Children of the Nameless/Capitolo Diciassette è il diciassettesimo capitolo di Children of the Nameless.
Capitolo Diciassette[]
Unisono
Willia era viva.
Tacenda provò a correre nella stanza per abbracciare sua sorella, ma Davriel la afferrò per una spalla, con una presa forte e risoluta. E… c’era qualcosa di strano in Willia. Il modo in cui brillava, il potere che Tacenda riusciva a percepire e che proveniva da lei. Non era un geist.
Lei… lei era quella che li controllava.
“Willia?” supplicò Tacenda. “Che cos’hai fatto?”
Willia si alzò, vestita con il suo abito funerario. “Mi hanno mandata quaggiù, sai. Fare la guardia alla pietra è uno degli incarichi che danno ai nuovi accoliti. Feci in modo che mi dessero questo incarico durante il giorno, perché non volevo stare in questo posto di morte quando la vera oscurità mi coglieva. La conosci quell’oscurità, vero, Tacenda?”
Willia fissava la luce cangiante della pietra. “Mi parlò” sussurrò lei. “Mi raccontò del potere che possedevo, che possedevamo. Il potere per fermare l’oscurità. Dovevo solamente riunirlo e renderlo nuovamente unico. Trovare le altre parti sparpagliate in tutti gli abitanti degli Accessi. Ognuno possedeva un piccolo frammento…”
Quella dolce voce era così familiare. Eppure la sua cadenza, la sua durezza, era qualcosa di terribilmente stonato in essa. “Willia” sussurrò Tacenda. “Che cos’hai fatto ai nostri genitori?”
Willia finalmente alzò lo sguardo verso di lei. E riusciva a vedere. Era notte, ma riusciva comunque a vedere? Per la prima volta nella sua vita, Tacenda guardò negli occhi sua sorella, e Willia ricambiava quello sguardo.
“Non volevo reclamarli, Tacenda” disse Willia. “Stavano portando delle offerte al Pantano: ciò che pensavo fosse una falsa divinità. Gridai, e ci litigai, ma non volevo ucciderli. Ma il potere che avevo preso dalla pietra si combinò con il mio potere, e scalpitava per averne ancora. Alla fine, mi lasciai andare e… e successe quel che successe.”
“Li hai uccisi.”
“Non uccisi. Reclamati.” Willia avanzò, con i colori mutevoli della Pietra dell’Anima riflessi nei suoi occhi. “All’inizio pensai che la voce nella Pietra dell’Anima fosse lei, sai. L’Angelo. Pensavo che fosse lei a sussurrarmi. Allora non sapevo che lei fosse già morta.”
Crunchgnar entrò cautamente nella stanza. Davriel teneva a bada Tacenda, bloccando la via d’uscita da quella piccola camera, e la Signorina Highwater era in piedi dietro di lui. La preoccupazione di Tacenda aumentò quando notò che Crunchgnar stava estraendo la spada dal suo fodero.
“No!” disse Tacenda. “Fermo. Willia, Lord Cane può ripristinare le anime e ricongiungerle ai loro corpi se le liberi. Andrà tutto bene. Possiamo sistemare tutto.”
“Tu dai per scontato che io voglia farlo.” Willia lanciò un’occhiata a Crunchgnar, poi urtò la Pietra dell’Anima e la fece cadere dal suo piedistallo, frantumandola a terra. “Non devo più nascondermi dall’oscurità, Tacenda. Non devo ripararmi dietro alla tua canzone.” Alzò le mani, ed una luce profonda e potente iniziò ad aumentare dentro di lei. “È arrivato il momento che sia l’oscurità a temere me.”
§
Davriel aveva sentito abbastanza. Colpì, penetrando la mente della giovane donna, in cerca del suo talento. Forse era ancora abbastanza inesperta rispetto ai suoi poteri da riuscire ad entrare, rimuovere l’Entità che possedeva, e-
Davriel si schiantò contro qualcosa. Una forza impossibile, ancora più grande di quella che aveva trovato in Tacenda.
Willia respinse Davriel con un gesto quasi indifferente. Venne ricacciato nella propria mente con un grugnito ed un terribile mal di testa che lo pugnalava appena dietro agli occhi. Dopodiché, Willia rilasciò una colonna di energia verde-bianca, così brillante da rendere iridescenti le pareti della stanza.
NO!
Davriel evocò ciò che rimaneva del potere che aveva preso da Tacenda: l’incantesimo di protezione. Mentre lo utilizzava per formare uno scudo, fu colto da un dolore lancinante alla testa. La verde barriera luminosa che creò riuscì a bloccare l’incredibile lampo di luce di Willia, formando una bolla sicura nella quale Davriel riparò la sorpresa Signorina Highwater.
Crunchgnar, tuttavia, venne vaporizzato in un batter d’occhio. La spada del demone, che stava alzando per colpire Willia, cadde a terra rumorosamente. Tacenda gridò e cadde in ginocchio, ma questo potere era come se fosse una versione grezza e concentrata della sua Canzone di Difesa. Non avrebbe fatto del male ad un’umana come lei.
Degli sprazzi di cenere del cadavere di Crunchgnar volteggiarono attorno a Davriel, che grugnì, mantenendo saldo il suo incantesimo protettivo. La Luce di Difesa colpiva il suo scudo come se fosse una forza fisica, dividendosi attorno a lui come un fiume e inondando il corridoio dietro di lui. Solo il piccolo spazio alle sue spalle non ne era colpito.
“Per il fuoco infernale!” disse la Signorina Highwater, avvicinandosi a Davriel quando il dito di lei toccò il flusso di luce e ne rimase bruciato. “Dav?”
“Penso” disse lui, sforzandosi, “di aver calcolato male la forza del nostro avversario.” Incespicò sotto la forza della luce di difesa. Il suo scudo era composto dello stesso potere, ma era di gran lunga più debole.
Ed eccoci qui, disse l’Entità nella sua mente, con un tono soddisfatto. La lotta che ti avevo promesso. Qui, dobbiamo dimostrarci degni, e reclamare per noi una seconda forza.
Davriel sbuffò, con il sudore che scendeva ai lati del suo viso, mentre convergeva ogni goccia della sua forza all’incantesimo di protezione. Non sarebbe stato sufficiente. Non era difficile da capire.
Usami, disse l’Entità. Usami ora. Come hai già fatto in passato.
No! pensò Davriel.
Perché? Perché resisti? Questo è il tuo momento! Coglilo!
Davriel si voltò, sforzandosi, per osservare la Signorina Highwater. Lei si stringeva a lui man mano che il suo scudo magico andava a decomporsi. I due si trovavano sulla soglia della stanza, e il corridoio dietro di essi era completamente inondato di luce. Lei non poteva scappare da nessuna parte. Se lui avesse lasciato andare lo scudo, lei sarebbe stata vaporizzata.
“Ho ancora l’incantesimo di annullamento” le sussurrò. “Ancora un po’. Dovrebbe funzionare su di te, visto che sei una creatura di pura magia.”
“Io…” Lei guardò il suo scudo di forza verde, che stava frantumandosi ai lati.
“Dovresti ripristinarti, proprio come i geist” disse Davriel. “L’annullamento ha avuto un effetto temporaneo su di loro.” La guardò nei suoi profondi occhi rossi, con il sudore che scendeva dal volto. “È tutto quello che ho.”
Lei annuì. “Fallo.”
Lui preparò l’incantesimo, accumulando il potere e tingendo la stanza ed i propri occhi di blu.
La Signorina Highwater gli afferrò la camicia appena sotto al colletto, poi avvicinò il suo viso al proprio. “Non morire, Davriel Cane” sussurrò lei. “Non ho ancora finito con te.”
Lui sorrise, poi grugnì ancora sotto la spinta della forza. “Ricorda. Io volevo. Rimanere. A casa questa sera.”
Utilizzò l’incantesimo di annullamento. Una parte di lui si spezzò quando vide la pelle grigia di lei sciogliersi e diventare fumo nero, lasciando cadere il libro mastro mentre spariva.
Davriel gridò quando la sua protezione si spezzò, poi la luce lo investì. Lo accecò, e diede un piccolo colpetto alla sua anima, come un bambino che gli tirava il mantello. Ma non gli fece del male.
Nonostante tutto, lui era ancora umano.
La luce finalmente svanì, ma lui continuava a rimanerne accecato. Davriel barcollò in piedi, voltandosi, sbattendo le palpebre e cercando di recuperare la vista. Vedendo solo bianco, attivò l’incantesimo evoca-arma per avere almeno la propria spada.
L’oggetto che gli apparì in mano, tuttavia, era di una strana forma lignea. Ancora quella dannata viola. Per il fuoco infernale. Perché quella magia la considerava un’arma?
Willia non lo attaccò in quel momento di debolezza, anche se lui l’aveva sentita sussurrare. Degli ordini? Si udirono dei sussurri lontani nei corridoi delle catacombe, che ricordavano la voce di lei.
Stava conducendo i geist verso di lui. Come era stato dimostrato sui sacerdoti, potevano reclamare anche le anime dei forestieri, oltre che quelle di chi abitava negli Accessi. Con l’Entità che potenziava queste abilità, in quanto tempo questo piano sarebbe stato invaso da null’altro che terribili spiriti verdi che sussurravano tra loro?
Non riuscirai mai a sconfiggere un’altra Entità con le tue sole forze, disse l’Entità dentro la sua mente. Ti distruggerà. A meno che non distruggi lei prima e reclami il potere per te stesso.
Una mano afferrò quella di Davriel.
“Da questa parte” disse Tacenda. In quel momento, si era quasi dimenticando della sua esistenza. La giovane donna lo condusse fuori dalla stanza e, ancora accecato dalla luce, lui si voltò e scappò insieme a lei.