Children of the Nameless/Capitolo Otto è l'ottavo capitolo di Children of the Nameless.
Capitolo Otto[]
Tacenda
Tacenda barcollò all’indietro mentre Crunchgnar ruggiva, chiudendo la porta con un colpo. Il grande e robusto portone di quercia vibrava mentre il grosso demone, con l’aiuto di Yledris, incastrava la trave nel suo alloggio. Crunchgnar poi sganciò un piccolo scudo rotondo dalla schiena e fece scivolare una delle sue terribili spade fuori dal fodero. Yledris si posizionò di fianco a lui, con la lancia puntata di fronte a lei e le ali rilassate dietro, dopo averle distese per un attimo.
La Signorina Highwater sbirciava oltre una finestrella a lato dell’entrata: il vetro era spesso e l’apertura stretta. “Questa sì che è una novità” disse lei. “Non sono mai stata da questo lato di un assalto ad una chiesa prima d’ora.”
Davriel la raggiunse e Tacenda si mise in punta di piedi, ma la finestra era troppo stretta perché lei potesse avere una buona visuale.
“Lord Greystone!” La voce di una donna gridava dall’esterno. “Non credete di potervi nascondere! La nostra avanguardia vi ha visto mentre contemplavate la vostra terribile opera in questo povero villaggio. La vostra resa dei conti è giunta! Non terrorizzerete più gli Accessi! Uscite e sottoponetevi a giudizio nel nome dell’Arcangelo Sigarda e della schiera della purificazione!”
“Greystone” disse la Signorina Highwater. “Questo è l’alias che usa quando…”
“...faccio visita alla priora” disse Davriel, scurendosi in volto. “Risulta sempre più ovvio che io e lei dovremo fare quattro chiacchiere. Riesci a vedere in quanti sono là fuori?”
“Ce ne sono almeno una dozzina” disse la Signorina Highwater. “Non dovremmo avere difficoltà a combatterli, a meno che non si siano procurati qualche incantesimo potente.”
“Combatterli?” disse Tacenda, in bilico sulle punte dei piedi, cercando di oltrepassare la spalla della Signorina Highwater per dare un’occhiata all’esterno. “Non c’è bisogno di combattere… lasciate che ci parli io. Quando spiegherò che non siete stati voi ad attaccare il mio villaggio, probabilmente vorranno offrirci il loro aiuto per salvare i cittadini.”
Davriel e la Signorina Highwater si scambiarono uno sguardo.
“È così dolce” disse la Signorina Highwater. “Sarà divertente vedere la sua delusione.”
Tacenda arrossì. “Non sono così ingenua. Ma quelle là fuori sono brave persone. Eroi. Sicuramente potremo riuscire a parlarci.”
“Non esistono le cosiddette brave persone” disse Davriel. “Esistono solo incentivi e risposte.” Un’abbagliante luce rossa illuminò la finestra. “Ah! Hanno portato un piromante. Potrebbe fare al caso nostro. Anche se penso sia meglio andare al riparo.”
Si voltò e corse verso la panca più vicina, saltandola con un’energia inaspettata. La Signorina Highwater lo seguì, mentre Tacenda rimase a bocca aperta per un secondo, per poi correre anche lei.
La porta esplose.
L’onda d’urto sbatté Tacenda contro una panca di legno. Una miriade di schegge bruciate volteggiarono per la stanza, lasciando una scia di fumo dietro di sé. Crunchgnar resistette senza battere ciglio, bloccando alcuni detriti con lo scudo.
Dei soldati ornati con il nuovo simbolo della chiesa, a forma di testa di airone, si riversarono nella stanza. Indossavano dei tabarri di un bianco immacolato, legati alla vita con delle spesse fibbie. Crunchgnar e Yledris li ingaggiarono immediatamente e, nonostante l’inferiorità numerica, i demoni incombevano sui più piccoli umani.
Davriel pulì i suoi vestiti da alcune schegge, poi si accomodò su una sedia di fianco alla fontana, così da poter vedere bene la battaglia, e poggiò i piedi sul tavolo di fronte.
Tacenda scattò verso di lui, con le orecchie che le fischiavano a causa dell’esplosione. “Non hai intenzione di fare nulla? Non puoi bloccarli, come hai fatto con me?”
“Quell’incantesimo è svanito” disse lui. “Dovrò rubare qualcosa di nuovo prima di poter intervenire.”
Da fuori si udì un tonfo mentre l’altro demone volante, Gutmorn, atterrava ed attaccava i soldati dalle retrovie, facendo voltare e gridare quelli più vicino alla porta. Quasi tutti i soldati vestivano uniformi simili, anche se la loro leader era chiaramente quella donna dai lunghi capelli scuri che indossava un cappotto dalla fodera argentata. Si accostò di fianco ai demoni, brandendo una spada lunga, alla ricerca di un’apertura.
Al fianco di lei, un uomo vestito di cuoio trasportava un’enorme bombola sulla schiena, e brillava di un’intensa luce rossa. Tacenda non aveva mai visto nulla di simile, ma dei tubi si snodavano dalla bombola lungo le sue braccia, fino a raggiungere le mani. Era il piromante?
Devo fare qualcosa per fermare tutto questo, pensò Tacenda mentre Crunchgnar sbatteva di lato un soldato utilizzando il suo scudo, per poi affettare un’altra soldatessa… uccidendola. Il demone, però, subì un colpo di lancia sul fianco ed iniziò ad urlare in preda all’agonia.
“Fermi!” urlò Tacenda, anche se la sua voce si perdeva nel trambusto. “Fermi! Lasciatemi spiegare!”
La donna dai lunghi capelli la notò, poi la indicò. “Occupatevi della sua serva.”
Un soldato scattò verso Tacenda. Lei indietreggiò di qualche passo, ansiosa. “Ascoltatemi” disse lei. “Non è stato Lord Davriel a farlo. Stiamo cercando di capire cos’è successo. Ascoltate-”
Il soldato tirò un fendente verso Tacenda, che corse via, salendo su una panca. “Vi prego” disse lei. “Ascoltate.”
L’uomo aggirò le panche. Lì vicino, un corpo rotolava di passaggio, lanciato da uno dei demoni. Tutto l’edificio della chiesa era una cacofonia di demoni ruggenti, uomini urlanti e metallo sonante. Combattevano senza nemmeno accorgersi dei corpi degli abitanti del villaggio sul pavimento, tranne nel momento in cui vi inciampavano. Era pura follia!
Il soldato tentò nuovamente di raggiungere Tacenda, ma lei rimase tra le panche, più veloce di lui. Lui si fermò nella navata laterale, poi tenne la mano su un fianco, raccogliendo una luce al suo interno. Tacenda si bloccò, preoccupata. Un incantesimo?
L’uomo, improvvisamente, urlò, poi la luce nella sua mano svanì. Lui cadde in ginocchio, tenendosi la testa con le mani, in preda all’agonia.
“Ah!” disse Davriel. “Curioso.”
Tacenda gli lanciò uno sguardo, notando il fumo rosso che gli stava scomparendo dagli occhi. Lei diede un altro sguardo al soldato. Davriel aveva… rubato una magia o un talento? Dalla mente dell’uomo?
Lei indietreggiò nuovamente, fermandosi vicino al posto di Davriel.
“Che cos’ha ottenuto?” stava chiedendo la Signorina Highwater.
“Un talismano d’evocazione” disse lui. “Non terribilmente potente, ma flessibile. Trasporta nella propria mano l’ultima arma toccata. Sospetto che quel soldato stesse evocando una balestra per sistemare la Signorina Verlasen.”
Dai soldati provenì un’altra serie di urla mentre indietreggiavano in seguito al decollo in aria di Yledris, che li minacciava con la sua lancia. Tre balestrieri, tuttavia, lanciarono una scarica di dardi con delle strane catene appese, studiate per danneggiare le ali. Uno di questi colpi costrinse Yledris a tornare nuovamente a terra, dove gli uomini la raggiunsero con delle asce, mirando alle sue gambe caprine.
Davriel socchiuse gli occhi, poi puntò uno degli uomini, che inciampò ed iniziò a gridare, tenendosi la testa. Gutmorn si fece largo nella stanza e conficcò la sua lancia nel collo dell’uomo.
Tacenda si voltò di lato, sussultando. “Non dovremmo arrivare a questo” disse lei. “Loro sono dalla nostra parte.”
“Hanno visto i demoni, bimba” disse Davriel. “Ora non vorranno più né parlare né ascoltare.”
“Sono brave persone.” Mentre lui stava iniziando a rispondere, lei lo interruppe. “Esistono per davvero. Ho conosciuto molte brave persone umili.”
“Sono solo prodotti del condizionamento sociale e degli incentivi morali” disse Davriel, in modo assente. Indicò nuovamente qualcuno, ed un altro uomo iniziò a gridare.
“Qualcosa di buono?” chiese la Signorina Highwater.
“No” disse Davriel. “Le menti di questi qui sono utili come un cucchiaio piegato.” Davriel adocchiò l’uomo con il macchinario di fuoco, poi lo indicò direttamente. Non sembrò accadere nulla, però, e Davriel sbuffò.
“Cosa c’è?” chiese la Signorina Highwater.
“Ha delle difese mentali” disse Davriel, corrugando la fronte. “Delle difese che sembrano create appositamente per bloccare il mio potere.”
Crunchgnar ruggì mentre veniva colpito alla schiena, e del sangue scuro impregnò la sua armatura di cuoio. Quasi tutti i soldati combattevano in quello spazio aperto verso il fondo della stanza, tra le porte e le panche, dove i tre demoni davano battaglia in modo sempre più disperato man mano che venivano circondati.
“Sono feriti” disse Tacenda. “I soldati li stanno uccidendo!”
“Sì, è precisamente il motivo per il quale li tengo con me” disse Davriel. Si alzò e puntò nuovamente all’uomo con l’equipaggiamento da piromante ma, ancora una volta, non sembrò accadere nulla.
“Riesci almeno a rubargli qualcosa?” chiese Tacenda. “Sta usando quel macchinario.”
“Lo sta aumentando con la fiamma di geist, ma ha sicuramente il potere innato di controllare e forse innescare il fuoco” disse Davriel. “La migliore occasione dovrebbe essere all’esatto momento dell’accensione…”
“Dav” disse la Signorina Highwater. “Lì sul retro, vicino alle porte. Vedi quell’uomo con la barba?”
Tacenda socchiuse gli occhi, riconoscendo un uomo che era entrato nella chiesa lontano dal vivo del combattimento, che poi posizionò un enorme tomo di fronte a lui. “Quello viene chiamato Gutmorn” gridò l’anziano uomo, con la voce che sovrastava il frastuono. “Quello alato con la gamba ferita. È un demone delle Profondità di Devrik! Banchettatore di anime, tormentatore dei sette principi!”
“Si sono portati un diabolista della chiesa” disse Davriel. “Che carini.”
“Per l’inferno” disse la Signorina Highwater. “Che qualcuno lo uccida. Crunchgnar! Infilza quel tizio con la barba!”
Ma Crunchgnar si stava stancando. Una buona metà dei soldati era caduta, ma lui era stato ferito gravemente. Gli altri due demoni si misero schiena contro schiena, agitando le loro lance, ma anche loro stavano rallentando il ritmo. Il sangue scuro stava sporcando il pavimento.
“Quella è Yledris Bloodslave!” gridò il vecchio. “L’altro demone alato, sempre delle Profondità di Devrik. Non sono immuni al fuoco, Grart! Il tomo ne è sicuro!”
Così tanta morte. Così tanto dolore. Ancora una volta minacciavano di sopraffarla. Incerta sul da farsi, Tacenda camminò in avanti e si ritrovò a canticchiare. Forse… forse sarebbe potuto essere d’aiuto? Cantare?
“Li ucciderai e basta, se lo farai” disse Davriel. “Il tuo incantesimo di difesa stordirà i demoni così che i soldati possano terminarli. Un demone non ha anima: distruggilo, e sarà morto per sempre.”
Tacenda esitò. Ci doveva essere un modo per porre fine a tutto. Ci doveva essere un modo per farli-
Delle mani la bloccarono da un lato e la spinsero a terra. Lei trasalì… era rimasta così concentrata sui demoni che non aveva notato che la donna dai lunghi capelli si era infilata tra le panche. Intontita, Tacenda rotolò di lato mentre la donna allungava le mani verso Davriel, con i suoi occhi che brillavano: si stava formando una possente luce bianca e blu di fronte a lei.
Davriel spinse di lato la Signorina Highwater. Un’esplosione di luce scaturì dalla cacciatrice di demoni e travolse Davriel, come una colonna di purezza leggermente tinta di blu.
“Ed ora finalmente riposerai, mostro immortale!” urlò la donna.
La luce svanì, lasciando Davriel lì in piedi con la sua camicia a sbuffo, il foulard viola ed il lungo mantello. Lui strabuzzò gli occhi diverse volte, con le lacrime che continuavano a versarsi sul viso. “Bè, non è stato piacevole.”
La donna rimase a bocca aperta ed abbassò le braccia.
“Sfortunatamente per te” disse lui. “Penso di essere piuttosto umano.”
“Là!” disse l’uomo anziano con il libro, indicando la Signorina Highwater, che era inciampata e caduta in seguito alla spinta di Davriel per toglierla dalla traiettoria dell’incantesimo. “Non ignorate il demone che ha la forma di una donna attraente! Quella è Voluptara, Banchettatrice di Uomini! Conosciuta come uno dei demoni più pericolosi e astuti della Distesa di Fiamme di Nexrix!”
Tacenda strabuzzò gli occhi, mettendosi seduta. “Vol… Voluptara?”
“Oh, per l’inferno” disse la Signorina Highwater. “L’ha scoperto.”
Un improvviso calore divampò dietro Tacenda, e lei si voltò mettendosi velocemente in piedi. L’uomo in rosso, finalmente in posizione per non colpire nessuno dei suoi amici, aveva acceso il fuoco. Iniziò a sghignazzare, lanciando una fiamma dalle sue mani innestate di tubi.
Avvolse completamente Yledris. Un terribile e furioso getto infernale che, quando finalmente si spense, lasciò solamente ossa ed alcune fibbie. Gutmorn gridò di dolore, un suono sorprendentemente umano, mentre i soldati rimasti festeggiavano.
Il loro leader si voltò per affrontare nuovamente Davriel ed alzò le mani per evocare la sua luce, come per dimostrare a sé stessa che questa volta avrebbe funzionato.
“Io penso” disse Davriel, “che sia abbastanza.”
Lui indicò, puntando le dita verso la donna al comando. La sua luce si spense e lei iniziò a gridare, cadendo in ginocchio. Ancora una volta, Tacenda notò come anche Davriel sussultava dal dolore mentre rubava i poteri della donna, come se lui condividesse l’agonia di lei.
Davriel sopportava il dolore molto meglio della donna. Lui le diede un calcio per farla cadere di lato, e la Signorina Highwater saltò in avanti, estraendo un coltello dalla cintura. Si occupò della sfortunata donna, e Davriel si aprì la strada verso i demoni.
Un altro soldato attaccò Davriel, ma lui schioccò le dita con un fumo rosso che gli oscurava gli occhi, ed il suo bastone gli apparì in mano.
L’incantesimo di evocazione, pensò Tacenda, indietreggiando. Quello che richiama l’arma. Aveva evocato il bastone dal posto in cui lo aveva lasciato dietro l’altare. Con un movimento fluido, Davriel fece scivolare il fodero, rivelando una lunga lama sottile all’interno.
Il soldato infilzò Davriel, che non schivò il colpo, ma si spinse in avanti con una posa da duello, facendo passare la spada esattamente in mezzo al collo del soldato. L’uomo lo aveva colpito al fianco, ma a Davriel non sembrava che importasse. Lui estrasse la sua spada dal collo dell’uomo, per poi lasciarlo barcollare e morire.
Il piromante ruggì, puntando la sua arma a Davriel. Ma il lord sembrava stesse aspettando proprio questo momento, poiché appena il piromante si concentrò per caricare le sue fiamme, Davriel puntò le sue dita verso di lui.
Il fuoco si spense, e l’uomo barcollò come se fosse stato colpito da un pugno. Poi guardò confuso i tubi del suo macchinario. Un secondo più tardi, un’esplosione di fiamme proveniente dalla mano di Davriel lo vaporizzò, insieme ad una buona porzione delle panche dietro di lui.
Gli ultimi tre soldati rimasti ne ebbero abbastanza. Corsero via per la porta, lasciando Crunchgnar e Gutmorn sanguinanti in mezzo ai cadaveri. I demoni sprofondarono sotto il peso delle loro ferite, sospirando. In tutto questo, era rimasto solamente l’anziano uomo con il suo tomo, ancora inginocchiato sul pavimento che sfogliava freneticamente le pagine. Rallentò mentre alzava lo sguardo, ritrovandosi Davriel davanti.
La chiesa era tornata ad essere silenziosa, eccetto lo scoppiettare delle fiamme sulle panche incenerite. Davriel incombeva sul vecchio uomo, poi strofinò tra loro le sue dita, accendendo una piccola fiamma tra di esse.
Tacenda trasalì, poi corse per la stanza afferrando Davriel per un braccio. “No” disse lei. “Lascialo andare.”
Davriel non rispose. I suoi occhi si offuscarono di rosso, senza pupille, e lui stesso sembrava un demone in quel momento.
“Cosa otterresti uccidendolo?” chiese Tacenda.
“Le sue parole mi sono costate un prezioso servitore” disse Davriel. “Sto semplicemente… rispondendo agli incentivi. Vediamo se hai un qualche talento utile, vecchio.”
Puntò le sue dita davanti a lui, e l’anziano iniziò a gridare, tenendosi la testa con le mani. Questa volta Davriel non batté ciglio. Ma lui continuava a mantenere quel momento, continuando ad invadere la mente dell’uomo, aumentando il dolore sempre di più. L’anziano uomo si contorceva dal dolore.
“Ti prego” disse Tacenda. “Ti prego.”
Davriel le lanciò un’occhiata, mantenendo lo sguardo per un attimo, mentre i suoi occhi si offuscavano di un profondo grigio scuro. Poi schioccò le dita.
L’anziano collassò, lamentandosi, ma il suo dolore improvviso sembrava essere sparito.
Davriel raccolse il vecchio tomo e lo diede alla Signorina Highwater, che stava riponendo il suo coltello. Il vecchio riuscì a mettersi in piedi, e Davriel non fece nulla per impedirgli la fuga attraverso la porta.