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Episode 4: The Break-In è un articolo della rubrica Magic Story, scritto da Akemi Dawn Bowman e pubblicato sul sito della Wizards of the Coast il 26 gennaio 2022. Racconta parte della storia di diversi planeswalker.

Racconto precedente: Episode 3: An Unexpected Alliance

Storia[]

L’imperatrice era in piedi di fronte a Kaito. Il bagliore ambrato delle lanterne vicine facevano risaltare la sua forma longilinea e il suo volto seminascosto sotto l’ombra del largo copricapo.

Dieci anni prima Kaito aveva giurato di non mettere mai più piede a palazzo fino al ritorno dell’imperatrice. E ora lei si trovava lì… una planeswalker, proprio come lui… circondata dalle mura del Palazzo Imperiale.

Kaito non provava nostalgia per Eiganjo. Il giardino di sakura dell’imperatrice sembrava un sogno al quale lui non apparteneva. Come se fosse un pezzo del puzzle sbagliato.

Negli occhi dell’imperatrice c’era un vuoto che suggeriva che anche lei percepiva quella sensazione… quell’essere fuori posto.

Tamiyo arrotolò la sua pergamena e la infilò attentamente nella sua tracolla, terminando l’incantesimo di invisibilità che li stava proteggendo da ore. “Continuo a pensare che avremmo dovuto avvertire le guardie del vostro arrivo al cancello.” Lei scosse la testa con quella grazia vellutata che Kaito non aveva mai padroneggiato. “Non possiamo tenere il vostro ritorno segreto per sempre.”

“Non serve che sia per sempre” rispose tranquillamente l’imperatrice, con i capelli bianchi mossi dalla brezza mattutina. “Mi serve solo qualche momento.” Tornò al porticato, aprì scorrendo la porta per il tempio di Kyodai e sparì all’interno.

Kaito cercò di non reagire al nodo che gli si stava formando in gola. Aveva sognato il loro ricongiungimento per quasi un decennio, ma l’imperatrice l’aveva a malapena guardato da quando aveva fermato quel mecha su Otawara.

Forse il tempo li aveva resi due estranei.

Lei era l’Imperatrice di Kamigawa. Un’amicizia d’infanzia probabilmente era l’ultimo dei suoi problemi.

“Non dev’essere facile tornare qui dopo tutti questi anni.” La voce di Tamiyo risuonava come una ninna nanna. Non solo per l’imperatrice, aggiunse senza muovere bocca, ma anche per te.

Kaito assunse un’espressione seria. “Hai tirato a indovinare, o mi stai leggendo la mente?”

“Non riesco a sentire i pensieri nella loro complessità. Ma percepisco la verità dietro i tuoi occhi.” Tamiyo indicò il giardino circostante. “Sei già stato qui prima d’ora. Molte volte, magari.”

Kaito digrignò i denti mentre osservava i fiori vicini. Sembravano più avvizziti del normale, e non c’era l’ombra di un kami.

Da bambino, il giardino dell’imperatrice era uno dei posti di Kamigawa preferiti da Kaito. Ma ora? Sembrava svuotato dalla vita, come se non fosse nient’altro che un cimitero abbandonato, o un santuario vuoto.

Kaito non perse mai la speranza che l’imperatrice sarebbe tornata a casa, ma forse non tutti gli Imperiali condividevano la sua stessa certezza.

“Ci incontravamo qui quand’eravamo più piccoli” disse Kaito a bassa voce. “Sentivo che Eiganjo non sarebbe mai stato il mio posto, ma l’imperatrice…” La sua voce divenne solenne. “Lei fu la ragione per la quale rimasi per così tanto tempo.”

Tamiyo annuì. “E fu anche la ragione per la quale te ne andasti. Una strada che ti portò a diventare un planeswalker.”

Kaito si lasciò andare in una stanca risata. “Se stai per farmi un discorso motivazionale sul destino e sul fatto che le cose accadano per una ragione, non disturbarti. Io credo che la vita sia una serie di scelte.” Alzò le spalle. “Se non ci piacciono le opzioni che abbiamo, possiamo supplicare, combattere o rubare per cambiarle.”

Tamiyo mosse la fronte, indifferente. “Hai un senso dell’ottimismo molto tetro, Kaito.”

Prima che lui potesse rispondere, uno strano lamento uscì dalla parte più interna del tempio. Kaito riconobbe la voce di Kyodai: un grido, una canzone e un sussurro contemporanei. Gli occhi di Tamiyo puntarono subito alla porta, cercando di valutare con la mente ciò che Kaito non poteva vedere, ma lui non aspettò il permesso di lei. Corse verso Kyodai e l’imperatrice, con i piedi che battevano contro il pavimento in legno nello stesso modo in cui il suo cuore stava battendo dieci anni prima, quando lui corse lungo quello stesso corridoio.

Quella notte trovò Tezzeret nella stanza. L’uomo con il braccio di metallo a cui aveva dato la caccia per dieci anni.

Kaito girò l’ultimo angolo e si fermò di colpo. Non c’era Tezzeret ad aspettarlo: c’era Kyodai, finalmente insieme all’imperatrice.

Il corpo dorato del kami si allungava fin dentro la nebbia, mezzo nascosto dall’acqua bassa. Si dimenava goffamente, anche con la mano dell’imperatrice appoggiata contro il suo volto abbassato, e la sfera nera che aveva in fronte era più opaca di quanto Kaito ricordasse.

Kyodai si lamentava come se provasse dolore, e l’imperatrice sussultava, stringendosi lo stomaco ad ogni lamento.

Tamiyo fluttuò preoccupata al suo fianco. “La vostra scintilla è ancora instabile. Non potete rimanere su Kamigawa senza un aiuto.”

Le dita dell’imperatrice tremarono. La lotta per rimanere su quel piano non era semplice.

“Che tipo di aiuto le serve?” Kaito camminò velocemente verso di loro, con le braccia distese sui fianchi. “Cosa posso fare?”

Lo sguardo violetto di Tamiyo stava scrutando attentamente quello dell’imperatrice. Stavano avendo una conversazione senza la partecipazione di Kaito.

A lui non interessava che fosse stato escluso. Voleva solo ciò che era meglio per la sua amica.

L’imperatrice fece un breve cenno con il capo, poi Tamiyo spostò lo sguardo verso Kaito e gli porse la mano. “Il Chip della Realtà, grazie.”

Kaito tirò fuori l’oggetto dalla sua tasca senza la minima esitazione, premendolo contro il palmo di Tamiyo. “Le impedirà di compiere il viaggio planare?”

Tamiyo studiò i cavi simili ai filamenti di una medusa per un attimo prima di prendere la mano dell’imperatrice. “Credo che questo aiuterà a stabilizzarvi per un po’, ma non è una soluzione permanente. Senza averlo studiato, non posso conoscere appieno i suoi effetti… né se qualcuno di essi possa mettervi in pericolo.”

L’imperatrice strinse la mascella. Sopra di lei, Kyodai ululava in preda alla confusione. “Fai ciò che devi.”

Tamiyo posizionò il Chip della Realtà sul dorso della mano dell’imperatrice. In un attimo, il pannello brillò di luce e i cavi si fusero nella sua carne come vene pulsanti di energia. Lei fece un urlo acuto, resistendo al dolore, finché il Chip della Realtà non sembrò calmarsi, come una semplice estensione della sua persona.

Kyodai smise di muoversi e, per un istante, l’imperatrice sembrò in pace.

Kaito osservò il suo volto contrarsi nuovamente, per poi portarsi le mani alle tempie, stringendo come se fosse in preda all’agonia. Lui si voltò verso Tamiyo. “Vai a cercare Passo Felpato… ha bisogno di sapere che l’imperatrice è tornata. Forse lei potrà fare qualcosa per aiutarla!”

Tamiyo annuì e volò verso la porta senza dire una parola. Quando l’imperatrice crollò in ginocchio, anche Kaito si inginocchiò, portandole le mani sulle spalle, lasciando da parte qualsiasi formalità.

Fuori dall’addestramento, sarebbe proibito toccare l’imperatrice in quel modo. Ma Kaito non vedeva l’Imperatrice di Kamigawa: vedeva un’amica in preda al dolore.

“Cosa vi serve?” Lo sguardo di lui cadde sulla mano di lei. “Se vi sta facendo del male, posso toglierlo.”

“No” disse velocemente l’imperatrice, tra un respiro e l’altro. “Non… non è quello. Sono le visioni.” Le sue dita grattavano sul cranio. “Riesco a vedere il laboratorio. Riesco a vedere il mostro.”

Jin-Gitaxias. Kaito aggrottò la fronte. Aveva trovato il Chip della Realtà vicino a un macchinario. Era possibile che i due fossero collegati in qualche modo?

L’imperatrice trasalì, ma dopo qualche secondo le pieghe della sua fronte si rilassarono, ed il suo viso si ammorbidì. Lasciò cadere le sue mani sulle braccia di Kaito. Era la cosa più vicina ad un abbraccio che avessero mai condiviso.

Lei alzò lo sguardo, sbattendo le palpebre per allontanare la confusione. “Kaito?”

“Sono qui” disse lui, con la voce spezzata. Aveva aspettato dieci anni per dire quelle parole.

L’imperatrice prese un respiro profondo. “Il mostro… ha informato Risona e i Rivoltosi Asari del mio ritorno. Pianificano di attaccare il palazzo appena possibile. Sperano di cogliere impreparati gli Imperiali, prima che si sparga la voce su Kamigawa che l’imperatrice è tornata a casa.”

Kaito pensò velocemente. “Se stanno arrivando i Rivoltosi, dobbiamo avvertire i samurai Imperiali. Eiganjo è in pericolo.”

L’imperatrice strinse le braccia di Kaito. “Dobbiamo fermare il mostro. Sta facendo degli esperimenti sui kami. Tortura degli innocenti.” Scosse la testa. “Non gli lascerò causare un’altra guerra tra il reame dei mortali e quello degli spiriti.”

“Pensi che sia questo che vuole Jin-Gitaxias? Una guerra?” Kaito era imperturbabile. La Guerra dei Kami avvenne migliaia di anni fa. Gli Storici Viventi e gli archivi potevano anche aver preservato i racconti, ma quei giorni antichi erano alla stregua di un mito per moltissime persone. Che apparteneva più alle leggende che alla realtà.

Poteva veramente accadere di nuovo?

Kaito non riusciva a comprendere la logica. C’erano sicuramente modi più semplici di causare dissapori tra i kami e gli umani. Jin-Gitaxias avrebbe potuto attaccare i portali d’unione o massacrare dei kami alla luce del sole.

No. La guerra non c’entrava… c’era qualcos’altro. Ciò che Jin-Gitaxias stava facendo ai kami sarebbe dovuto rimanere segreto. Lo faceva di nascosto, e arrivò ad assassinare Tameshi per evitare che facesse troppe domande.

“Qualsiasi cosa abbia in mente Jin-Gitaxias, è coinvolto Tezzeret.” Kaito alzò lo sguardo verso Kyodai, che stava ancora ondeggiando molto sopra di lui. Non si era mai reso conto di quanto fosse veramente terrificante il kami finché non riuscì a vedere le centinaia di braccia dorate che si dimenavano sotto il suo corpo. “La notte in cui siete scomparsa, Tezzeret utilizzò un prototipo del Chip della Realtà su Kyodai. Penso che stia cercando di trovare un modo per controllare i kami.”

“Non mi interessa cosa vuole” disse l’imperatrice. “Ma lo fermerò prima che metta in pericolo il mio popolo.”

Gli occhi di Kaito si incrociarono con quelli di lei, quando improvvisamente si rese conto per quanto tempo l’avesse fissata, alla ricerca della sua vecchia amica nel suo volto. Lui iniziò a distogliere lo sguardo, ma l’imperatrice strinse la presa attorno alle braccia di lui.

“Tu mi stavi cercando” disse a bassa voce. “Anche dopo tutto questo tempo.”

Lui sbatté le palpebre, arrossendo in volto. “Come fate a saperlo?”

“Ho viaggiato su molti piani negli anni. Un planeswalker di Kamigawa alla ricerca della sua imperatrice scomparsa non è una storia che le persone tendono a dimenticare.” Gli offrì un debole sorriso. “A volte ero appena un passo dietro di te. Se fossi stata capace di controllare la mia scintilla, il nostro incontro sarebbe potuto avvenire molto prima.”

Kaito percepì ancora quel dolore al petto. Per tutto quel tempo in cui lui era andato alla ricerca di lei, non gli era mai passato per la mente che anche lei avrebbe potuto cercarlo.

“Mi dispiace ci sia voluto così tanto per riportarvi a casa” disse Kaito.

“Non mi sarei aspettata nulla di diverso” rispose l’imperatrice. “Tu eri sempre in ritardo… persino alle nostre lezioni di addestramento.”

“Cosa? Non è-” Kaito si fermò, udendo una risata nascosta nella voce di lei. Lui sospirò. “Sono arrivato in ritardo una volta.”

L’imperatrice sorrise, con gli occhi illuminati come una timida alba. Come se fosse passato molto tempo dall’ultima volta che si era sentita veramente felice.

Potevano anche essere cambiati entrambi durante gli anni, ma in quel momento Kaito sentì come se non fossero mai veramente cambiati. Erano due amici nel Palazzo Imperiale, a parlare tra loro come se tutte le altre regole del piano non avessero importanza.

E questa volta, non c’era nemmeno un paravento di seta a dividerli.

Kyodai cantò sopra di loro, e il suo corpo si ritirò nella nebbia.

“È ancora confusa” ammise l’imperatrice. “È a causa del nostro legame: l’incertezza della mia scintilla ha un terribile effetto su di lei.”

“Non c’è modo di ripararla?” chiese Kaito, ma l’imperatrice non rispose. Si limitò a fissare Kyodai, osservandola mentre spariva nelle profondità di quella enorme stanza.

All’esterno si udì un fruscio di passi, e le porte del tempio vennero spalancate. Sotto l’arcata si trovavano Passo Felpato ed Eiko, con Tamiyo che fluttuava appena dietro di loro.

La bocca di Passo Felpato era aperta per lo shock, con i suoi occhi scuri che si spostavano dall’imperatrice a Kaito e viceversa. Kaito lasciò andare immediatamente le spalle dell’imperatrice, ed entrambi si alzarono in piedi.

L’imperatrice sollevò il mento con grazia inflessibile e disse: “È bello vederti, Passo Felpato. Grazie per esserti presa cura di Kamigawa in mia assenza. Sono grata per tutto ciò che ha fatto la corte.”

Passo Felpato non si limitò a inchinarsi di colpo: praticamente si accasciò per farlo. Eiko si piegò fino alla vita, con il volto pallido sotto le forti luci.

L’imperatrice fece una smorfia. “Vi prego… abbiamo poco tempo per le formalità. Risona e i Rivoltosi Asari si stanno dirigendo verso Eiganjo mentre vi parlo. Dobbiamo preparare immediatamente le nostre forze.”

Passo Felpato si alzò, agitando il naso per la confusione. “Come fate a saperlo?”

Lanciando un breve sguardo a Kaito, l’imperatrice alzò la mano con il Chip della Realtà inserito. “Sembra che questo dispositivo sia ancora connesso al complesso dal quale è stato rubato.”

Tamiyo appoggiò i piedi a terra. “Avete avuto una visione del presente?”

L’imperatrice annuì. “Il mostro ha allertato i Rivoltosi del mio ritorno. Vogliono attaccare mentre sono convinti di essere in vantaggio.”

“Non capisco cosa possa ottenere Jin-Gitaxias attaccando Eiganjo.” Kaito alzò le spalle. “Lui vuole delle cavie, non un trono.”

“Forse sta utilizzando la guerra come diversivo.” Gli occhi dell’imperatrice divennero vitrei. “Forse vuole Kyodai. O forse vuole solamente ciò che gli è stato rubato.” Lanciò un’occhiata al Chip della Realtà. Se questo l’aveva innervosita, lo nascose molto bene. “In qualsiasi caso, una battaglia è alle porte e dobbiamo essere pronti a combattere.”

“Il Chip della Realtà è pericoloso anche nelle mani più nobili.” Tamiyo alzò le braccia, enfatizzando l’allarme nella sua voce. “La cosa migliore che possiamo fare per Kamigawa è distruggerlo finché siamo ancora in tempo.”

“Assolutamente no” controbatté Kaito, arrossendo in faccia. “Quel chip è l’unica cosa che sta impedendo all’imperatrice di compiere un viaggio planare. Senza di esso, potremmo perderla per un altro decennio… forse anche di più.” Lui scosse la testa testardamente. “Dobbiamo trovare un’alternativa.”

L’imperatrice analizzò il dispositivo come se stesse rimuginando tra sé e sé. “Non è mio desiderio vagare per il Multiverso senza un modo per tornare a casa. Ma se si tratta di proteggere Kamigawa…”

“Kamigawa ha bisogno di un imperatore” intervenne Passo Felpato. “Voi siete ciò che è meglio per il vostro popolo.”

Di fianco a lei, Eiko unì le mani e annuì. “È da molti anni che ci stiamo preparando ad una ribellione. I samurai Imperiali sono pronti: proteggeremo voi e Kyodai.”

Kaito guardò Tamiyo con serietà. “Dev’esserci un altro modo per fermare Jin-Gitaxias.”

“Non conosco una possibilità per la quale il Chip della Realtà possa esistere senza porre una minaccia, ma forse il pericolo più immediato è la ricerca che ci siamo lasciati alle spalle.” Tamiyo contrasse le labbra, pensierosa. “Se distruggiamo il laboratorio, distruggiamo tutto ciò per cui stanno lavorando… e magari distruggere il collegamento al Chip della Realtà fornirà all’imperatrice più controllo su di esso.”

La combinazione tra disagio e speranza all’interno della stanza era palpabile.

“Lo farò io” insistette Kaito. “Distruggerò io il complesso di Tameshi.” I suoi occhi inquadrarono brevemente Passo Felpato, ignorò la fitta che sentì al petto quando lo fece e volse lo sguardo verso sua sorella. “Mi serve solo qualche detonatore dalla camera blindata Imperiale. Piazzerò le cariche nel laboratorio e le attiverò dall’esterno.”

Eiko allontanò il volto con disapprovazione. “Quelle armi sono state confiscate, Kaito. Non sono a norma. Non dovresti nemmeno sapere che esistono.”

Kaito alzò un sopracciglio, provocatorio. “Perché rinchiuderle da qualche parte se non avete intenzione di usarle?”

“Vengono controllate finché non potranno essere smaltite in modo sicuro” lo corresse bruscamente Eiko.

Kaito mostrò le mani. “È proprio quello che sto suggerendo! Smaltirò i detonatori in modo sicuro. All’interno del complesso di Tameshi. Preferibilmente, vicino al macchinario del Chip della Realtà.”

Eiko si accigliò. “Far saltare in aria un edificio non-

“Kaito ha ragione” la interruppe l’imperatrice, facendo irrigidire sia Eiko che Passo Felpato. “Dobbiamo distruggere il complesso e tutte le ricerche al suo interno.” Si rivolse a Passo Felpato. “Stiamo affrontando un nemico proveniente da un altro piano, un pericolo al quale Kamigawa non ha mai assistito prima. Utilizzare delle armi non approvate non sarà l’ideale, ma è la nostra soluzione migliore. E permetterà ad ogni Imperiale di rimanere a Eiganjo, dove c’è più bisogno.”

Eiko e Passo Felpato abbassarono la testa con approvazione.

“Avrai bisogno di aiuto” disse Tamiyo a Kaito, con le dita che si muovevano delicatamente sui fianchi. “L’ultima volta inviarono un mecha ad inseguirti. Chissà quanti scagnozzi ti staranno ancora cercando su Otawara.”

Kaito fece tremolare un sopracciglio. “Ti offri volontaria?”

“Credo che due planeswalker siano meglio di uno” rispose Tamiyo, in modo pratico.

“Mi unirò a voi.” L’imperatrice si spostò. “Le mie visioni dall’interno del complesso potrebbero dimostrarsi utili. E ci sono ancora dei kami che devono essere liberati.”

“Con tutto il rispetto, Imperatrice, ma c’è bisogno di voi qui” disse Passo Felpato, appiattendo le orecchie. “Il vostro popolo vi cercherà per avere una guida.”

“Possono cercare la corte per una guida, come hanno fatto durante la mia assenza” rispose l’imperatrice. Le sue parole non erano maliziose, né disprezzanti: stava semplicemente esponendo un fatto oggettivo.

Ma Kaito percepì di nuovo un cambiamento nella sua voce. Kamigawa non era più la casa che aveva lasciato. Forse lei si stava chiedendo dove si sarebbe potuta collocare, nello stesso modo di Kaito per quasi tutta la sua infanzia.

Eiko esitò prima di parlare. “Se il Chip della Realtà è ciò che sta cercando questo Jin-Gitaxias, allora il posto più sicuro per voi è circondata da queste mura e dai samurai che hanno giurato di proteggervi.”

Le code di Passo Felpato ondeggiarono dietro di lei in risposta a quelle parole. Un segno di approvazione. Kaito lo conosceva bene: era qualcosa che lui non aveva mai ricevuto, mentre sua sorella ne riceveva in abbondanza.

Non era mai stato geloso di Eiko per nulla eccetto quello.

L’imperatrice rimase in piedi assorta nei suoi pensieri per diversi lunghi secondi, valutando le sue opzioni. Lei era sia l’Imperatrice di Kamigawa che la Viandante… ma forse ogni ruolo doveva rimanere separato. “Rimarrò qui” disse infine.

Passo Felpato ed Eiko annuirono, lasciando il tempio per allertare le guardie. Tamiyo si spostò per seguirle, fermandosi sulla soglia dall’altro lato della stanza.

Kaito non si mosse. Stava ancora cercando di leggere la sua amica dietro il suo silenzio.

L’imperatrice fissava la nebbia come se fosse in cerca di risposte.

“Nessuno su Kamigawa può proteggere il Chip della Realtà meglio di voi. E nessun muro potrà fare la differenza” disse Kaito a bassa voce. “Ma qualcosa mi dice che voi lo sapete già.”

Lei incrociò lo sguardo di lui. “I miei doveri verso Kamigawa comprendono ben di più che mostrare la mia forza. A volte è più potente dare forza al mio popolo.”

“Lasciando loro credere che debbano proteggerti?”

“Avere qualcosa per cui combattere unisce le persone. È sempre stato così, fin da quando gli Storici iniziarono a registrare le nostre storie.” L’imperatrice si mosse verso Kyodai. “E c’è anche qualcun altro da proteggere. Se il loro obiettivo è Kyodai, mi assicurerò che sia al sicuro. Ma… promettimi che libererai tutti i kami intrappolati prima di innescare la carica.”

“Avete la mia parola” rispose Kaito.

Tamiyo distolse lo sguardo, facendo finta di concedere un po’ di riservatezza, ma i suoi pensieri si insinuarono nella mente di Kaito. Dovremmo andare ora. Abbiamo un lungo viaggio davanti a noi.

Kaito annuì bruscamente e si diresse verso la porta. Si guardò alle spalle, osservando l’imperatrice camminare nella nebbia dov’era nascosta Kyodai, e ripromise a sé stesso che avrebbe trovato un modo per aiutarla e per fare in modo che non sarebbe mai più dovuta sparire.

Nel tempo in cui Kaito e Tamiyo raggiunsero Otawara, il cielo si macchiò di tinte prugna e albicocca. Un segno della luce solare che sarebbe presto svanita.

Le vie erano tranquille, ma non in modo inusuale. Non c’erano segni degli scagnozzi della Città Sepolta in cima ai tetti o nei vicoli ad osservare. Nessun mecha che setacciava le strade in cerca di Kaito e delle sue amiche.

Sembrava quasi che non gli stessero dando la caccia.

Kaito non riuscì ad ignorare il tarlo che aveva nella mente. Da un lato, non fu una sorpresa che gli scagnozzi di Jin-Gitaxias non fossero in forze nella città fluttuante. Erano degli stranieri, dopotutto, e lavoravano contro ciò di cui molti Futuristi erano fermamente convinti. Ma dall’altro lato…

Sembra tutto troppo facile, pensò Kaito.

Il volto di Tamiyo faceva trasparire lo stesso sospetto. Forse i nostri nemici su Otawara hanno unito le forze con i Rivoltosi Asari e si sono diretti a Eiganjo, suggerì lei nei suoi pensieri.

Kaito non invidiava ciò che gli Imperiali avrebbero dovuto affrontare. Erano tra i migliori combattenti di Kamigawa, addestrati nelle accademie più prestigiose ed esclusive. Ma avevano vissuto relativamente in pace per più di un secolo. Non avevano mai conosciuto la guerra al di fuori delle cronache storiche.

I Rivoltosi erano diversi. Sapevano cosa voleva dire lavorare sodo e combattere per sopravvivere. Persino il clima nevoso vulcanico nel quale sono cresciuti è arduo. Sapevano che forma avesse la vera perseveranza… e ciò che sarebbero stati disposti a sacrificare per vincere.

Kaito non aveva dubbi che gli Imperiali avrebbero potuto tranquillamente tenere loro testa in abilità, ma in quanto a sacrifici?

Avrebbero consegnato il Chip della Realtà per tenere al sicuro l’imperatrice? E se l’imperatrice fosse stata rapita… avrebbero rinunciato al trono per riaverla indietro?

Passo Felpato non lo permetterebbe mai, mormorò la mente di Kaito. Lei diceva sempre che un trono era più di una sedia: era una posizione. E che se si fosse rinunciato al trono, si sarebbe rinunciato al simbolo che teneva unita Kamigawa.

Kaito non aveva mai avuto molta fiducia negli Imperiali, ma l’imperatrice aveva Passo Felpato ed Eiko al suo fianco… e Kaito aveva fiducia in loro.

Muovendosi velocemente verso il complesso di Tameshi, Kaito e Tamiyo sgusciarono all’interno senza essere visti e corsero verso il laboratorio. C’erano ancora i segni della precedente visita di Kaito. Il suo dispositivo stava ancora interferendo con le telecamere. C’erano delle strisciate sul pavimento, sicuramente provocate dagli scagnozzi che erano corsi ad inseguirlo.

E le porte del laboratorio erano state lasciate aperte.

Kaito si accigliò, esitando vicino al pannello. C’era qualcosa che non andava. Era come se ogni barriera fosse stata lasciata indifesa. Dietro quelle porte si trovavano mesi interi di esperimenti compiuti da Jin-Gitaxias. Non li avrebbe mai lasciati così vulnerabili. A meno che-

Kaito si bloccò. A meno che non li avesse già spostati.

Sibilando un’imprecazione a bassa voce, Kaito scattò oltre le porte del laboratorio, ignorando il pronto avvertimento di Tamiyo che gli diceva di aspettare. Lui non vedeva il motivo di aspettare, non quando sarebbe potuto essere già troppo tardi.

Quando girò l’angolo del laboratorio, vide l’attrezzatura attraverso la lunga finestra di vetro, ancora brillante di colori al neon.

Ma i kami…

Kaito percepì la loro assenza prima di raggiungere la finestra. Con la fronte premuta sul vetro, i suoi occhi setacciarono i letti di metallo vuoti, ciascuno macchiato da una luccicante cenere metallica. L’unico segno della smaterializzazione di un kami.

Kaito percepì il senso di colpa fin nelle ossa, e si spinse dal vetro verso la stanza successiva, quella dove aveva trovato il Chip della Realtà. Il macchinario si trovava ancora lì, vibrante di vita, ma il kami al quale era collegato con dei cavi non c’era più. Ucciso dalle stesse persone che avevano ucciso Tameshi.

Stringendo i pugni, Kaito si voltò verso Tamiyo. “Siamo arrivati tardi per salvarli.” Aveva visto due volte ciò che stavano facendo ai kami, ed entrambe le volte aveva voltato loro le spalle per perseguire i propri obiettivi. Si era detto che la sua missione aveva la priorità: trovare l’Imperatrice era l’unica cosa che aveva importanza.

Ma lui non avrebbe mai voluto che morissero in quel modo.

E aveva promesso all’imperatrice…

Il volto di Tamiyo era impassibile. In pieno controllo. “Non è colpa tua, Kaito. Non potevi sapere cosa sarebbe successo.”

Si sgranchì le spalle, indicando il macchinario con la testa. “Dobbiamo distruggerlo. Tutto quanto. Così che non possano mai più far del male ai kami.”

“Non erano i kami il nostro vero obiettivo” disse lentamente una voce bassa.

Kaito e Tamiyo si voltarono. A diversi metri di distanza si trovava un uomo dagli occhi rosa e con un braccio di metallo.

Tezzeret.

La voce di Kaito fu un ruggito gutturale. “Tu.”

Tezzeret comprese mentre studiava il volto di Kaito. “Il ragazzo del palazzo… dei tetti.” Il suo tono di voce sembrava quasi una presa in giro. “Anche allora eri infuriato così.”

Tamiyo fece un passo in avanti. “Se i kami non sono il vostro obiettivo, allora perché ne avete uccisi così tanti?”

“Dovevamo mettere alla prova la connessione tra i kami e il reame degli spiriti, studiare il legame tra gli aspetti materiali e immateriali dell’esistenza: il corpo e l’anima. E i kami sono molto più facili da trovare rispetto a ciò di cui ha veramente bisogno Phyrexia.” Tezzeret mostrò i denti, con gli occhi scintillanti come un incendio selvaggio. “Dovrei ringraziarti.”

Kaito fece una smorfia. “Per cosa?”

Risuonò un’orribile strisciata di metallo, e Jin-Gitaxias apparve dalle ombre, muovendosi di fianco a Tezzeret come un incubo in agguato. Tezzeret non batté ciglio, anche quando Jin-Gitaxias piegò i suoi artigli metallici e si sporse in avanti.

“Per aver permesso alla nostra ricerca di prosperare portando dei planeswalker al nostro laboratorio” rispose bruscamente Jin-Gitaxias con una delizia inquietante.

Kaito si irrigidì prima di scambiarsi uno sguardo circospetto con Tamiyo.

È noi che vogliono, disse lei velocemente nella mente di lui. Gli esperimenti… sono per i planeswalker, non per i kami.

Nel momento in cui Kaito impugnò la propria spada, gli scagnozzi della Città Sepolta apparvero in ogni angolo della stanza. Li stavano aspettando, sapendo che Kaito sarebbe tornato.

Era una trappola… e Kaito e Tamiyo ci erano cascati in pieno.

Kaito riusciva a percepire i pensieri di Tamiyo che premevano contro i propri, ma lui li ignorò, concentrandosi invece sul bordo seghettato della sua lama. Separò la lama con la mente, inviando ciascuna parte davanti a lui con brusche accelerazioni: ogni lama stellata puntava al petto di Tezzeret.

Ma si fermarono a mezz’aria, a qualche centimetro dal braccio di metallo dell’uomo.

Tezzeret sogghignò, scurendo gli occhi, e fece scattare una mano verso le stelle da lancio, rispedendole sparpagliate verso Kaito e Tamiyo. Indietreggiarono all’unisono, preparandosi ad un impatto che non sarebbe mai arrivato.

Le lame fluttuavano contro la loro pelle, sfidandoli a muoversi.

Tamiyo allungò il braccio per prendere una pergamena, quando una striscia di attrezzatura di metallo si strappò dal soffitto e si avvolse attorno alla mano di lei come una mostruosa manetta. Lei non sbatté quasi gli occhi quando una delle pergamene iniziò a salire dalla sua borsa, ma Tezzeret si limitò ad esprimere un verso di disapprovazione.

“Io non lo farei. Non se vuoi che il tuo amico continui a vivere” la avvertì Tezzeret.

Quando Tamiyo volse lo sguardo verso Kaito, vide le due lame a stella che si stavano lentamente avvicinando alla gola di lui. In meno di un secondo gli avrebbero perforato la pelle.

“Non trattenerti per colpa mia” propose Kaito, col respiro affannoso. “E poi, ha bisogno di noi. Ho visto cos’hanno fatto ai kami: agganciati a quei macchinari per chissà quanto tempo. Non lascerà morire nessuno di noi due prima di averci messo su quei tavoli.”

La voce di Jin-Gitaxias ticchettò come un insetto meccanico. “Più cavie ci fornirebbero più opportunità per espandere la nostra conoscenza. Ma se uno dei gusci di carne minaccia la produttività, allora un solo esemplare potrà essere sufficiente.”

Tezzeret puntò Kaito con lo sguardo. “Tu sei il planeswalker che faceva domande su di me. Quello in cerca dell’imperatrice per il Multiverso.” Si avvicinò, e Kaito sentì le lame di metallo che spingevano contro la sua armatura, sul punto di oltrepassarla. “Devo ammetterlo, mi immaginavo qualcuno di meno… deludente.”

La gola di Kaito bruciava. “Non preoccuparti… mi sto solo riscaldando.”

Tezzeret si mosse, facendo cadere i suoi capelli sulle spalle, ma prima che avesse la possibilità di rispondere, Kaito fece scattare le dita in aria. Un pugnale nascosto nella sua cintura volò verso il soffitto, tagliando i cavi che sostenevano una delle luci sopra di loro.

Esplosero scintille, e la lanterna cadde dal soffitto verso Tezzeret, che la evitò saltando proprio nel momento in cui i brillanti frammenti di vetro ricoprirono il pavimento. Kaito usò quella distrazione per allontanarsi agilmente dalle lame e caricare il ninja più vicino che aveva già sollevato la propria spada per attaccare.


Kaito si abbassò, lanciando una gamba contro le ginocchia dell’assalitore e roteando col gomito finché non si scontrò con il suo mento. Scattando in avanti, si tolse uno dei dispositivi fumogeni dalla cintura, pronto a lanciarlo verso Jin-Gitaxias, quando la voce di Tamiyo risuonò nei suoi pensieri.

Kaito, disse. Sembrava una supplica.

Si guardò alle spalle e vide Tamiyo avvolta da una quantità ancora maggiore di metallo, con un frammento d’argento allungato che le copriva gli occhi. Non poteva leggere le sue pergamene, e Kaito non sarebbe mai stato capace di liberarla da tutti quei vincoli.

Se si fosse battuto per uscire dal complesso, avrebbe dovuto lasciare indietro Tamiyo.

“Come dicevo” pronunciò la rauca voce di Tezzeret, che stava tenendo sollevate le mani ai suoi fianchi, apparentemente connesso ad ogni frammento di tecnologia intorno a lui. “Ci serve soltanto uno di voi.”

Kaito non poteva aiutare Tamiyo. Ma non poteva nemmeno lasciarla indietro.

Non a quel destino. Non quando aveva visto cosa ne era stato dei kami, torturati fino alla morte.

Kaito sarebbe rimasto, avrebbe combattuto e probabilmente sarebbe stato catturato… se non fosse stato ucciso prima. Ma quello come sarebbe potuto essere d’aiuto per l’imperatrice?

Cercò di raggiungere la carica nella sua tasca. C’era ancora tempo per distruggere il laboratorio, insieme a Jin-Gitaxias e Tezzeret. Avrebbe protetto Kamigawa. Nessuno avrebbe fatto del male all’imperatrice e a Kyodai.

Forse, senza il Chip della Realtà connesso al macchinario, l’imperatrice avrebbe persino potuto trovare un modo per riparare la sua scintilla.

Le dita di Kaito si incurvarono attorno al detonatore. La gente sacrificava tutto in guerra.

Ma quel sacrificio?

Lo avrebbe fatto solo per un’amica.

Con un movimento veloce, Kaito estrasse il dispositivo dalla tasca e lo scagliò verso la stanza con il macchinario, ascoltando il suo fischio mentre volava in aria.

Ma l’arma non toccò mai terra: si fermò appena prima del vetro, quando iniziò lentamente a fluttuare verso la mano di Tezzeret.

Emise un’oscura risata. “Il tuo problema” disse Tezzeret in modo gelido, “è che dipendi troppo dalla tecnologia che io ho già padroneggiato.” Nel suo palmo, il detonatore si aprì, pezzo dopo pezzo, finché non divenne solamente un inutile ammasso di metallo e microchip.

Qualcosa si frantumò contro la nuca di Kaito, e tutto intorno a lui divenne nero.

Gli occhi della Viandante si aprirono di colpo, in allarme. Il sudore le colò sulla fronte e sussultò nell’aria fredda, con le dita immerse nella nebbia del pavimento del tempio.

Eiko era di fianco a lei, e corrucciò il viso dalla preoccupazione. “Cosa c’è? Cos’avete visto?”

La Viandante inspirò profondamente, scandagliando la stanza con lo sguardo, come se stesse cercando di ricordarsi dove si trovasse esattamente.

Non sarebbe stata la sua prima esperienza di risveglio in una stanza sconosciuta.

Ma il lento lamento di Kyodai fu sufficiente per ricordarle che era ancora su Kamigawa. Era ancora a casa, per quanto innaturale potesse essere.

La Viandante si strinse le vesti alzandosi. “Kaito e Tamiyo… sono nei guai.”

Gli occhi di Eiko si spalancarono, pieni di paura. La Viandante non aveva conosciuto Eiko come aveva fatto con Kaito, ma si ricordava ancora delle storie che lui le raccontava di sua sorella. Sapeva che il loro legame era forte… forse persino più forte del legame tra i kami e gli incanalatori.

Dopo ciò che intravide la Viandante all’interno del complesso, Eiko aveva ragione ad essere preoccupata.

Passo Felpato smise di camminare al limitare della nebbia. “Che tipo di guai?”

“Tezzeret e Jin-Gitaxias hanno teso loro un’imboscata.” La Viandante tremò al ricordo. Sembrava così cruento e reale, come se fosse stata lì di persona. “Se non li aiuto, non ce la faranno mai.”

Le code di Passo Felpato si alzarono dietro di lei come un ventaglio. “Eiganjo ha bisogno della sua Imperatrice. Siamo stati troppo a lungo senza un governatore, e ciò ha causato frizioni nella corte Imperiale ed instabilità per tutta Kamigawa. Senza tener conto dei Rivoltosi Asari che potrebbero presentarsi alle nostre porte in qualsiasi momento.”

La Viandante incrociò lo sguardo di Passo Felpato. “Hai badato al palazzo per dieci anni senza di me. Potrai resistere per altri dieci minuti.”

Passo Felpato aprì la bocca per controbattere, per supplicare la Viandante di rimanere lì, ma fu Eiko ad interromperla.

“Proteggeremo il palazzo in vostra assenza” disse Eiko, inchinandosi leggermente. Quando alzò il volto, i suoi occhi erano lucidi di lacrime appena versate. “Vi prego di riportarlo a casa” disse, muovendo solamente la bocca.

Per Eiko, la sua lealtà al palazzo era sempre venuta prima di tutto. Ma non avrebbe messo a rischio la vita di suo fratello per i suoi doveri. Nemmeno sotto lo sguardo di Passo Felpato.

Era un allineamento condiviso dalla Viandante e da Eiko.

La Viandante annuì. Si voltò per guardare Kyodai in lontananza, alzando una mano per attirarla più vicino.

Mia vecchia amica, la Viandante inviò i propri pensieri attraverso la nebbia. Ho bisogno del tuo aiuto.

Kyodai apparve emettendo un grido ritmato e abbassò la testa. Cosa posso fare per voi, Imperatrice? Per chiunque altro, la voce di Kyodai era un insieme di suoni, stratificati tra loro come un coro. Ma nella testa della Viandante era chiara e limpida come il rintocco di una campana in una stanza vuota.

Non riesco a controllare la mia scintilla. Ma forse con il tuo aiuto, con il nostro legame, posso stabilizzarla abbastanza da poter compiere un viaggio planare all’interno del complesso, le spiegò la Viandante.

Sarà pericoloso, la avvertì Kyodai. Il mostro farà tutto ciò in suo potere per prendere il Chip della Realtà, e anche voi.

Non ho paura dei mostri che riesco a vedere, rispose la Viandante. Preferisco affrontare il nemico quando si trova di fronte a me, piuttosto che lui possa cacciarmi dalle ombre.

Allungando il braccio dietro la scapola, la Viandante estrasse la sua spada, stringendola saldamente con due mani. Annuì verso Kyodai, che mormorava sopra di lei, ondeggiando distrattamente nella nebbia.

Il petto della Viandante si riempì d’energia. Riusciva a percepire il richiamo erratico della propria scintilla… ma c’era anche il calore di Kyodai, che la calmava. La stava direzionando come una bussola quando punta nella direzione di casa.

Anche se non era più completamente sicura dove si trovasse casa sua, qualcosa nel suo cuore si chiese se casa, in fondo, potesse anche non essere un luogo.

Forse casa era insieme alle persone a cui teneva, e anche quelle che tenevano a lei.

E Kaito non si era mai arreso con la Viandante. Viaggiò su tutti i piani per trovarla e affrontò di sua volontà un mostro per riportarla a casa.

Ora sarebbe stata lei a non arrendersi con lui.

Lasciando Passo Felpato, Eiko e Kyodai nel tempio, la Viandante eseguì un viaggio planare fuori da Eiganjo e dentro il complesso di Tameshi con un lampo di luce. Non annunciò il proprio arrivo. Non cercò Kaito nella stanza. E non esitò quando gli occhi del mostro cromato si spostarono su di lei.

La Viandante lasciò cadere verso il basso la sua spada, come un castigo divino, e lacerò Jin-Gitaxias dal collo fino al petto.

La ferita era grave, e il grido metallico che scaturì dalla sua gola batteva sui timpani di lei. La Viandante combatté fino ad arrivare a Kaito e Tamiyo, legati entrambi a dei tavoli chirurgici come se fossero stati preparati per un esperimento. Lanciò uno sguardo ai vincoli e lacerò anche quelli.

Tirando a sé Kaito con un braccio, lei osservò gli occhi di lui tornare coscienti.

“Co-cosa ci fate voi qui?” chiese lui, intontito, cercando con le dita un’arma che non si trovava più lì. “State indietro… ho tutto sotto controllo.”

Quello era il Kaito che lei si ricordava: il ragazzo che si rifiutava di ammettere di aver perso un combattimento.

“Penso che scoprirai che sono io quella che sta salvando a te la vita. E, se ho contato bene, sarebbe la seconda volta in meno di un giorno.” Gli occhi di lei risplendevano di divertimento. “Ci sono altri modi per avere la mia attenzione, sai.”

La Viandante riuscì a sentire il rumore di passi in avvicinamento. Erano pronti a combattere.

Ma anche lei lo era.

L’Imperatrice di Kamigawa prestò a Kaito un pugnale dalla propria cintura e fece un sorrisetto. “Vedo che tutto il tempo in cui siamo stati lontani ti ha lasciato gravemente indietro con l’addestramento, ma cerca almeno di stare al passo.”

Racconto successivo: Episode 5: Threads of War

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