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Episode 3: A Train to Prosperity è un articolo della rubrica Magic Story, scritto da Akemi Dawn Bowman e pubblicato sul sito della Wizards of the Coast il 18 marzo 2024. Racconta parte della storia di diversi planeswalker e personaggi dopo la fine dell'Invasione di Nuova Phyrexia.

Racconto precedente: Episode 2: The Jailbreak

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Storia[]

Akul affondò i suoi artigli nella ghiaia, osservando due Speroni che emersero dal fumo fitto. I loro pugni erano stretti attorno alla malconcia uniforme del sovrintendente della miniera e, quando spinsero l’uomo verso Akul, il sovrintendente cadde in ginocchio, con il volto sporco di sangue e fuliggine.

Negli occhi del drago danzavano le fiamme, riflesse da ciò che era rimasto della miniera di rame. “Dimmi quello che sai.”

Il sovrintendente sputacchiò nella sabbia, con le labbra tremanti. “Graywater mi ha ingaggiato per gestire la miniera. Qualsiasi cosa stiate cercando non ha niente a che vedere con me, lo giuro! Ti prego… non dirò a nessuno di averti visto. Voglio solo andare a casa.”

Akul abbassò la testa e sogghignò. “Se non hai niente da dirmi, allora non vedo perché tu debba ancora respirare.”

Gli occhi dell’uomo si spalancarono. “In effetti, ho sentito dire che qualcuno ha rubato qualcosa a Graywater. Qualcosa di così importante che il quartier generale della Compagnia Sterling ha inviato più di venti guardie per recuperarla!”

Akul si inclinò all’indietro, vagamente compiaciuto, e picchiettò un’unghia contro la pavimentazione rocciosa sotto di lui. “Dammi un nome.”

L’uomo scosse la testa, impaurito. “È stato un essere fatato mutaforma di un altro piano. Aveva della pittura blu in viso ed è stato aiutato a scappare… ma è tutto quello che so.”

Lo sguardo di Akul scattò verso gli Speroni. “Trovatelo. Ora.”

Annuirono, prima di svanire nuovamente nel fumo, lasciando il sovrintendente ai piedi del drago.

Per diversi dolorosissimi secondi, l’uomo attese in preda al terrore.

Akul si voltò verso la miniera avvolta dalle fiamme, spostando la sua attenzione verso un’uscita. Le spalle del sovrintendente si abbassarono per il sollievo. Si alzò in piedi, con le ginocchia tremanti, e con un dito si tirò il foulard al collo per rilasciare un po’ di tensione. Con un cauto sguardo nella direzione opposta alla miniera, si avvicinò di un passo alla salvezza.

“Dove pensi di andare?” sibilò Akul, come una fiamma che si stava ingrossando.

Il sovrintendente si bloccò. Alzò le mani, pronto a supplicare, ma non ce ne fu il tempo.

Akul fece scattare il velenoso pungiglione spinato in fondo alla sua coda verso l’addome dell’uomo, e la luce dietro gli occhi del sovrintendente si spense.

Morì ancora prima di toccare il terreno.

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Oko osservava gli altri dal mezzanino. Kaervek aveva fatto gruppo con Annie e Vraska, intenti a conversare. Gisa e Geralf si trovavano ai lati opposti della stanza, chiaramente in guerra tra loro. Eriette, Malcolm e Braghe stavano bevendo qualcosa al bar. Umezawa affilava un coltello seghettato, studiando gli altri con silenzio calcolatore, mentre Minutosso era steso in cima al pianoforte, con un orologio da taschino d’oro alzato verso la luce per ispezionarlo meglio.

Le assi del pavimento cigolavano sotto il peso di Oko, e la sua bocca si sollevò divertita. “So che sei lì” disse con spensieratezza. “Sono cinque minuti che ti sento respirare.”

Ci fu una pausa prima che Kellan uscisse da una nicchia. Appoggiò le mani sul corrimano, muovendosi nervosamente. “Scusa. Non stavo cercando di coglierti di sorpresa.”

“Se così fosse stato, avresti fatto un pessimo lavoro.”

Le guance di Kellan arrossirono. “È che… bè, non è così che avevo immaginato il nostro primo incontro.”

Oko tamburellò le dita sulla balaustra di legno. “Raramente la realtà coincide con la fantasia. Ma, per esperienza personale, le cose più divertenti accadono quando non stai seguendo alcun piano.” Sogghignò. “Incontrarti è stata una sorpresa inaspettata, e di cui ti sono grato.”

Kellan si spostò un ciuffo scuro dalla fronte, rilassando la propria espressione. “Davvero?”

“Sì.” Oko si diresse verso il resto del gruppo nella sala sottostante. “Sarai una magnifica aggiunta per la squadra.”

Kellan rimuginò sui suoi pensieri un attimo di troppo, ma alla fine lasciò andare un sospiro. Non aveva le parole per ciò che lo preoccupava.

“Sei venuto in mio aiuto quando ne avevo più bisogno.” Oko continuava a guardare sotto la balconata. “È qualcosa che non dimenticherò facilmente. Forse un giorno potrò restituirti il favore.”

“Non ho bisogno di favori” disse lentamente Kellan. “Voglio solo avere l’occasione di conoscerti.”

“E lo farai” promise Oko. Sapeva come sembrare sincero… inoltre, questa volta aveva quasi intenzione di esserlo.

Sembrò che Kellan stesse per dire qualcos’altro quando improvvisamente trattenne il respiro e si sporse oltre il corrimano, con gli occhi spalancati e in allarme. Oko si irrigidì, pronto ad evocare la propria magia al primo segnale di pericolo, ma quando seguì lo sguardo di Kellan all’angolo della stanza di sotto, si rilassò. Ashiok stava scivolando in avanti come se fosse trasportato da una tempesta di oscurità. Delle ombre nere si attorcigliavano attorno, pulsando come un lento battito cardiaco.

Il volto di Kellan faceva capire che aveva riconosciuto quella figura, e la sua espressione preoccupata si tramutò in furia. Strinse fermamente il legno, con le nocche che emettevano un’aura dorata.

“Calma, ragazzo” disse Oko, percependo che Kellan fosse pronto a lanciarsi dalla balconata per iniziare una rissa. “Qualsiasi trascorso abbiate voi due, qui non ha importanza. Sono stato chiaro?”

“Tu non sai cos’ha fatto… ciò di cui è capace!”

“So quello che devo sapere. Tutto il resto non fa differenza per me.”

“Ashiok è un pericolo” insistette Kellan. “Ha attaccato la mia casa e ha manipolato le persone così che facessero il suo volere. Ha fatto diventare Rowan Kenrith… bè, malvagia! Non puoi fidarti.”

Oko sbuffò con sprezzo. “Non voglio che ti fidi di Ashiok… voglio che ti fidi di me. Riesci a farlo?”

Kellan si irrigidì leggermente prima di annuire e lasciar andare il corrimano.

Oko si sforzò di apparire compiaciuto. “Bene. Kellan, sono certo che tua madre ti abbia cresciuto in maniera eccellente, ma ci sono cose che non ti ha insegnato. Riguardo i tuoi poteri, riguardo la tua provenienza. Ora che siamo finalmente insieme, posso insegnarti tantissimo sulla tua vera eredità. Ho degli affari di cui discutere con il gruppo.” Si incamminò verso le scale, fermandosi a metà della discesa. “Vieni?”

Kellan esitò, in conflitto con la colpa che appariva palese dal modo in cui incurvava le spalle. Nonostante ciò, seguì suo padre al piano di sotto, fermandosi vicino ad uno dei tavoli più grandi dove si era riunito il resto della squadra.

Oko si preparò ad una reazione di Ashiok, ma fu Eriette a notare per prima Kellan.

“Di tutte le persone in cui potevamo incappare a Crocevia Tonante” disse con arroganza. Puntò lo sguardo in alto, con i suoi capelli bianchi che le caddero dalle spalle mentre fulminava Oko con lo sguardo. “Se avessi saputo che questo moccioso si sarebbe unito alla squadra, avrei negoziato una tariffa più alta.”

La voce di Oko era zuccherina. “Se i necromanti possono riuscire a mettere da parte le loro divergenze per il bene della missione, sono sicuro che noi tutti possiamo imparare a fare lo stesso.”

Kellan si accigliò. Eriette arricciò le labbra e alzò le spalle.

“Magnifico. Ora, tornando al motivo per cui ci siamo riuniti tutti qui…” Oko fece un cenno verso Kaervek. “Cos’hai scoperto?”

Kaervek estrasse l’artefatto dal suo cappotto, mettendolo al centro del tavolo, e incrociò le braccia sul petto. “Non è ThranPhyrexiano, ma è altrettanto antico, se non di più. Non riesco a dirti con precisione da quale antico luogo provenga. Non ha avuto alcuna reazione alla mia magia, quindi la mia conoscenza rimane limitata.”

“Non mi sorprende” mormorò Umezawa, appoggiato contro una delle colonne.

Le narici di Kaervek si dilatarono, ma fissò il suo sguardo su Oko. “Credo che l’artefatto sia più di una chiave, e forse anche più pericoloso di quanto immaginiamo. Chiunque l’abbia creato, e da ovunque provenga… Potresti liberare un’altra Phyrexia nel Multiverso.”

“Mi sembri impaurito” disse Vraska, irritata.

“Non è la paura che sento, ma la cautela” la corresse Kaervek. “Ho perso secoli interi dopo aver ottenuto un potere che non potevo controllare. Non propendo a farlo nuovamente, senza un accurato studio.”

Le ombre di Ashiok vorticavano attorno alla sua figura. “Bertram Graywater ci cercherà e farà tutto ciò che è in suo potere per trovare la chiave. Dobbiamo raggiungere il caveau prima che ci riesca.”

“Non sappiamo ancora dove sia effettivamente Dannazione” puntualizzò Malcolm, con le piume che si raddrizzarono contro le sue braccia. “So che mi avete chiesto di fare delle ricognizioni, ma là fuori c’è un sacco di deserto. Preferirei avere una direzione… o almeno una mappa.”

Il ghigno di Gisa era sinistro. “Che ne dite se ricaviamo qualche informazione sotto tortura? Scommetto che da qualche parte c’è uno Sperone che può indicarci la strada!”

Geralf trattenne una risata. “Non hai la pazienza per un interrogatorio.”

“L’unica cosa per cui non ho pazienza sei tu, fratello” disse lei. “Persino la tua voce mi irrita.”

Vraska agitò una mano. “Dobbiamo sapere come raggiungere il caveau… ma le indicazioni non avranno importanza se non sappiamo come usare la chiave.” I suoi occhi si posarono prima su Kaervek, poi su Annie. “Di’ loro quello che mi hai detto.”

Annie alzò le spalle. “Conosco un Reietto dei territori che studia antichi artefatti magici. Si chiama Nolan. Fa praticamente qualsiasi cosa sotto compenso, e per qualche moneta extra si può anche comprare il suo silenzio.”

Oko si guardò intorno nella stanza. “In quanto tempo riusciamo a portarlo qui?”

“C’è un problema” disse Vraska, con i tentacoli che vibravano dietro di lei. “L’uomo in questione attualmente è su un treno per Prosperità, scortato dai mercenari Sterling.”

L’ombra ai piedi di Ashiok tremolò. “Graywater dev’essere andato a cercarlo per la stessa identica ragione.”

“Ma Graywater non ha più la chiave” fece notare Malcolm. “Non gli serve un esperto di artefatti.”

“Perde tempo!” concordò Braghe.

Vraska strinse gli occhi. “Per quanto ne sappiamo, Graywater potrebbe metterlo sotto chiave mentre tenta di riottenere l’artefatto.”

Oko annuì. “Dobbiamo arrivare al Reietto prima che raggiunga Prosperità.”

Braghe lanciò le braccia in aria. “CATTURARE ED INTERROGARE!”

Gisa cadde in preda all’emozione. Geralf alzò gli occhi al cielo.

Oko si voltò verso Kellan. “Tu eri un ex Sterling. Quanto bene conosci le rotazioni delle guardie sul treno?”

Kellan si bloccò, insicuro. “Io… non voglio fare niente di illegale.”

Un borbottio di oscure risatine si diffuse per tutta la stanza.

“Sto solo chiedendo la tua competenza” disse Oko, con la voce soffice come velluto. Kellan si schiarì la gola, evitando gli sguardi del resto del gruppo. “Non voglio che si faccia male nessuno. Ho già combinato un guaio con Ral…”

Oko si appoggiò una mano sul cuore. “Ti prometto che a nessun innocente verrà fatto del male.”

Il viso di Gisa si rabbuiò di delusione, ma tutti gli altri rimasero impassibili.

“Va bene” disse infine Kellan. “Ditemi cosa vi serve sapere.”

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Il treno sfrecciava attraverso il deserto dorato, con il sole che risplendeva oltre i finestrini di vetro allungati. Kellan batteva nervosamente con lo stivale, contando preoccupato i passeggeri attorno a lui. Dovevano esserci almeno cento persone contando tutte le carrozze in viaggio… forse di più.

Se qualcosa fosse andato storto…

Luxurious LocomotiveART1

Oko appoggiò una mano sulla spalla di Kellan. “Cerca di non sembrare così terrorizzato” disse lentamente, con voce talmente bassa da non farsi udire da nessuno. “L’idea è quella di confondersi nella folla.”

Kellan smise di muoversi, ma sembrava che il suo cuore stesse per uscirgli dal petto. Ad un osservatore esterno, sembrava una qualsiasi guardia Sterling diretta a Prosperità. Con Oko nascosto dietro alla sua illusione, anche lui appariva allo stesso modo. Sembrava avere molto più controllo sulle proprie illusioni ora che era conscio della presenza di suo figlio.

Gli occhi di Kellan scattarono verso la porta che collegava la loro carrozza a quella dietro di loro. “Le guardie ruoteranno tra poco. Si dirigeranno in testa al treno, e quella è la nostra apertura per spostarci sul retro.”

La bocca di Oko quasi non si mosse. “Sei sicuro che il Reietto si troverà lì?”

Kellan annuì una volta. “Le cuccette per la notte sono l’unico posto in cui possono mettere delle persone sotto guardia armata senza attirare l’attenzione. Se Nolan è ancora sul treno, si troverà sicuramente lì.”

Umezawa era seduto senza dare nell’occhio dall’altro lato del corridoio, con il cappello abbassato e le braccia incrociate sul petto. Quasi tutti i suoi tatuaggi erano nascosti sotto i vestiti, ma alcuni erano ancora visibili sopra le clavicole.

Nel momento in cui la voce di Oko si fece strada nella mente di Kellan, sussultò. Non aveva mai provato la telepatia di gruppo prima… e non era sicuro che gli piacesse.

Mi sentite tutti?” chiese Oko attraverso il legame mentale.

Umezawa alzò lo sguardo per rispondere positivamente.

Dopo si sentì la voce di Annie, forte e chiara nonostante fosse a più di un chilometro di distanza sul crinale. “Siamo in posizione, e abbiamo la visuale sul treno.

Anche i cieli sembrano liberi” annunciò Malcolm. “Braghe è pronto a far saltare il ponte al tuo segnale.

BOOM!” strillò emozionato Braghe.

È quello il segnale?” si intromise Gisa. La sua risatina era al limite dell’euforico. “Non sto quasi più nella pelle!

Mi sembra ovvio che non sia quello il segnale” disse Geralf, esasperato. “Devi rianimare i cadaveri dopo che Braghe fa saltare il ponte e obbligherà il treno a fermarsi. L’abbiamo ripetuto un centinaio di volte. Perché ti è così difficile prestare un minimo di attenzione a quello che dicono gli altri?

Cadaveri?” provò a chiedere Kellan, ma nessuno sembrò sentirlo sopra il bisticcio dei necromanti.

Smettila di dirmi cosa devo fare!” ribatté furiosa Gisa. “Non sei tu al comando… e l’unico motivo per cui sei stato invitato per questo lavoro è perché l’ho permesso io.

Avere a disposizione un cucitore è molto più utile di un’evocaghoul. E poi, io sono qui per i segreti che questo ‘tuono’ potrà offrire alla mia arte” rispose Geralf. “Anche se, a questo punto, non sono proprio sicuro che valga la pena dover sopportare il suono della tua voce!

Ashiok non ha creato un legame telepatico per farvi litigare come dei bambini” rimproverò Vraska. “Risparmiatevi per dopo la missione. Ora come ora, dobbiamo attenerci al piano.

La porta vicino si aprì e due guardie entrarono. Iniziarono a camminare lungo il corridoio, dedicando un cenno formale ad Oko e Kellan e alle loro uniformi, prima di sparire oltre il passaggio successivo.

Nel momento in cui lo spazio fu libero, Oko si alzò e si diresse verso il retro del treno, con Kellan ed Umezawa a seguire dietro di lui. Quando raggiunsero la carrozza dei bagagli, superarono file intere di valigie e bauli di cuoio per fermarsi di fronte ad una porta chiusa a chiave.

Umezawa sollevò il bordo del suo cappello. “Non riesco a capire come la gente riesca a vedere qualcosa con questi affari addosso” brontolò, prima di rimuovere un piccolo dispositivo di metallo dalla propria cintura.

Un pannello si illuminò, e lungo i bordi apparvero tante piccole forme origami. Umezawa sollevò quel pezzo di tecnologia all’altezza della maniglia, e le forme iniziarono a piegarsi e ripiegarsi su sé stesse come carta prima di infilarsi all’interno della serratura. Lavorò velocemente, utilizzando il dispositivo per manipolare la serratura man mano che i pezzi di metallo prendevano la forma di una complessa chiave.

Kellan non aveva mai visto nulla di simile prima.

La nostra finestra per far saltare questo ponte e fermare il treno sta diminuendo” fece notare Malcolm attraverso il legame mentale. “Come stiamo andando lì?

Dammi un minuto” rispose freddamente Umezawa.

PRONTI E IN ATTESA!” starnazzò Braghe.

Aspetta, era quello il segnale?” chiese Gisa.

Ha detto di dargli un minuto!” sbottò Geralf.

Come osi alzare la voce con me” ribatté Gisa. “Non credere che la nostra tregua temporanea mi impedisca di tagliarti la lingua!

Minacciami quanto vuoi, ma posso cucirti la bocca altrettanto facilmente…

...rovini sempre tutto, e sono stanca del tuo continuo assillarmi! Se potessi…

...la più inaffidabile, egoista…

...irritante, fastidioso…

Voi due, volete star zitti!” ruggì Malcolm. “Come può Braghe sentire il segnale sopra tutto questo frastuono?

SEGNALE!” rimbombò la voce di Braghe.

No, Gisa… cosa stai facendo? Ferma!” gridò Geralf.

Le urla in lontananza vennero trasportate fino alla carrozza dei bagagli.

Il cuore di Kellan si strinse quando vide aggrottarsi la fronte di Oko. Anche Umezawa si fermò con la serratura, impallidendo.

Cosa succede?” chiese Oko.

Ha rianimato i cadaveri troppo presto” disse con disappunto Geralf.

La risata maniacale di Gisa esplose attraverso il canale telepatico. “Hai visto, fratello caro? Dubita di me quanto vuoi… ma ti dimostrerò sempre che io sono più potente di te.

Rush of DreadART1

Oko, avete delle guardie dirette verso il retro del treno” disse velocemente Malcolm. “Meglio che troviate un posto dove nascondervi se volete mantenere l’elemento sorpresa.

“Ho quasi finito” disse Umezawa, muovendo la chiave parzialmente formata. “Devo solo…”

La porta dietro di loro sbatté contro il muro, facendo saltare Kellan. Una coppia di guardie incombeva sulla soglia, cercando di dare un senso alle uniformi di Kellan e Oko. Ma con Umezawa ancora accovacciato davanti alla porta chiusa, non ebbero alcuna possibilità di mantenere la loro copertura.

Le guardie estrassero le armi.

Oko e Kellan si lanciarono sulle pareti opposte, proprio quando un colpo tonante sfrecciò attraverso la porta. Umezawa lanciò un grido acuto, stringendosi la spalla prima di barcollare verso una grossa valigia per cercare copertura.

Kellan alzò una mano e lanciò un viticcio dorato dritto verso l’arma della guardia. Con un secco strattone della sua magia, Kellan strappò il fucile dalla sua presa e lo fece scivolare sul pavimento metallico. Poi caricò la guardia, colpendola con la spalla e sbilanciandola.

Oko si mosse rapidamente, estraendo un coltello ricurvo dalla cintura. Raggiunse la seconda guardia in meno di un secondo e lo infilzò tra le costole. La guardia sussultò visibilmente prima di accasciarsi al suolo.

Kellan si sforzò di tenere a terra l’altra guardia, muovendo la testa da un lato all’altro e cercando di evitare il pugno dell’uomo. Dall’angolo della stanza, Umezawa lanciò una piccola stella metallica che sfrecciò nell’aria. Colpì la guardia Sterling nel collo, mancando Kellan di nemmeno un centimetro.

Kellan lasciò l’uomo, sorpreso, e osservò i suoi occhi chiudersi. Si voltò appena in tempo per vedere Umezawa lasciarsi andare sul pavimento.

Kellan si affrettò al suo fianco. “Ha bisogno di un medico. In quanto tempo riesce a venire qui Geralf?”

“Non c’è tempo per quello” ribatté Oko. “Dobbiamo trovare il Reietto prima che le guardie capiscano cosa sta succedendo.”

Kellan tirò indietro la testa in preda alla confusione. “Ma… non possiamo lasciarlo qui. Morirà.”

“Personalmente, preferisco correre il rischio qui piuttosto che col necromante” tossì Umezawa, con gli occhi socchiusi. “Non voglio svegliarmi e scoprire che i miei arti sono stati cuciti dal lato sbagliato.”

“Vedi? Sta bene” insistette Oko.

Umezawa non era pienamente cosciente.

Kellan aggrottò la fronte. “Umezawa è ferito. Ci serve qualcuno che lo faccia scendere da questo treno” disse a tutto il gruppo. Di fianco a lui, Oko incrociò le braccia. La disapprovazione sul suo viso era palese.

Sto arrivando” rispose Annie. “Cosa vuoi fare riguardo al ponte?

Oko irrigidì la mascella. “Fatelo fuori.

GROSSO BOOM!” ululò Braghe.

L’esplosione fu istantanea e riecheggiò attraverso le pareti del treno, facendo tremare il pavimento. Sotto la carrozza, le ruote tremarono sulle rotaie prima di prendere velocità.

“Non stiamo rallentando.” Kellan aggrottò la fronte. “Perché non stiamo rallentando?”

Oko si spostò alla finestra, cercando di guardare il canyon in lontananza, dove del fumo offuscava il cielo. “Dobbiamo raggiungere il retro del treno.”

Kellan si alzò in piedi, agitando i pugni. “Ci sono dei civili a bordo. Dobbiamo avvertirli del ponte-”

“Dobbiamo completare la missione” lo interruppe Oko, fulminandolo con lo sguardo. “Possiamo occuparci dei passeggeri dopo aver recuperato il Reietto.”

“Ma-”

Oko strinse una mano attorno alla spalla di Kellan, scuotendolo con fermezza. “Non posso farcela da solo. Ho bisogno del tuo aiuto.”

Kellan aprì la bocca, formando con le labbra parole che non ebbero voce. “Va bene” disse infine, troppo preoccupato di deludere suo padre piuttosto che discutere ulteriormente. “Come facciamo ad oltrepassare quella porta senza Umezawa?”

Oko fece un gesto sopra di loro. “Andremo attraverso il tetto. Pensi di riuscire a sfondare queste finestre con la tua magia?”

Kellan creò un grosso martello dorato, brandendolo contro le finestre e infrangendole completamente. I due risalirono attraverso l’apertura e cercarono qualcosa a cui aggrapparsi all’esterno del treno. Scalarono l’esterno decorato finché non raggiunsero il tetto.

Kellan allungò le braccia, lottando contro il vento. Oltre alle carrozze notturne c’erano le carrozze merci. Gisa e Geralf erano sicuramente là dietro ad occupare le guardie Sterling con un’armata di non morti.

E Nolan…

Kellan indicò una carrozza. “Eccola. È quella lì.”

Oko aggrottò la fronte. “Come lo sai?”

“Perché è la carrozza che usano per trasportare i prigionieri.”

Saltarono da un tetto all’altro, combattendo contro il moto ondulatorio del treno mentre si facevano strada verso l’ultima carrozza notturna. L’aria stava trasportando il fumo dal ponte, facendo sussultare Kellan. Non mancava molto alla fine delle rotaie.

Dovevano sbrigarsi e trovare un modo per fermare il treno prima che finisse nel canyon, portando con sé vite innocenti.

Un colpo di tuono esplose vicino ai piedi di Kellan. Inciampò, cadendo duramente contro l’inflessibile metallo. Le sue ossa iniziarono ad irradiare dolore.

Apparvero una mezza dozzina di guardie della Compagnia Sterling, che formarono una linea dietro Kellan e Oko. Una di loro alzò la sua arma e sparò una seconda raffica di energia lungo il tetto. Kellan saltò, decidendo di cercare copertura in cielo, mentre Oko schivò con una capriola. Il salto mandò Kellan sulla carrozza successiva ma lasciò Oko vulnerabile e da solo.

Nel panico, Kellan cercò di tornare indietro velocemente, ma una serie di colpi spedirono alcuni detriti di rimbalzo verso di lui. Lui alzò le braccia per coprirsi il volto.

“Padre!” gridò Kellan in quel caos.

Oko sussultò… e Kellan fece del suo meglio per non interpretare quel gesto. Erano sotto il fuoco nemico: non era il momento di pensare a qualcosa di diverso dal sopravvivere.

Kellan scattò in avanti e afferrò suo padre per le braccia. Lui si issò verso l’alto, evitando il colpo successivo, tenendo stretto Oko prima di schivare una freccia lucente. Curvarono bruscamente prima di ruzzolare nuovamente sul tetto.

Oko estrasse il suo pugnale. Kellan mosse una mano per evocare le proprie armi.

Le guardie si avvicinarono, circondandoli in un ampio cerchio. Quella al centro puntò il suo fucile di tuono su Oko, e la magia di Kellan si bloccò sulle sue dita.

Venne investito dalla preoccupazione… per suo padre e per le persone innocenti ancora sul treno.

Cosa sarebbe successo se non fosse riuscito a salvarli?

Cosa sarebbe successo se non fosse riuscito a salvare suo papà?

Le spalle di Kellan tremarono, e deviò la propria magia per proteggere Oko. Se solo uno di loro fosse riuscito ad uscirne vivo…

Le spalle della guardia vennero avvolte da delle marcescenti braccia grigie, e la sua arma cadde a terra sferragliando. Si voltò verso la creatura, urlando mentre veniva sbilanciata. Le altre guardie iniziarono a voltarsi una alla volta, gridando in allarme verso ciò che si trovava dietro di loro.

Apparve una muraglia di corpi rianimati che graffiavano e tiravano a sé le guardie della Compagnia Sterling, in preda ad una fame disperata. Sui tetti si diffuse il panico. Alcune delle guardie fuggirono. Alcune saltarono giù dal treno. Altre non riuscirono a scappare.

Usando quel diversivo a loro vantaggio, Kellan e Oko scesero verso la scaletta più vicina, inserendosi nello spazio libero tra le carrozze merci e quelle notturne.

Oko si fermò fuori dalla porta. “Permettimi” disse lui, trasformandosi in una delle guardie appena cadute. Aprì completamente la porta e sporcò la voce con falsa preoccupazione. “I ghoul… sono dappertutto!” gridò alle persone nella stanza.

Nolan si trovava al centro, circondato da quattro mercenari Sterling.

Le guardie si scambiarono degli sguardi preoccupati.

“Stanno avanzando dal tetto! Chiunque abbia un’arma deve provare ad arginarli” aggiunse frettolosamente Oko.

Tre delle guardie agirono rapidamente, correndo oltre la porta con i loro fucili di tuono. Non appena arrivarono nel passaggio tra le carrozze, i viticci dorati di Kellan li avvinghiarono e li depositarono a lato del treno sulla distesa desertica sottostante.

L’ultima guardia esitò. Oko lasciò svanire la sua illusione, rivelando le sue orecchie appuntite ed il suo viso colorato di blu. Il suo ghigno era pieno di malizia.

“Non preoccuparti. I pronostici dicono che sopravviverai alla caduta. Ma, ti prego… manda i miei saluti a Graywater.” Oko spinse con forza l’uomo attraverso la porta aperta, poi i viticci di Kellan fecero il resto.

Oko si voltò verso il Reietto, sorridendo raggiante. “Tu devi essere Nolan.”

Oko afferrò il braccio di Nolan e lo spinse in avanti. Il trio tornò indietro camminando attraverso le varie carrozze notturne, osservando come ogni tanto dal tetto cadessero ghoul e guardie.

Quando raggiunsero una porta bullonata, Kellan sollevò il chiavistello e la aprì con una spinta. Umezawa era ancora steso nell’angolo della carrozza dei bagagli. Svenuto, ma respirava ancora.

Con la stretta salda sull’avambraccio del Reietto, Oko si sporse fuori dalla finestra frantumata. “Qualcuno sa perché questo treno deve ancora rallentare?” chiese al resto del gruppo.

Gli zombie sono arrivati al conducente” spiegò Annie, col respiro affannoso. “Non c’è nessuno che controlla il treno.

“Volo verso la locomotiva e ci penso io” disse Kellan, muovendosi verso la finestra.

“No” ordinò Oko, lanciando un braccio davanti a lui. “Dobbiamo portare in salvo il Reietto e Umezawa.”

“Sì, ma le persone…” iniziò a dire Kellan.

“...le gestiamo dopo” finì la frase Oko.

Kellan strinse i denti, agitato. “Non abbiamo tempo per discuterne.”

“Esattamente” disse Oko, e inclinò la testa verso la distesa del deserto. “Stai pronto… la nostra squadra di estrazione è arrivata.”

Apparve Annie insieme a Fato, al galoppo di fianco al treno. Lei tirò le redini, guidando Fato il più vicino possibile alle rotaie.

Quando lo spazio fu più o meno della lunghezza di un braccio, Oko fece un passo indietro e spinse il Reietto verso la finestra.

“Ti-ti aspetti che io salti?” balbettò Nolan.

“Se vuoi vivere” rispose Oko, aiutandolo a mettersi sopra l’apertura.

Annie afferrò il braccio allungato di Nolan e lo sollevò sul retro della sella. Lui si strinse alla vita di lei come se ne dipendesse della sua vita, affondando il volto nella spalla di lei.

Kellan e Oko avvolsero un braccio ciascuno attorno ad Umezawa e lo sollevarono sul davanzale. Annie si avvicinò nuovamente alle rotaie, diminuendo la distanza tra lei e la finestra.

Kellan si stabilizzò mentre trasportava il peso di Umezawa attraverso l’apertura. Annie avvolse un braccio attorno ad Umezawa e tirò con forza, posizionandolo sulla parte frontale della sella. Con un fischio acuto, Annie fece curvare Fato in sicurezza e partì in un implacabile galoppo, lasciandosi dietro una scia di sabbia.

Del fumo filtrò attraverso la finestra sfondata, e Kellan fissò con orrore il canyon davanti a loro. Il ponte era completamente distrutto. L’unica cosa rimasta era la fine delle rotaie del treno, da entrambi i lati del canyon.

Oko salì sul ripiano.

“Dove stai andando?” chiese Kellan, con gli occhi spalancati. “Ci sono ancora persone a bordo!”

“Non c’è tempo per salvarle” disse Oko, alzando le spalle con noncuranza. “Dobbiamo saltare ora, altrimenti andremo oltre il bordo insieme al treno.”

“Ma avevi detto…”

Oko non aspettò che finisse la frase. Saltò, rotolando nella sabbia con precaria grazia.

La porta dietro Kellan si spalancò. Una delle guardie barcollò all’interno. Uno zombie stava stringendo il suo collo, con i denti alla ricerca di carne. C’erano altri ghoul dietro di loro, con i loro lamenti che aumentavano di volume ad ogni secondo che passava.

Kellan non aveva scelta… Saltò e scivolò sulla sabbia preso dal panico.

Non appena fu stabile sui suoi piedi, si voltò, osservando il treno mentre si avvicinava al pendio. Corse d’istinto, lanciando in aria le mani mentre delle giganti ondate di energia dorata scaturirono dai suoi palmi.

I viticci si lanciarono in avanti, afferrando il treno per l’ultima carrozza… ma non fu sufficiente a fermarlo.

L’inerzia del treno stava facendo resistenza, e Kellan percepì la sua magia bruciare attraverso di lui, incendiando le proprie vene. Si sforzò di sostenere quel peso, scavando la sabbia con i talloni mentre cercava di resistere, disperato.

Tutte quelle persone…

Non poteva lasciarle morire.

Non l’avrebbe permesso.

Kellan lanciò la testa all’indietro, ed ogni vena nel suo corpo emise un impulso. Le sue nocche erano in fiamme, e teneva stretti i viticci come se avessero messo radici dentro di lui, rifiutandosi di lasciarli spezzare.

Il treno stridette, rallentando, ma la prima carrozza stava già penzolando oltre il bordo. Gli stivali di Kellan venivano trascinati nella sabbia, un centimetro alla volta.

La distante ombra di Malcolm si mosse per il deserto, e la sua voce risuonò nella mente di Kellan. “'La Compagnia Sterling è distante qualche chilometro. Non abbiamo i numeri per respingere un attacco così in grande. Devi allontanarti il più possibile da quel treno.

Oko comparve al fianco di Kellan, con la fronte corrugata per l’urgenza. “Dobbiamo andare!”

“Tu… hai promesso…” faticò a dire Kellan. “Non li lascerò morire.”

“Non puoi salvarli” ribatté Oko.

“Devo provarci” rispose Kellan, con i denti che sfregavano tra loro mentre tirava a sé con forza i viticci.

In lontananza risuonò il rombo dell’esercito in avvicinamento. Una carica di zoccoli e cavalcature enormi.

La Compagnia Sterling era pronta alla battaglia.

Oko fece un passo indietro, poi un altro. Uno sguardo di compassione apparve per un attimo sul suo volto prima di passare rapidamente alla rassegnazione. Con un ultimo sguardo, voltò le spalle a Kellan e scappò sulle colline.

Kellan teneva stretti i suoi viticci magici, con il sudore che stava accumulandosi sul suo volto. Continuava a percepire un calore insopportabile per tutto il corpo, proprio come il dolore che stava provando.

Oko lo aveva abbandonato.

Il treno barcollava sul bordo della scarpata, avanzando centimetro dopo centimetro nella distesa al di sotto. Kellan non sarebbe riuscito a trattenerlo ancora per molto. La sua magia stava vacillando, e la Compagnia Sterling era a meno di un minuto di distanza.

Kellan sbatté le palpebre e sentì il bruciore del sale che stava riempiendo gli angoli dei suoi occhi, proprio quando comparve Fato qualche metro più lontano, che stava rallentando mentre Annie estraeva il suo fucile di tuono. Lo puntò oltre Kellan e rilasciò una serie di colpi verso le guardie in avvicinamento.

“Umezawa… Nolan…” iniziò a dire Kellan.

“Sono con gli altri” rispose lei. Fato diede un pestone sulle rocce, e Annie agitò un braccio verso i passeggeri che fissavano fuori dai finestrini, quasi tutti troppo impauriti per muoversi. “Uscite dal treno, adesso!”

Le persone si guardarono tra loro in allarme prima di affrettarsi alle uscite più vicine. Le loro gambe tremavano di paura, ma ciascuno di loro saltò verso il deserto, prima di fuggire quanto più lontani dal treno.

Kellan prese un respiro affaticato, percependo che la propria energia stava iniziando a svanire. Strizzò gli occhi, costringendosi a direzionare ogni grammo di testardaggine che gli era rimasto verso la magia che stava emanando dalle sue mani. Annie sparò qualche altra scarica di energia dietro di lui, cercando di eliminare i cavalcatori più veloci e ottenere un po’ di tempo in più, prima che arrivasse il grosso dell’esercito.

Quando l’ultimo civile atterrò sulla sabbia, Annie si voltò verso Kellan e allungò un braccio. “Forza, ragazzo.”

Kellan rilasciò i suoi viticci con un sospiro e il treno sfrecciò oltre il bordo della scarpata, esplodendo in lontananza non appena toccò il terreno. Le esplosioni risuonarono una dopo l’altra, man mano che le carrozze atterravano in rapida successione, seguite da una pioggia di rocce e detriti rimbalzati sulle pareti del canyon.

Kellan afferrò la mano di Annie e si issò sul dorso di Fato, poi sfrecciarono verso il crinale, lasciandosi alle spalle la distruzione e la Compagnia Sterling.

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Racconto successivo: Episode 4: Finding Tarnation

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