanza strane quando era consigliera. E ora è la Reggente di Kamigawa.” Kaito alzò le spalle. “Forse non siamo destinati a riconciliarci.”

“Promettimi che ci proverai, un giorno” disse velocemente Eiko.

Kaito si immobilizzò, passandosi una mano dietro il collo. “Per te? Posso prometterlo, un giorno.” Poi alzò una mano. “Ci vediamo, sorellina.”

Lei annuì, con il volto serio mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Fu l’unico addio che riuscì a dargli.

Per la seconda volta nella sua vita, Kaito lasciò il palazzo senza previsione di tornarci. Avrebbe padroneggiato la propria abilità con i viaggi planari. Avrebbe cercato Tamiyo nel Multiverso.

Avrebbe trovato un modo per finire ciò che aveva iniziato e riportare a casa l’imperatrice.

[]

“Alzati, prima tra i planeswalker Phyrexiani. Non sarai l’ultima.”

Gli occhi di Tamiyo sfarfallarono al suono della voce di Jin-Gitaxias. Si sedette, elaborando le forme attorno a lei. Non era la prima volta che si risvegliava nel laboratorio, ma era la prima volta che sembrava… familiare.

Accigliandosi, Tamiyo raggiunse la tracolla e tirò fuori una delle sue pergamene storiche. Fissò il documento, osservando le parole che brillavano di una lucentezza metallica e si trasformavano in un linguaggio completamente diverso. Lesse il testo Phyrexiano come se l’avesse fatto per tutta la sua vita e fu stranamente contenta di averlo fatto.

Phyrexia era la sua nuova casa. Ne faceva parte: mente, corpo e anima.

Tamiyo abbassò lo sguardo verso il cromo che brillava nelle sue braccia come uno strano innesto. Era appena lucidato, come la porzione ricostruita del petto di Jin-Gitaxias.

Il mostro si mosse lì vicino, sbattendo tra loro i denti mentre studiava i tubi simili a cavi in cui fluiva un liquido luminoso. Si stendevano dalla carne di Tamiyo ad un macchinario nelle vicinanze.

Tamiyo percepì solo gratitudine verso il mostro. Lei aveva sempre amato la sua famiglia e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerla. Ora, avrebbe protetto Phyrexia con la stessa inflessibile lealtà.

Quando il riflesso di Tezzeret apparve su uno dei becher di vetro chirurgici, Jin-Gitaxias si voltò, chiudendo le sue affilate fauci in un saluto.

“La tua presenza è stata scarsa negli ultimi giorni” fece notare il mostro. Ci fu una nota di severità nella sua voce.

Tezzeret si fece scivolare addosso quell’accusa velata e alzò il suo braccio di metallo. Brillava di una debole energia rosa. “Utilizzare il Ponte Planare comporta un prezzo. Mi stavo riprendendo.” Lanciò un’occhiata di disgusto a Tamiyo.

Lei inclinò la testa. Qualcosa lo irritava. Qualcosa che cercava di nascondere con un’aria seccata. “Io non ti piaccio. Riesco a percepire la tua verità.” Se lui non era leale verso Phyrexia, lei avrebbe scoperto il motivo.

C’era una vulnerabilità nel modo in cui lui la guardava. Forse non aveva a che fare soltanto con il suo corpo danneggiato.

Tezzeret si accorse del proprio disagio, e lo sostituì con indifferenza. “Tu e i tuoi amici avete provato ad interferire con i piani di Phyrexia. Non ho nessuna ragione perché tu mi debba piacere, e ancora meno ragioni perché io debba fidarmi di te.”

Tamiyo riusciva a trovare soltanto verità nelle parole di lui, quindi lei si ricompose sul suo posto a sedere, guardando brevemente le tre pergamene rilegate in metallo che giurò di non utilizzare mai. Era sempre stata convinta che fossero troppo potenti e che potessero causare grande distruzione.

Ma si era ancora ripromessa di intervenire se mai ci fosse stata un’imminente minaccia al luogo, e al popolo, che considerava casa.

Ora Phyrexia era la sua famiglia. E non c’era nulla che non avrebbe fatto per la sua famiglia.

Jin-Gitaxias ringhiò. “I tuoi dubbi per il precedente guscio di carne sono comprensibili. Ma la cavia si è rivelata una degna candidata. Fidarsi della planeswalker ora è fidarsi di Phyrexia.”

Tezzeret sbatté le palpebre, solenne. “Sembra che le cose stiano andando bene. Elesh Norn sa che hai avuto successo nella creazione del primo planeswalker Phyrexianizzato?”

“È stata informata ed è stata propriamente rimproverata per aver sottovalutato la mia intelligenza.” Jin-Gitaxias si spostò di lato, con il corpo di metallo lucente. “L’opera continua a progredire, ma c’è ancora molto da fare.”

Ricerca. Ulteriori dati. Progresso.

Tamiyo aveva viaggiato nel Multiverso per la conoscenza. E se quella conoscenza avrebbe potuto proteggere Phyrexia, allora avrebbe aiutato in qualsiasi modo possibile.

La sua famiglia sarebbe sempre stata al primo posto.

Racconto successivo: Episode 1: Homecoming

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